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Il lavoro non gli dispiaceva e non gli mancava, ma LeNair Xavier era sempre più inquieto.Il problema non era fare sesso con altri uomini, non era farlo dietro pagamento e neppure farlo davanti a una videocamera. Il problema erano i colleghi. Era diventato sempre più raro trovare attori pornografici bianchi disposti a lavorare con colleghi di altre etnie: questione di gusti, dicevano. E così LeNair ormai girava scene quasi esclusivamente con altri afro-americani come lui. Il problema non erano quei ragazzi, belli, simpatici, eccitanti. Il problema era l’industria della pornografia gay e la sua etica. Poteva continuare a sgobbare per case cinematografiche che accettavano senza batter ciglio la volontà di molti dipendenti bianchi di non lavorare con i colleghi neri, ma anche asiatici e, in misura minore, latino-americani? LeNair alla fine si è stufato e ha abbandonato il porno. Era il 2009.

Sono passati sei anni. Insomma, la questione non è nuova. Ma oggi, per gli attori dalla pelle non abbastanza chiara, lavorare nell’industria a luci rosse gay (ma anche etero, in realtà) è diventato così difficile da non essere solo una questione etica, ma anche un problema finanziario molto rilevante, come scrive Vocativ: troppi performer bianchi vogliono fare sesso esclusivamente con altri uomini bianchi. Non trovano attraenti i neri e gli asiatici: è un semplice gusto estetico, spiegano. “E’ una preferenza personale – aggiunge mr. Pam, l’unica regista donna ad aver raggiunto la notorietà girando porno gay – Io cerco di non giudicare: davanti alla telecamera avranno un’esperienza molto intima”.

Anche Chi Chi LaRue, la famosa regista drag di film a luci rosse, è d’accordo: “Se facessi la manicure e dicessi che non vuoi fare la manicure a una donna perché è nera… Ma quando si parla di sesso, devi avere il completo controllo del tuo corpo. Credo che nel mondo del porno le persone dovrebbero scopare con chi vogliono e che non dovrebbero scopare con chi non vogliono. E’ molto semplice”.

Non si può chiedere a un attore porno di fare sesso con uomini che non rispondano ai suoi gusti estetici, giusto? Sbagliato, risponde il performer Sean Zevran: se quello dell’attore porno è un lavoro come un altro, come ripete l’industria, rifiutare di lavorare con colleghi che non piacciono è sia discriminatorio sia poco professionale. E lo si può fare in nome di un’intimità alla quale gli attori sanno bene di dover rinunciare? Forse queste persone hanno sbagliato lavoro, suggerisce Conner Habib, pornostar di origini siriane, che non esita a parlare di razzismo da parte dei colleghi.

Diesel Washington, pornostar gay afro-americana tra le più famose, commenta: “Va bene che bisogna costruire l’intesa tra due attori in una scena, ma quando qualcuno dice che non vuole lavorare con quelli di un’altra razza per me è razzista e stupido: sta respingendo un’intera razza di persone”.

Anche mr. Pam, che pure rifiuta di parlare di razzismo, riconosce che gli attori bianchi che più spesso rifiutano i colleghi neri sono quelli provenienti dall’entroterra statunitense, proprio da quelle regioni dove il razzismo è più frequente. Per lei, però, non è responsabilità degli attori o dei registi: sono modelli che si sono storicamente imposti nel porno gay e nell’immaginario omoerotico, in cui l’archetipo del desiderio è bianco e biondo, mentre l’uomo nero è collegato a un’idea di sesso più selvaggio, rozzo, “sporco”. Ma allora spiegare la situazione attraverso i modelli comunitari non dovrebbe suscitare più inquietudine, invece che diventare una scusante? “Nella comunità gay la parola ‘preferenza’ è usata al posto di ‘razzismo’”, riassume LeNair Xavier.

E così, se negli Stati Uniti è comune leggere negli annunci erotici gay espressioni imbarazzanti come “niente riso” o “niente curry” per indicare il fatto di non voler andare a letto rispettivamente con gli asiatici e con gli indiani, anche in Italia capita di leggere “no asiatici”, “no stranieri” o “solo italiani”. D’altra parte, secondo lo studio australiano “Il razzismo sessuale è davvero razzismo?”, pubblicato sugli Archives of Sexual Behavior (n. 44, pp. 1991-2000), anche se per la maggior parte degli omosessuali espressioni di questo tipo sono un problema, per il 64% sono comunque accettabili e per il 70% non sono razziste.

Lo stesso studio giunga a conclusioni poco edificanti: “L’atteggiamento degli uomini gay e bisessuali nei confronti del razzismo sessuale online sembra legato in modo significativo al loro atteggiamento verso il multiculturalismo e alla diversità razziale”. In altre parole, gli individui che a priori escludono dalla camera da letto le persone su base etnica generalmente dimostrano anche altre forme di pensiero razzista. “Questa scoperta – continuano gli studiosi – sfida la tesi che il razzismo sessuale non sia un’espressione di razzismo. Nonostante questo collegamento evidente, molti uomini gay e bisessuali sembrano percepire il razzismo sessuale come una pratica accettabile e resistono all’idea che l’interesse sessuale o romantico possa essere razzista”.

Samantha Allen, su Daily Beast, sintetizza il concetto in una frase sola: “Hanno scoperto che il razzismo sessuale è probabilmente il vecchio semplice razzismo mascherato nella lingua del desiderio”.

Ma non è tutto: gli autori dello studio puntano il dito anche contro le app come Grindr, che permettono di escludere dalla ricerca del partner persone di alcune etnie e, così facendo, “spingono a credere che l’etnia sia un elemento utile, naturale o appropriato per definire gli altri individui e il proprio (dis)interesse sessuale”. D’altra parte, proprio chi usa queste applicazioni dimostra più spesso un atteggiamento razzista.

Come per tutti gli studi statistici, comunque, occorre ricordare che questi dati non descrivono profili monolitici e inevitabili (non tutte le preferenze estetiche nascondono razzismo, non tutti gli utenti delle app sono razzisti, eccetera) e non devono servire ad aprire cacce alle streghe, ma a capire meglio cosa siamo, cosa facciamo, cosa desideriamo. E a riflettere su come possiamo diventare persone migliori.

 

Pier
©2015 Il Grande Colibrì

One Comment

  • janu ha detto:

    Su Instagram ci sono tantissimi profili dedicati agli "uomini sexy (gay)" : quelli che nella descrizione non hanno alcun riferimento all'etnia dei modelli mostrati… mostrano solo bianchi.
    Per i modelli neri o asiatici invece i profili sono esplicitamente dedicati (esempio: black guys, ecc)
    Il concetto sarebbe che gli uomini sexy sono solo bianchi, mentre gli altri un'eccezione ? Non so, però io dopo un po' che li seguivo ( con Molto piacere) ho cominciato a provare disagio, ho defollowato tutti.

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