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E finalmente, dopo le polemiche (Il grande colibrì) e le richieste di fare – comunque – una manifestazione più sobria, per non offendere le popolazioni vittime del terremoto, si arriva al Pride di Bologna. L’evento ha effettivamente cambiato pelle e fin dall’homepage del sito si coglie che la terra che ha tremato in tutta la regione ha condizionato il programma: la prima notizia di BolognaPride.it riguarda proprio gli aiuti concreti (diretti o finanziari) che si possono dare ai terremotati. Sabato mattina, tra gli appuntamenti prima della parata, ci sarà un mercatino di solidarietà ed altre raccolte di fondi saranno effettuate durante tutta la giornata, fino alla festa serale. Inoltre il corteo sarà privo dei tradizionali carri che diffondono musica e promuovono spesso iniziative più commerciali che militanti.

E’ anche molto probabile che, tra chi mancherà polemicamente, avendo sostenuto la necessità di cancellare la manifestazione, e chi avrà timore di recarsi a Bologna, a pochi chilometri dalle zone colpite dal sisma, la partecipazione non sarà di quelle da ricordare. Ma forse si misurerà con maggior concretezza chi crede veramente sia ancora necessario marciare per i propri diritti e chi ritiene che non sia più una cosa fondamentale.

A margine degli eventi che costellano questo fine settimana felsineo, vale la pena di ricordare l’appuntamento di oggi alle 18 alla Mediateca di San Lazzaro con relatori e testimonianze sugli spostamenti di persone LGBTQ* da un paese all’altro: “Il viaggio come migrazione. Le migrazioni LGBTQ tra burocrazia e vita quotidiana”.

Ma la stagione del Pride non è naturalmente solo dell’Italia e delle sue piccole e grandi polemiche. Dopo l’abbraccio mormone al corteo di Salt Lake City (The Salt Lake Tribune) domenica, per esempio, il Brasile tornerà in piazza per l’appuntamento con l’orgoglio gaylesbico di San Paolo (SP Gay Pride) che lo scorso anno radunò la bellezza di quattro milioni di persone festanti. Numeri ben diversi da quelli che hanno invece attraversato le strade polacche di Varsavia (2.500) e quelle lettoni di Riga (400), dove tuttavia marciare per i diritti LGBTQ* può costare non solo in termini di coraggio fisico, come dimostrano gli scontri verificatisi in altri Paesi dell’Est (Il grande colibrì), ma anche in termini di quotidianità, con il rischio di perdere il lavoro se non di finire in carcere (Washington Post).

Tuttavia anche dall’Europa orientale arriva qualche timido segnale incoraggiante: non solo le due piccole parate si sono svolte senza incidenti, ma una corte locale di San Pietroburgo ha fatto a pezzi il provvedimento che vietava di parlare di omosessualità in pubblico, definendolo illegale (Coming Ou SPB). E il ministro degli Interni croato ha chiesto tolleranza per il Pride che sabato animerà le strade di Spalato: si spera che basti a proteggere i partecipanti che l’anno scorso furono circa 400 e che dovettero fronteggiare circa diecimila oppositori che lanciavano pietre, mattoni e bottiglie… (Focus).

Michele Benini
©2012 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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