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Di fronte a chi vuole imporre un pensiero senza ascoltare e comprendere l’altro non c’è null’altro da fare che andarsene. È quello che a volte mi accade quando provo a chiarire i motivi della mia scelta di collaborare con alcune associazioni di persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). La questione Islam e persone LGBTQIA è molto complessa. Io stessa al momento non dispongo delle competenze e conoscenze adatte dei numerosi testi religiosi islamici per sviscerarla fino in fondo. Tuttavia ho comunque scelto di sviluppare una mia posizione in merito, chiara e limpida, che può apparire confusa solo a chi ha bisogno di conflitto a tutti i costi.

Sono musulmana e seguo una precisa tradizione religiosa, questa per me non è stata una scelta, ma una condizione esistenziale che ho scoperto ad un certo punto. Essere musulmana significa vivere l’esperienza della fede e negoziare continuamente con una consolidata tradizione che guida passo passo il credente nel cammino. Le azioni secondo la giurisprudenza islamica sono categorizzate in modi diversi. Lo accetto e ci faccio i conti ogni giorno. Coloro che affermano che io voglia cambiare l’islam a mio piacimento mentono.

In una vita in cui l’unico scopo è avvicinarsi al Creatore, la disciplina è fondamentale. Non sempre io comprendo il perché di alcuni divieti, sono in cammino e gradualmente cresco in conoscenza e amore. Non ho mai imposto agli altri i miei riferimenti di vita né ho mai condannato chi non è come me. Non l’ho mai fatto e chiunque dice il contrario mente.

corano islam sharia musulmaniRiconoscersi

Essere musulmana non mi impedisce di riconoscere e comprendere il vissuto delle persone LGBTQIA, di essere vicina a loro nella sofferenza, a volte comune, e nel contrasto alla violenza che viene ingiustamente perpetrata contro di loro. È il mio modo di essere una cittadina consapevole e sempre e comunque musulmana. La mia religione mi insegna la misericordia e l’attenzione per l’altro in difficoltà, mi insegna il rispetto e l’empatia. Mi insegna a prendermi cura di chi c’è intorno, di vivere consapevolmente nella società. Tutto questo non l’ho imparato leggendo testi, ma dall’esperienza dell’essere viva nell’Islam.

Ho scelto a caro prezzo di non essere sorda alle domande della contemporaneità. Ho scelto di non essere sorda rispetto alle esperienze delle persone LGBTQIA perché credo che sia tremendamente ingiusto quello che subiscono spesso anche negli spazi religiosi che al contrario dovrebbero essere luogo di accoglienza e amore.

Rispettarsi

Non pretendo di essere compresa da tutti, d’altronde sono una donna musulmana imbrigliata in altre forme di discriminazione e pregiudizio, ci sono abituata. Sono disponibile al dialogo che miri alla comprensione reciproca e alla costruzione di spazi accoglienti e inclusivi delle diversità. Il dialogo tuttavia può avvenire solo a condizione che l’ascolto sia reciproco e autentico, che la mente sia aperta e il cuore sia in pace.

Da credente in questo momento immersa nel digiuno di Ramadan mi basta sapere che l’Altissimo conosce veramente la profondità della mie intenzioni e pregare affinché siano sincere per avere il cuore tranquillo. Il resto non conta.

Rosanna Maryam Sirignano
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da agung foy (CC0) / da Afshad (CC0)

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