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La violenza omofoba nell’Est europeo continua ad imperversare, ma le contraddizioni annunciate dagli ultimi episodi (Il grande colibrì) tendono addirittura a moltiplicarsi.

La situazione dell’Ucraina, dopo le violenze di centinaia di militanti dell’estrema destra nei confronti di alcuni attivisti omosessuali in occasione del Gay Pride annunciato e poi annullato dagli stessi organizzatori per ragioni di sicurezza, hanno cominciato a generare reazioni dell’opinione pubblica internazionale. Da un lato il sempre attento gruppo AllOut ha promosso una raccolta di firme di protesta da inviare al Presidente ucraino Viktor Yanukovich sia per stigmatizzare l’episodio di violenza che per chiedere di non approvare la proposta in discussione in Parlamento di impedire la propaganda omosessuale nel Paese.

Dall’altro è da registrare il dibattito di questi giorni in Inghilterra sui rischi che potrebbero correre dei tifosi gay avventurandosi in Ucraina per la fase finale dei Campionati europei di calcio, che il paese est-europeo organizza con la Polonia. Le associazioni dei tifosi e i militanti gay inglesi chiedono rassicurazioni alla Federazione calcistica inglese, anche sulla scorta delle preoccupanti parole di Max Tucker, esponente di Amnesty International che si occupa delle violenze omofobiche in Ucraina: “Vorrei consigliare ai gay tifosi di calcio inglesi che vanno in Ucraina di farlo con estrema cautela e di fare attenzione sia alla polizia che ai teppisti, cercando di mantenere un basso profilo” (The Indipendent).

Non molto migliore la situazione in Russia. A Mosca, sfidando i divieti delle autorità, ieri qualche centinaio di attivisti omosessuali si è riunito per l’annunciato Pride, sfociato in scontri con gli estremisti ortodossi che hanno innalzato cartelli con scritte quali “Mosca non è Sodoma“, prima di passare alle maniere forti. La polizia ha dichiarato che circa 40 persone sono state arrestate, anche se le prime agenzie parlavano di oltre centocinquanta persone fermate (The Moscow Times).

Fanno invece ben sperare le novità dalla Moldavia, dove il Parlamento ha approvato venerdì una legge sull’uguaglianza sul posto di lavoro tra omosessuali ed eterosessuali che soddisfi i requisiti chiesti dall’Unione Europea. Al di là delle forti proteste che hanno visto insieme gli ortodossi e i comunisti, colpisce però come questa norma sia stata varata fondamentalmente per ragioni strumentali: “L’adozione della legge è una delle condizioni per l’esenzione dal visto con l’UE“, ha detto senza mezzi termini il Ministro della Giustizia, Oleg Efrim (Interfax).

Michele Benini
©2012 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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