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Il mese del Pride si è da poco concluso, ma in Italia il calendario dei cortei dell’Onda Pride 2023 proseguirà fino a metà settembre, coinvolgendo in totale cinquantasei città.

Ciascun Pride, come da prassi, ha espresso le rivendicazioni della comunità LGBTQIA+ con un proprio documento politico, e alla luce della fase che stiamo attraversando, questa pratica acquisisce un valore particolarmente importante. Tuttavia se su alcuni temi, come il riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali, c’è stata una sostanziale convergenza di contenuti, a proposito delle rivendicazioni delle persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate LGBTQIA+, la situazione appare molto più confusa e frammentata.

Migranti LGBTQIA+: una questione ai margini dei Pride?

@ Foto di Jakayla Toney / Unsplash

Senza entrare nel merito di tutti i cinquantasei documenti politici, si possono analizzare alcuni casi per inquadrare meglio la situazione.

Per il Bari Pride, il problema principale è l’inadeguatezza delle Commissioni Territoriali che devono valutare le richieste di asilo. Il vicino Salento Pride entra più nello specifico, lamentando la tendenza delle Commissioni ad entrare nel merito della sfera sessuale delle persone. Il Lecco Pride parla di una persecuzione in atto nei confronti dellɜ migranti, che non tiene conto dei diritti umani fondamentali, e parla addirittura di un atteggiamento “inumano e omicida” nei loro confronti.

Per il Torino Pride sarebbe necessaria una riformulazione generale del Diritto della Migrazione, con un percorso più facile per ottenere la cittadinanza. Tuttavia nel documento del vicino Alessandria Pride, il focus è piuttosto sul potenziamento dell’integrazione per quanti, ottenuta la protezione internazionale, devono lasciare il sistema di accoglienza. Il Pordenone FVG Pride, invece, preferisce mettere in primo piano il ruolo di un sistema di accoglienza specifico per le persone LGBTQIA+.

Il manifesto politico del Roma Pride cita brevemente la “tutela di migranti economici e richiedenti asilo”, mentre il Milano Pride dedica un intero capitolo, con vari paragrafi, alla rivendicazioni della sua Rete Migranti, citando anche il diritto alla casa e alla salute.

Milano Pride 2023

Milano Pride 2023

Il Dolomiti Pride cita le politiche illegali di respingimento e di abbandono in mare, mentre il Firenze Toscana Pride invoca un più generico rispetto per le persone migranti e razzializzate. Intanto il Chieti Abruzzo Pride si limita a chiedere una maggior attenzione alle discriminazioni intersezionali in senso lato e il Cagliari Sardegna Pride scrive nel suo manifesto che le prime vittime del nuovo governo sono “le persone migranti e quelle LGBTQIA+”, presentandole però come due categorie separate.

Quello che sembra emergere da questa veloce panoramica è che la questione migratoria non è conosciuta e percepita allo stesso modo dalle varie realtà territoriali che portano avanti le istanze della comunità LGBTQIA+ nel nostro Paese.

Un altro dato interessante è che più si procede verso Sud e più, tendenzialmente, la questione dellɜ migranti e rifugiatɜ LGBTQIA+ sembra uscire dai radar.

Migranti LGBTQIA+: una questione ai margini dei Pride?

© Foto di Betzy Arosemena / Unsplash

Il tema della migrazione LGBTQIA+ è sicuramente complesso e sfaccettato, ma il fatto che non venga affrontato con una linea politica condivisa non aiuta a farlo emergere, e sembra dimostrare che finora non è stato visto come una questione da affrontare e coordinare a livello nazionale.

Le istanze espresse in questi documenti erano tutte importanti, ma la sensazione è che l’argomento sia ancora tenuto ai margini della discussione, tant’è che, nonostante il dibattito sull’immigrazione in generale sia più acceso che mai, la questione delle persone migranti LGBTQIA+, e delle problematiche relative a richiedenti asilo e rifugiatɜ che rientrano in questa categoria, non riesce ancora a farsi largo nel dibattito pubblico e fra la gente comune.

Migranti LGBTQIA+: una questione ai margini dei Pride?

© Foto di Mick De Paola / Unsplash

Gli spazi per approfondire questo tema sono pochi, e probabilmente viene ancora percepito come qualcosa di molto distante dalla quotidianità di chi si sente parte della comunità LGBTQIA+ italiana. Magari dando per scontato che lɜ migranti LGBTQIA+ siano prima di tutto migranti, e che quindi le loro rivendicazioni, oltre a non convergere con quelle delle persone nate e cresciute in Italia, non possano avere la stessa priorità.

Questa situazione dovrebbe stimolare una nuova riflessione sull’intersezionalità nel movimento LGBTQIA+ italiano e sulla considerazione riservata a determinate categorie di persone, che fanno ancora molta fatica ad avere una rappresentanza diretta.

 

Valeriano Scassa
©2023 Il Grande Colibrì

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