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Laerte Coutinho ha scritto (e disegnato) la storia del fumetto brasiliano dagli anni Ottanta, raccogliendo milioni di fan in tutto il mondo grazie a disegni satirici e strisce ormai leggendarie come “I pirati di Tietê” (adattato anche per il teatro), “Overman” (trasformato in cartoni animati di grande successo) o “I tre amici” (creato in collaborazione con Angeli e Glauco, gli altri due grandi miti del fumetto brasiliano). Nonostante questo, Laerte in Italia non è molto famosa e le sue opere non sono state ancora tradotte in italiano: la conoscono solamente gli appassionati di fumetti più esperti e attenti a quello che succede nel resto del mondo. Ed i lettori del settimanale Internazionale, che qualche settimana fa ha pubblicato la traduzione di un bell’articolo del quotidiano portoghese publico.pt. “Non è così strano che io non sia conosciuta in Italia: nonostante internet, si tratta di mondi diversi” dice Laerte.

In ogni caso Laerte è stato riconosciuto per decenni come uno dei disegnatori più importanti del Sudamerica. E usiamo il passato prossimo non perché i fan abbiano abbandonato Laerte, ma per il semplice fatto che oggi lei è considerata come una delle più grandi disegnatrici del continente: nel 2010, infatti, quando aveva quasi 60 anni, Laerte ha fatto coming out come crossdresser, identità che nel tempo è evoluta in quella di una donna transgender. E di una attivista (nel 2012 ha fondato l’Associazione brasiliana delle transgender). Rimanendo sempre un genio del fumetto. E’ per questo che non ci sono parole per esprimere il nostro piacere nell’annunciarvi la pubblicazione su Il grande colibrì, a partire da domenica 2 novembre, di alcune sue storie. Ma ora conosciamola più da vicino…

La tua è sempre stata una vita molto interessante, ma la cosa che mi ha colpito di più tra tutte è la brillantezza che emanano le tue strisce, tanto che prima di leggere la tua biografia credevo fossi molto giovane: come fai ad essere così in sintonia con le generazioni successive alla tua?

Queste tue parole mi lusingano, ma non è così che mi sento, anzi spesso il mio lavoro mi sembra vecchio, con accenti di altri tempi. Molte volte mi sento estranea a questi tempi e a questi luoghi, ma forse mi sbaglio!

Dal 2 novembre inizieremo a pubblicare il tuo fumetto “Pequeno Travesti”: il personaggio principale sembra contenere parecchio di te, anche se lui è un ragazzino e tu hai dichiarato il tuo transgenderismo solo alla soglia dei 60 anni: cosa avete in comune e cosa, invece, ti distingue da lui?

Penso che il personaggio mi richiami indirettamente. La mia esperienza di transgenderismo mi ha messa in contatto con persone che, nella maggior parte dei casi, raccontano di essersi identificate con l’altro genere fin dall’infanzia, quindi ho cercato di immaginare come potesse essere, utilizzando un personaggio come “pilota“. Penso che lui sia risultato un po’ più introverso rispetto al bambino che sono stata io, forse perché queste sue sensazioni gli pesavano, in qualche modo. O forse è qualcosa che è successa a me e che ho sublimato: alcune esperienze, già durante l’adolescenza, sono state nitide e terrificanti (relativamente sia all’espressione di genere, sia all’orientamento sessuale) e mi hanno spinta ad una fuga molto consapevole.

In Brasile un lungo percorso di riforme ha portato centinaia di migliaia di persone fuori dalla povertà, ma i mondiali di calcio hanno messo in luce come il paese si dibatta ancora tra molte difficoltà…

Sono state milioni, e non centinaia di migliaia, le persone che sono uscite dalla povertà a partire dal primo governo di Luiz Inácio Lula da Silva [presidente dal 2003 al 2010; N.d.R.]. Le manifestazioni del 2013, comunque, hanno avuto un carattere piuttosto diffuso, per usare un eufemismo, e hanno provocato risposte e iniziative tanto a sinistra quanto a destra, anche se gli effetti che produrranno nella costruzione (o ricostruzione) del sistema partitico sono ancora da dimostrare.

Nelle recenti elezioni presidenziali, quale candidato hai sostenuto?

La presidente Dilma Roussef [del Partito dei Lavoratori (PT), succeduta a Lula; N.d.R.] ha fatto più volte marcia indietro sulle questioni LGBT, in nome di accordi con settori conservatori che non mancano nella sua base elettorale, e per questo al primo turno delle elezioni presidenziali ho sostenuto la candidatura di Luciana Genro [candidata del Partito socialismo e libertà, formato da fuorusciti del PT contrari alle recenti posizioni più liberiste assunte dal partito; N.d.R.], che mi sembra la persona che meglio si identifica con i sentimenti delle manifestazioni di piazza dell’anno scorso. Luciana non è stata eletta, ma era prevedibile.

E al ballottaggio, che si terrà domenica prossima, chi voterai?

Dilma Roussef, perché in questo secondo turno sembra essersi presa impegni più concreti nei confronti delle proposte LGBT, mentre l’altro candidato, Aécio Neves, sembra sempre più coinvolto con il conservatorismo, tanto morale quanto nella politica economica.

Alcuni osservatori non sembrano sicuri della rielezione di Dilma Roussef, malgrado il vantaggio ottenuto al primo turno…

Io, a tre giorni dalle elezioni, ho abbastanza fiducia nella sua vittoria.

Il movimento LGBT brasiliano è schierato tutto con lei?

Penso che la maggior parte del movimento sia abbastanza allineata con Dilma, anche se alcuni leader importanti, come Luiz Motto [fondatore del Gruppo gay di Bahia, una delle principali organizzazioni LGBT brasiliane; N.d.R.], sostengono Aécio Neves, perché sono convinti che le nuove promesse di Dilma siano fragili o false.

Quale politica vorresti dal prossimo presidente per le persone LGBT e per tutte le persone ancora vittime di discriminazione in Brasile?

So che la lotta si svolgerà prevalentemente in parlamento, ma spero che l’esecutivo ci sosterrà nella lotta per criminalizzare l’omofobia e la transfobia, per una legge sull’identità di genere, per i matrimoni egualitari, per i diritti civili.

 

Michele
introduzione di Pier

con la collaborazione di Fabio e Marcelo
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