Skip to main content

Negli ultimi anni la società polacca si è divisa a metà. Da una parte vi sono le influenze più conservatrici, che accomunano un po’ tutti gli stati dell’ex area di influenza sovietica, miste ad un forte sentimento nazionalista e ultracattolico: tutto ciò è condensato e rappresentato dal governo di Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e giustizia; PiS), primo partito della Polonia, orientato sulle posizioni della destra conservatrice, clericale, dai toni e dalle politiche xenofobe (ma che non esita ad accogliere numerosi immigrati extracomunitari quando questi servono alle imprese e industrie del paese) e leggermente euroscettica, che governa avendo superato alle ultime elezioni del 2015 gli attuali principali partiti d’opposizione, tendenzialmente centristi e convintamente europeisti.

“Continuano a ignorarci”

Abbiamo provato a chiedere a W.K., giovane omosessuale del voivodato della Piccola Polonia (regione meridionale dello stato), di spiegarci come vanno le cose nel paese: “Ogni governo ha ignorato le persone omosessuali, dal 2004 ad oggi. Platforma Obywatelska (Piattaforma civica; PO) e la Sojusz Lewicy Demokratycznej (Alleanza della sinistra democratica; SLD), i partiti che hanno governato nelle precedenti legislature e che oggi sono all’opposizione, dicevano di essere favorevoli alle partnership (simili alle unioni civili italiane), ma contrari al matrimonio omosessuale. Di fatto non hanno concluso un bel nulla.

Ora invece il PiS ha detto che non ci concederà niente. L’opposizione ribatte che le persone omosessuali dovrebbero avere il diritto di unirsi civilmente, ma prima, quando sono stati per 8 anni al governo, se ne sono lavati completamente le mani“.

Aggiunge poi dispiaciuto: “Cercando di essere oggettivo, devo ammettere che il PiS sta facendo per le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) esattamente ciò che hanno fatto i partiti precedenti, ovvero nulla. Il PO (secondo partito polacco) vorrebbe presentarsi come alternativa più liberale al PiS, ma ad esempio la sindaca di Varsavia è la candidata del PO e non ha mai concesso il patrocinio alla parata LGBTQIA della città“.

Una società che cambia

Riguardo alla situazione attuale in Polonia racconta: “La costituzione polacca descrive all’articolo 18 il matrimonio come l’unione fra un uomo ed una donna, ma metà dei cittadini è a favore delle partnership per le coppie omosessuali. Ormai nelle città come Varsavia e Cracovia, o anche Breslavia e Poznań, è normale vedere coppie omosessuali tenersi per mano, ma nelle città più piccole questo non è assolutamente accettato, anche se ovviamente in Polonia esistono numerosi locali gay e luoghi d’incontro.

Le statistiche dicono inoltre che è in crescita il numero dei bambini che crescono all’interno di famiglie omogenitoriali, dal momento che l’adozione viene effettuata come adozione per genitore single: in Polonia è legale, anche se non è sempre facile. La generazione fra i 18 ed i 25 anni (specie quelli che hanno studiato o vissuto all’estero) è molto aperta mentalmente, per cui mi auguro che in 30 anni, se non addirittura 20, avremmo già la possibilità di unirci civilmente“.

Riguardo invece a un possibile aumento dei crimini d’odio sotto il governo del PiS, rassicura: “Sono di origini ebraiche e si nota facilmente il mio essere ebreo e gay, ma nonostante ciò non sono mai finito in situazioni pericolose. Alcune persone dicono che la Polonia ha un problema col neonazismo, ma per me al momento non c’è questo pericolo“.

L’onda arcobaleno

Dall’altra parte, oltre agli incerti partiti centristi d’opposizione e a questi piccoli spiragli di cambiamento all’interno della società, ci sono anche sindaci dichiaratamente omosessuali, eletti sia in zone rurali sia in città come Słupsk, in Pomerania (regione della costa nordoccidentale), e che si sono dimostrati critici verso le posizioni omofobe, xenofobe e antiabortiste del governo. A questi si aggiungono poi le numerose parate ed eventi dell’orgoglio omosessuale in programma nel paese tra maggio e ottobre 2018.

Tra questi vi sono il festival queer con marcia finale a Cracovia del 19 maggio, le parate di Konin (18 maggio), Danzica (26 maggio), Poznań (11 agosto), Katowice (9 settembre), Rzeszów (30 giugno), Opole (7 luglio), Stettino (15 settembre), Toruń (29 settembre) e Breslavia (6 ottobre), per non parlare poi della riuscitissima marcia per l’uguaglianza LGBT di Varsavia del 9 giugno (avviene ogni anno ininterrottamente dal 2001) e di quella di Częstochowa, in cui il primo evento LGBTQIA nella storia della città si è svolto questo 8 luglio con lo slogan “La solidarietà è la nostra arma, omofobi tremate“.

La città è una nota destinazione di pellegrinaggio e il suo santuario è uno dei principali centri religiosi della Silesia (una regione meridionale della Polonia), ma nonostante ciò l’attivista Małgorzata Mróz, co-organizzatrice dell’evento, ha dichiarato: “Molte persone hanno espresso il loro desiderio di dare una mano, supportare e partecipare. Si può notare che in questi tempi, in cui sentimenti xenofobi, omofobi e razzisti stanno aumentando, il bisogno di una parte progressista della società di manifestare ideali come libertà, uguaglianza e tolleranza è anch’esso in crescita”.

Speriamo che ciò avvenga sul serio, in Polonia come altrove.

Giovanni Gottardo
©2018 Il Grande Colibrì
foto:  Il Grande Colibrì

Leggi anche:
Polonia: no alle nozze omosessuali, sì ai sindaci gay
Est contro ovest: perché l’Europa è divisa sui diritti

One Comment

  • Martyna ha detto:

    Sono nata in Polonia e devo dire che questo articolo riflette pienamente ed accuratamente la situazione attuale. Oltre ad un contesto storico, è possibile trovare anche uno sguardo verso il futuro. Purtroppo, in Polonia il tema LGBT è visto ancora come un tabù, specialmente dalla “antica generazione”. Grande cambiamento è rappresentato dalla “nuova generazione”: da quella generazione che diventa sempre più cosmopolita e quindi aperta al mondo. La Polonia dovrebbe ascoltare le voci di questa generazione cosmopolita, in modo da seguire le linee del progresso. GRANDE ARTICOLO e spero che si siano altre persone pronte a dare voce a coloro, che ancora oggi, vengono silenziati.

Leave a Reply