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Mentre si assottiglia la zona grigia di paesi che, forse per ignavia, forse per scarse pressioni popolari, non legiferano sulle coppie (o sui rapporti) omosessuali, opposti a quelli che realizzano il principio di eguaglianza ci sono paesi che aumentano le proprie politiche discriminatorie. E così, mentre i matrimoni omosessuali arrivano ad essere celebrati perfino nel bigotto Texas (time.com), altrove – soprattutto in alcune nazioni africane, ma anche in Russia – le condizioni per le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) diventano sempre più difficili. Qualcuno riesce a scappare dall’inferno e ad arrivare in paesi che non solo riconoscono i diritti di tutti, ma che di quei diritti si fanno paladini. Ma le storie qui si dividono in lieti fini da una parte ed espulsioni ridicole dall’altra.

Nel mezzo, fino a qualche giorno fa, c’erano, per esempio, le norme inglesi per i richiedenti asilo, che erano molto rigide e in passato avevano fatto gridare allo scandalo perché veniva richiesta una sorta di prova della propria omosessualità (ilgrandecolibri.com). Oggi nel Regno Unito le linee guida per concedere l’asilo sono cambiate e provano a considerare la persona per quello che dice inserito nel contesto del paese da cui proviene, dove l’omosessualità è meno stereotipata (o lo è in modo differente) e dove il fatto stesso di parlare dell’argomento rappresenta, per alcuni, un ostacolo insormontabile. Le nuove norme, insomma, sembrano comprendere che le persone sono diverse tra loro, sia per carattere personale, storia, appartenenza e provenienza (gov.uk).

La notizia è buona, anzi ottima. Ma si scontra con quello che poi le persone applicano. Se per esempio a valutare la candidatura di un immigrato dall’Uganda è qualcuno che non sa o non vuole sapere quanto le persone LGBT siano discriminate in quel paese, le buone regole non servono a nulla. E’ quanto sta accadendo in questi giorni in Germania a Kyabangi e a Sekulima, una lesbica e un gay che sono riusciti a scampare l’odio del paese dove le promesse di leggi sempre più punitive nei confronti delle persone omosessuali si intersecano con l’odio popolare e la propaganda religiosa (ilgrandecolibri.com).

Kyabangi e Sekulima sono arrivati a Monaco di Baviera con alle spalle storie di violenza indicibili, che nel caso della donna sono culminate nell’uccisione della sua prima compagna. Ma oggi le autorità tedesche, che pure quotidianamente condannano le discriminazioni delle persone gay e lesbiche in Uganda, vogliono rimandarli in patria, negando loro il diritto di asilo che invece altri conoscenti dei due hanno avuto riconosciuto in Finlandia e in Olanda (abendzeitung-muenchen.de). Al loro fianco, oltre che gli avvocati, c’è tutta una comunità LGBT che è riuscita a far diventare la questione un caso nazionale e che forse, grazie a quest’attenzione, otterrà un cambiamento di giudizio. Ma che sarebbe accaduto se i due fossero stati soli, nelle mani di funzionari come questi?

Per fortuna, a fronte di un aumento di richieste che arrivano da paesi africani – ma anche dall’India o dalla Russia, dove la stretta putiniana contro la “propaganda gay” ha ormai trasformato la comunità LGBT in un obiettivo per ogni genere di aggressione da parte di criminali, nazisti o uomini in divisa (aljazeera.com) – esiste anche un fronte associativo pronto ad aiutare le persone in cerca di asilo.

Ad esempio a Chicago, negli Stati Uniti, è stato lanciato il CLASP (Chicago LGBT Asylum Support Program), un nutrito gruppo di volontari che aiuteranno i rifugiati nell’iter delle loro domande con assistenza, aiuto e istruzioni per rendere le loro pratiche rispondenti ai criteri richiesti dalle autorità e impedire il rimpatrio in paesi, come la Nigeria – di cui l’associazione si è occupata per prima, seguendo tre casi contemporaneamente (windycitymediagroup.com) – dove l’omosessualità è un crimine punito severamente e anche solo il sospetto può essere causa di violenza e morte (ilgrandecolibri.com). E anche in Italia da tempo opera una rete di sportelli molto efficienti: i loro contatti sono riuniti nella mappa de ilgrandecolibri.com, da consultare e condividere.

 

Michele
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