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Succede nel bergamasco alla scuola paritaria “La Traccia”: un insegnante di scienze da più di dieci anni insegna educazione sessuale paragonando l’omosessualità alla pedofilia e insegnando che l’orientamento non eterosessuale è “un disturbo psicologico”, “un vizio” simile all’alcolismo, derivante dal sentirsi dei “maschi falliti” o delle “femmine mancate” e che si può curare con le terapie riparative, cioè ricorrendo a uno psicologo. Oltre a tutto ciò, rafforza gli stereotipi di genere e un rigido binario dei ruoli, demonizza la pronografia e l’autoerotismo e asserisce che i genitori omosessuali avrebbero una maggior propensione a compiere atti di pedofilia sui propri figli.

Tutto questo si trova nel libro “Educare all’affettività”, scritto dal professor Armando Baldassin. Il volume di educazione sessuale è firmato dal professore e patrocinato dalla scuola in cui insegna, l’istituto paritario “La traccia” di Calcinate, in provincia di Bergamo.

Odio e falsità

Le affermazioni più agghiaccianti sono contenute nel capitolo “La maturità sessuale incompiuta”, dedicato a quelli che definisce senza distinzioni “disturbi” sessuali o forme di “malformazione psicologica”: la pornografia, il sogno erotico, l’autoerotismo, l’omosessualità, la pedofilia, la pederastia, l’efebofilia (definita come una variante dell’omosessualità). “La sessualità incompiuta è una pulsione attrattiva per chi è simile a sé o è comunque assoggettabile” scrive Baldassin, che aggiunge: “L’omosessualità è un autentico dis-orientamento della personalità nelle sue pulsioni elementari, che può essere, almeno in parte, recuperabile durante l’infanzia e l’adolescenza (con interventi di riequilibrio educativo e ambientale)”.

hate speech omofobia transfobiaL’anormalità di una pulsione erotica [quale l’omosessualità; ndr] consiste nell’irrazionalità della contraddizione tra ciò che uno prova e il corpo che si ritrova, in cui gli organi genitali indicano uno scopo oggettivamente opposto all’istintualità” sostiene Baldassin. E ancora: “L’omosessualità si sviluppa spesso fin dall’infanzia per la percezione della propria inadeguatezza ed inferiorità rispetto all’idealizzazione della propria identità sessuale, che si ammira realizzata in altre persone e che è desiderata intensamente fino a diventare oggetto di attrazione sessuale nel corpo altrui (si desidera sempre ciò che è più perfetto di sé; […] detto banalmente, un ragazzo si sente un maschio fallito; una ragazza si sente una femmina non riuscita)”.

Raccolta firme

Stefano Ponti, 28 anni, laureato in giurisprudenza, socio dell’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI e tra gli organizzatori del Bergamo Pride, ha lanciato una campagna su Change.org, che ha raccolto più di 25mila firme tra persone comuni, associazioni nazionali (tra le quali anche Il Grande Colibrì), personaggi noti e rappresentanti delle istituzioni. Ponti martedì ha depositato così un esposto al provveditorato di Bergamo, ma l’obiettivo è anche sollevare a livello locale e nazionale il tema di un’educazione sana, scientificamente fondata e scevra da pregiudizi ideologici e religiosi, a tutela della dignità e dell’identità sessuale degli adolescenti.

Ogni giorno – scrive Ponti nell’appello – i leader politici della destra più becera e gli esponenti religiosi della Chiesa più reazionaria soffiano sul fuoco della paura e dell’ignoranza, gridando allo scandalo dell’ideologia gender nelle scuole. Ebbene, non solo non esiste alcuna ideologia gender, ma l’unica vera ideologia che da sempre serpeggia come una piaga pedagogica ed educativa nelle scuole italiane (pubbliche e private) è quella della dis-educazione sessuale (spesso di ispirazione confessionale), portata avanti da insegnanti che si sentono liberi di fare il bello e il cattivo tempo in assenza di un piano nazionale di educazione sessuale (presente in molti altri paesi dell’Unione Europea)“.

Ervin Bajrami
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

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