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È stata dispersa dalla polizia la prima Marcia per l’uguaglianza (come viene chiamato in Polonia il Pride) tenuta nella città di Częstochowa. Da 600 a 1000 persone (secondo le diverse fonti) avevano preso parte alla marcia, che si stava avvicinando a Jasna Góra (Monte Chiaro), il santuario dove è conservata l’icona della Madonna Nera, “presidiato” però da alcune decine di militanti cattolici nazionalisti.

La polizia ha disperso la marcia “arcobaleno”, anche considerando il fatto che il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, di posizioni ultraconservatrici, stava parlando proprio a Jasna Góra, al 27° pellegrinaggio del gruppo Rodziny Radia Maryja (Famiglie di Radio Maria), anch’esso di posizioni non esattamente liberali.

“L’onore delle famiglie polacche”

Il primo ministro ha detto che la famiglia è fondamento della nazione polacca ed è per questo che l’identità nazionale è sopravvissuta fino ad oggi. Secondo Morawiecki, il governo da lui guidato avrebbe combattuto su più fronti “per l’onore della Polonia e delle famiglie polacche“. “Anche a Bruxelles abbiamo ricordato all’Europa quali siano le sue radici cristiane, e su quelle radici dovrà essere costruita l’Europa” ha dichiarato, facendo riferimento all’ultimo summit europeo dove il suo paese ha firmato una dichiarazione contro la ricollocazione dei migranti.

Inoltre, si è aggiunto un altro gruppo “pro life” locale, che ha organizzato una preghiera per difendere il santuario e “i valori cristiani, cioè una famiglia composta da uomo, donna e bambini“. Parlando del movimento LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), hanno accusato gli attivisti di “chiedere tolleranza per sé, ma darne poca agli altri“.

Częstochowa è nota al mondo quasi esclusivamente per il santuario, ma conta circa 230mila abitanti. La presenza dei gruppi cattolici nazionalisti è così forte che anche agli occhi del polacco medio la città viene associata quasi automaticamente a quel tipo di tematiche. L’intenzione degli organizzatori era di dare un’altra idea della città: aperta alle differenze e più tollerante. Un’idea dispersa dalla polizia per non fare arrivare la marcia al presidio dei nazionalisti.

Tensioni al Pride in Ungheria

Le cose sono andate diversamente a Budapest. Nella capitale ungherese si stava svolgendo tranquillamente il Pride (il 23° che si svolge sul Danubio), che contava circa 10mila partecipanti, quando qualche decina di militanti di estrema destra del gruppo Hatvannégy Vármegye Ifjúsági Mozgalom (Movimento giovanile delle 64 contee; HVIM) si è fermata in mezzo alla strada e ha aperto uno striscione che recitava la frase come “Il peccato non può essere oggetto di orgoglio” per impedire alla marcia di proseguire.

Ci sono stati momenti di tensione, soprattutto quando la polizia antisommossa si è messa tra il gruppo neofascista e il Pride. Secondo quanto è stato postato sui social network da alcuni manifestanti, c’era il timore che la polizia potesse attaccare la manifestazione LGBTQIA. Poi, però, gli agenti si sono voltati ed hanno sgomberato la strada dal gruppo neofascista, applauditi dal corteo che è ripreso senza incidenti.

La vincitrice dell’Eurovision Song Festival 2014, Conchita Wurst, madrina del Pride, si è congratulata con i manifestanti per quanto accaduto in quei momenti: “Le persone che sono venute al Pride erano sul punto di essere attaccate da militanti di destra e hanno mostrato molto coraggio in quella situazione, e io voglio sottolinearlo“. A ogni modo, secondo gli organizzatori, la parata, nonostante quel piccolo incidente, ha avuto successo ed è stata “un bellissimo evento del quale aver fatto parte“.

Il nome del movimento neofascista HVIM fa riferimento alle 64 contee nelle quali era divisa la “Grande Ungheria” fino alla prima guerra mondiale. Il gruppo ha avuto diversi legami con alcuni atti terroristici, come quando nel 2015 un membro dell’organizzazione voleva far esplodere un ordigno in Romania, o in episodi di pestaggio di persone appartenenti a minoranze etniche o religiose. Pur allontanato dalla polizia, il gruppo neofascista ha ottenuto la visibilità che cercava, finendo, con le sue frasi deliranti, sui siti di notizie di tutto il mondo.

Alessandro Garzi
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Silar (CC BY-SA 4.0)

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