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Migranti, rifugiati, omosessuali, africani, musulmani, rom: queste le categorie maggiormente sotto attacco mediatico, continuamente soggette a discriminazione, diffidenza, odio ed emarginazione. In particolare in questi giorni i riflettori sono sulla categoria preferita dalla propaganda sia di destra che di sinistra: i cosiddetti “immigrati”, quelli che approdano sulle nostre coste con i barconi, quelli che stanno invadendo il nostro paese, quelli che dovrebbero tornare a casa loro, quelli che fuggono da guerre e disastri vari, quelli che bisogna accogliere in nome dell’umanità.

Discorsi contrapposti

Da un lato l’allarmismo, l’odio, la paura per il diverso, dall’altro si risponde con l’accoglienza, la tolleranza, il dialogo. Ad esempio, si tirano fuori statistiche per mostrare che la teoria dell’invasione è infondata. Certo, perché al di là dei numeri queste persone non occupano il nostro territorio con lo scopo di soggiogarne la popolazione. Tanti o pochi non ha importanza, sono esseri umani nel bisogno e vanno accolti, conosciuti e trattati come pari.

Dall’altra parte si risponde: “Certo, aiutiamoli, ma a casa loro”, si costruisce un discorso secondo il quale tutti gli stranieri scomodi dovrebbero andare via dall’Italia. Invero questo discorso ha lo scopo di tenere questi gruppi di persone in uno stato di sudditanza, per creare una forza lavoro a basso costo sfruttabile (chiamasi “tratta degli schiavi 2018”). I “migranti” come merce, il rapporto con loro come misura per verificare il nostro grado di apertura mentale e tolleranza.

Ma chi è l’Altro?

Ecco che si fa a gara a chi ha più amici gay, musulmani, o di colore, meglio se sbarcati a Lampedusa con un gommone, per mostrare la grande apertura al diverso, all’altro, per mostrare di non avere i pregiudizi degli “altri”, quelli ignoranti e ottusi. Siamo onesti: lo facciamo tutti!

Tutti alla vista di un ragazzo di colore pensiamo: “Povero ragazzo, ora gli sorrido per farlo sentire a casa”, tutti al cospetto di due ragazzi che si baciano pensiamo: “Oddio, due omosessuali”, tutti parliamo un italiano semplificato alla ragazza con il velo, perché è necessariamente araba, tutti di fronte a un mendicante che chiede l’elemosina, voltiamo lo sguardo altrove mentre biascichiamo un “Mi spiace, non ho spicci”. Per tutti noi, le categorie sopra elencate fanno parte del Diverso, dell’Altro. Ma chi è l’Altro?

Lo sono tutte le persone che ci circondano: anche l’italiano, impiegato come me, sposato con tre figli esattamente come me, che vota il mio stesso partito, che tifa per la stessa squadra, che indossa i miei stessi abiti è “altro da me”. La diversità e l’alterità sono alla base di qualsiasi relazione, da quella con il cassiere del supermercato sotto casa a quella con la compagna in camera da letto.

Incontri straordinari

Siamo corpi separati, unici, diversi l’uno dall’altro, con un forte desiderio di connessione, così abbiamo creato il linguaggio, fatto di sguardi, carezze, parole. Così scopriamo la diversità: dialogando, raccontandoci le nostre storie di vita, combinazioni di svariati elementi, diverse e con molti punti di contatto, perché siamo anche uguali, nell’umanità. Per questo possiamo comprenderci tutti al di là delle lingue che parliamo e dal luogo in cui siamo nati.

Come si fa? Pulendo lo sguardo per guardarci dentro e raggiungere la parte più profonda e pura di noi stessi: possiamo chiamarla anima, essenza, spirito, umanità… – non ha importanza, è lì al centro del corpo, ognuno di noi sa benissimo di cosa si tratta.

Se riuscissimo a fare questo sforzo, non ci sarebbe differenza fra un antipatico e un simpatico, tra un noioso e un divertente, tra l’amico stretto e il conoscente, tra la mamma e il papà, tra il musulmano e l’ateo, tra maschio e femmina: farebbero tutti parte della stessa infinita spirale d’amore. In alcune persone è facilmente visibile, in altre no, a noi lo sforzo di scorgerla ovunque, questa Bellezza che nonostante tutto continua ad esistere e resistere. Tutti gli incontri diventerebbero così straordinari, e l’unica domanda sensata che ci balenerebbe nella testa dopo la prima stretta di mano sarebbe: “Come stai?“.

Rosanna Maryam Sirignano
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Leonard J Matthews (CC BY-NC-SA 2.0)

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