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Già poco dopo l’11 settembre 2001 i musulmani progressisti del Nord America iniziarono a organizzarsi e, attraverso varie evoluzioni, nel 2007 Ani Zonneveld e Pamela Taylor hanno fondato Muslims for Progressive Values (Musulmani per i Valori Progressisti; sito). L’associazione si è sviluppata velocemente nel corso degli anni e oggi conta sezioni negli Stati Uniti (Los Angeles, Washington D.C., Atlanta, Philadelphia, mentre New York deve accontentarsi di un solo affiliato) e in Canada (Ottawa e Toronto). Il suo decalogo di principi, tradotto in italiano da Il grande colibrì (leggi), si sta diffondendo molto rapidamente e costituisce un punto di riferimento importante per molti musulmani non fondamentalisti in tutto il mondo. Ani è la presidente del gruppo fin dalle sue origini ed oggi ci illustra le idee della sua associazione.

Se dovessi scegliere un filo rosso che leghi tutti i principi del decalogo di MPV, quale sceglieresti?

Il filo rosso potrebbero essere i diritti dell’individuo. Riconoscere i diritti dell’individuo rende le persone libere, dà loro la libertà di pensare, di esprimere se stesse, di vivere la propria identità, di praticare qualsiasi fede o nessuna, di vivere libere dall’oppressione, di vivere in pace. Non si può raggiungere la pace interiore se i diritti dell’individuo non sono rispettati.

Tradurre l’aggettivo “progressive” in italiano non è semplice: il termine in inglese significa tanto “progressivo”, cioè che si sviluppa gradualmente, quanto “progressista”, che, al di là dell’accezione più propriamente politica, vuol comunque dire che favorisce idee liberali, il cambiamento, l’innovazione…

Usiamo il termine “progressive” per affermare, per rivendicare il fatto che l’Islam è stato intrinsecamente progressista sin dal principio e che il Corano è valido per ogni epoca, come esso stesso proclama, quindi la sua interpretazione deve essere progressista anche per la società contemporanea. Dal tempo del Profeta Muhammad, l’Islam è regredito. Se il Profeta fosse vivo in questo momento, sarebbe sconvolto per come le donne vengono trattate nel mondo musulmano: se vogliamo usare una parola moderna, sarebbe quello che definiamo un femminista! Ecco cosa vogliamo dire con “progressive”!

Eppure è convinzione diffusa che l’Islam non sia per nulla progressista…

Il Corano prescrive la libertà di scegliere la propria fede, di sfidare le antiche tradizioni quando sono sbagliate: sono insegnamenti liberatori, progressisti, per nulla repressivi. La cosa più importante è combattere il pensiero tribale, gerarchico che domina oggi l’Islam. L’Islam è un sistema di pensiero democratico in cui ciascuno ha il diritto di scegliere, di decidere per se stesso. Purtroppo il modo in cui è praticato lo rende irriconoscibile. Che farsa!

Parli molto di libertà personale, eppure “Islam” significa “sottomissione volontaria al Dio”… Che relazione c’è tra sottomissione e libertà?

Il Corano, dicendo chiaramente che “non c’è costrizione nella religione” [Sura II, La vacca, 256; NdR], dà un’approvazione pressante alla libertà personale di credere o no. Il fatto che i paesi a maggioranza musulmana forzino e puniscano i propri cittadini musulmani per farli credere e per far loro praticare la religione secondo la loro interpretazione dell’Islam è una contraddizione diretta di questo passaggio coranico. Questo non è Islam, e di conseguenza questi stati non possono essere definiti “islamici”: il carattere delle cosiddette nazioni musulmane, infatti, è ben lontano dall’Islam, soprattutto per quanto riguarda il tema fondamentale della possibilità di scegliere la propria religione. Se il Dio ci dà la possibilità di scegliere, perché le nazioni musulmane non possono garantire questo diritto ai propri cittadini?

Accanto alla libertà religiosa, ci sono anche i diritti delle donne e quelli delle persone LGBTQ*. Tutti diritti che, secondo molti studiosi islamici, il Corano negherebbe…

Se il punto centrale dell’Islam è la giustizia, come si può imporre l’ingiustizia alle donne e alle persone LGBTQ*? Anche loro sono state create dal Dio. Il Corano ci ripete più e più volte che noi esseri umani siamo tutti uguali, che nessuno è superiore a qualcun altro… e nonostante questo molti musulmani continuano a trattare le donne e le persone LGBTQ* con brutalità, con assoluta crudeltà, con una mancanza di cuore che è inimmaginabile. Il Dio è più misericordioso di questa generazione di musulmani.

Le vostre idee, su questo e su altri punti, sono molto diverse da quelle di tanti studiosi islamici e infatti alcuni accusano l’Islam progressista di essere una deformazione del “vero Islam”, se non addirittura di essere una nuova forma di religione, diversa dall’Islam…

E’ assolutamente falso. E’ l’attuale sistema di credenze islamico ad essere una deformazione dei valori dell’Islam così come sono insegnati nel Corano. Il golpe patriarcale nell’Islam ha prodotto un sistema che abusivamente opprime le donne e le persone LGBTQ* di fede islamica o non islamica. I valori di MPV sono molto più in sintonia con i valori egualitari del Corano.

Quali sono i rapporti tra MPV e le altre organizzazioni islamiche del Nord America?

Collaboriamo con altre organizzazioni su singole questioni. Con le organizzazioni musulmane degli Stati Uniti una collaborazione è immaginabile solo sul tema dell’islamofobia. Al di là di questo, non abbiamo nessun altro rapporto con loro, dal momento che le nostre posizioni non sono sottoscritte dalla maggior parte delle organizzazioni musulmane, soprattutto per quanto riguarda – tanto per fare qualche esempio – i diritti riproduttivi delle donne, i diritti LGBTQ*, la musica e l’arte… In Canada la situazione è quasi la stessa, però ci si è uniti con le altre organizzazioni musulmane per prendere una posizione collettiva contro la violenza domestica.

 

Pier
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