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Il nuovo anno è iniziato e anche lo Sri Lanka sembra avere buoni propositi per questo 2018. Nell’ambito dell’Esame periodico universale (EPU) elaborato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), a novembre il paese ha ricevuto ben 7 raccomandazioni, tra cui quella di depenalizzare l’omosessualità. La risposta di Nerin Pulle, vice-procuratore generale dello Sri Lanka, è stata abbastanza diretta: “Il governo è impegnato a riformare il codice penale per garantire che tutti i reati che vi sono contenuti siano conformi agli standard internazionali sui diritti umani. Il governo si impegna a garantire che nessuna disposizione di legge venga applicata alle persone della comunità LGBTIQ [lesbiche, gay, bisessuali, intersessuali e queer; ndr] in modo discriminatorio” [Equal Ground].

Ambiguità

Scardinare certe convinzioni e far cambiare il modo di vedere le minoranze sessuali è un processo difficile e lento. C’è da chiedersi se sia una storia che si ripete o se il cambiamento ci sarà davvero: un anno fa il governo dello Sri Lanka, appoggiato dai principali esponenti buddisti, respinse la proposta di porre fine alle discriminazioni anti-omosessuali. Prevalse la paura che l’omosessualità finisse per esser legittimata e che si creassero “problemi sociali” e il ministro della Sanità Rajita Senaratne sottolineò: “C’era una disposizione che si riferiva all’orientamento sessuale degli individui e abbiamo detto chiaramente che non era accettabile. Il governo è contrario all’omosessualità, ma non perseguiremo nessuno che la pratica” [The Wire]

Oggi nello Sri Lanka, l’omosessualità è punita con 12 anni di carcere dall’articolo 365 del codice penale, che è – come ormai ben sappiamo – eredità dei coloni britannici [Il Grande Colibrì]. È pur vero che questa pena viene applicata raramente, ma il governo non ha ancora fatto niente per eliminarla o per lo meno per garantire la sicurezza dei suoi cittadini LGBTIQ.

Speranze

Equal Ground, la principale organizzazione LGBTIQ dello Sri Lanka, denuncia periodicamente le violenze a cui gli omosessuali sono continuamente soggetti: abusi sessuali, fisici ed emotivi per mano anche dei familiari, le lesbiche sono costrette a sposarsi, le donne transessuali vengono abusate spesso dalle forze dell’ordine. Denunce che si scontrano paradossalmente con un’altra dichiarazione del vice procuratore Pulle: “Il diritto alla non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere è ‘implicito’ nella costituzione dello Sri Lanka e, con la riforma, sarà presto reso una garanzia ‘esplicita’ di questo diritto”.

È importante segnalare l’ottimismo proprio di Equal Ground, che sta mostrando fiducia verso l’atteggiamento del Governo dopo l’EPU dell’ONU. “Ci congratuliamo per l’impegno del nostro governo a riformare il codice penale e a modificare la costituzione per includere esplicitamente l’orientamento sessuale e l’identità di genere come motivazione di non discriminazione – dichiara la direttrice esecutiva Rosanna Flamer Caldera – Siamo molto grati per gli sforzi della comunità internazionale che continuano a sollevare le loro preoccupazioni sul trattamento della comunità LGBTIQ nello Sri Lanka e apprezziamo molto le raccomandazioni che sono state fatte oggi”. Intanto Equal Ground ha lanciato una campagna per porre fine alla violenza contro la comunità LGBTIQ dal titolo “Break the silence” (Rompi il silenzio).

Ginevra
©2018 Il Grande Colibrì

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