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Quanto è triste pensare che c’è chi ha continuamente voglia di scagliarsi contro le persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali), nonostante queste siano già tremendamente discriminate? Giusto per rincarare un po’ la dose… O perché sono un argomento elettorale caldo e invitante?

È quello che è appena successo in Senegal, dove l’omosessualità è già reato. La legge attuale, datata 1966 e di epoca coloniale, prevede una reclusione da uno a cinque anni e una multa da 100.000 a 1.500.000 franchi CFA.
Purtroppo, per alcuni politici, sembra non bastare. Troppo poco, no?
Undici parlamentari hanno presentato al Parlamento senegalese un disegno di legge che inasprisce la pena e specifica in maniera più dettagliata chi sono le persone da punire. Per quanto riguarda la punizione, la proposta intende triplicare la multa massima e aumentare la reclusione da un minimo cinque ad un massimo di dieci anni “senza possibilità di concessione di attenuanti”. Rispetto alle persone da punire, il testo specifica di considerare il “lesbianismo, la bisessualità, la transessualità, l’intersessualità, la bestialità, la necrofilia e pratiche simili” come reati legati all’omosessualità, poiché “pratiche innaturali” e “deviazioni sessuali”.

VALORI MORALI E RELIGIOSI

Nonostante l’esistenza di una legge contro l’omosessualità, secondo un deputato che ha firmato la legge, è necessario proteggere la nazione dalle minacce della società occidentale.

“Il codice penale allo stato attuale è evasivo. Non è preciso e quello di cui stiamo parlando non è semplicemente la criminalizzazione dell’omosessualità. Si tratta di dare un senso a un progetto nazionale secondo il quale il popolo senegalese ha scelto uno stile di vita che sembra essere il più in linea con le proprie convinzioni morali, religiose e storiche”.

Fortunatamente (se così si può dire) almeno questo disegno di legge è stato rifiutato. Ma solo perché, come ha affermato l’Assemblea, non sussiste ragione di accettarlo in quanto il Senegal già punisce l’omosessualità e non c’è pericolo che essa venga depenalizzata.

USO POLITICO DELLE PERSONE LGBTQIA+?

Non tutti però hanno creduto che a spingere gli undici deputati fosse solo la fortissima omofobia. E se il disegno di legge fosse una trovata per la campagna elettorale?
Il Senegal aspetta trepidamente da tre anni le elezioni locali e legislative per votare i nuovi sindaci di 550 comuni. Dal 2019, anno in cui avrebbero dovuto verificarsi, queste sono state posticipate quattro volte, sino alla prossima data del 23 gennaio 2022. La maggioranza di chi ha proposto il disegno di legge appartiene al partito di opposizione e va da sé che il presidente della maggioranza parlamentare Benno Bokka Yakaar abbia definito l’iniziativa un falso dibattito, un mezzo per nascondere altri obiettivi politici. Il paese africano conta una maggioranza musulmana e nel gruppo dei deputati che hanno proposto la legge, guidato da Mamadou Lamine Diallo, è molto presente l’influenza del collettivo islamico “And Samm Jikko Yi” (in wolof significa “Insieme per la salvaguardia dei valori”) a cui appartiene anche Jamra, un’organizzazione religiosa molto conservatrice che a maggio aveva indetto una marcia nella capitale Dakar proprio per inasprire la legge contro l’omosessualità. Diallo afferma che l’idea di una nuova legislazione più dura accoglie le preoccupazioni di quasi tutti i fedeli senegalesi e delle autorità religiose.

Mamadou Lamine Diallo

Mamadou Lamine Diallo, foto © archyde.com

Ma non c’è pericolo: il presidente Macky Sall non è amico delle persone LGBTQIA+ e lo ha ripetuto più volte in tutti questi anni di presidenza. Quindi il tema potrebbe essere stato preso al balzo per cavalcare l’onda di omofobia che i gruppi più conservatori e religiosi fomentano continuamente. D’altronde le elezioni che il paese si appresta a gestire sono molto importanti. La maggioranza dei sindaci senegalesi appartengono al partito di Governo Alliance pour la République (APR), il cui capo, Macky Sall, ha contribuito a rendere il paese meno democratico con le sue continue ingerenze e magheggi politici. Per questo le elezioni saranno un’evidente prova della sua forza politica. Un altro fattore decisivo è l’elezione del nuovo sindaco della capitale Dakar, città rimasta in mano all’opposizione.

 

Ginevra Campaini
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Lucas Gouvea da Unsplash

 

Ginevra Campaini: “Mi chiamo Ginevra e non sopporto gli stereotipi delle categorie maschile e femminile. Scrivo per imparare, capire e condividere quello che succede a me e alle persone LGBT+ nel mondo” > leggi tutti i suoi articoli

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