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La marea arcobaleno dei Pride valica sempre più confini, sfidando politiche di repressione, inondando tabù, stereotipi, muri e paure sociali. Straripa fino a rompere le dighe di omertà e silenzio sotto le quali viene segregata la vita delle persone facenti parte della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali. Il Pride inonda le strade, arriva fino alla Bosnia ed Erzegovina, a Sarajevo dove l’8 Settembre si terrà la prima parata del Pride della storia. A parlare di come la comunità LGBTQIA vive in un paese come la Bosnia, profondamente segnato e ancora chiuso ermeticamente riguardo i diritti delle relazioni tra persone dello stesso sesso, è Vladana Vasić, avvocata, attivista per i diritti LGBTQIA e membro del comitato organizzativo del Pride.

Qual è la situazione che vivono le persone LGBTQIA in Bosnia ed Erzegovina?

Attualmente la Bosnia ed Erzegovina proibisce i crimini di discriminazione e odio contro le persone LGBTQIA. Le autorità a livello statale hanno iniziato a lavorare su un piano di uguaglianza LGBTQIA e le autorità della Federazione della Bosnia ed Erzegovina hanno deciso di formare un gruppo di lavoro al fine di sviluppare un progetto di legge e collaborare per i diritti delle relazioni tra persone dello stesso sesso. Sfortunatamente, entrambi questi progetti sono stati fermati e si aspetta la formazione di un nuovo governo.

A livello sociale, le persone LGBTQIA sono escluse dalla società della Bosnia ed Erzegovina, una persona su tre subisce discriminazioni, mentre una persona su quattro ha subito una qualche forma di violenza. Le forme più frequenti di violenza sono quella domestica e il bullismo omofobico e transfobico. Il 46% delle persone cerca di curare il proprio figlio omosessuale o transgender. Basti pensare che qui i bambini intersessuali vengono ancora sottoposti a dolorosi e traumatizzanti interventi chirurgici di “normalizzazione” dei genitali [per renderli più simili a quelli del genere che i medici reputano più consono; ndr].

Quali sono le altre violazioni dei diritti umani commesse contro le persone LGBTQIA e quali i diritti che vengono loro negati?

Le coppie omosessuali in Bosnia ed Erzegovina non hanno diritti socio-economici, nessuna legge riconosce queste coppie in quanto coppie di fatto, dunque non possono avere un’unione civile, contrarre un matrimonio o godere dei diritti di coppia. Per quanto riguarda le persone transessuali, poi, c’è da dire che qui possono cambiare il loro nome anagrafico, mentre per poter cambiare completamente il loro genere devono effettuare il percorso di riassegnazione sessuale all’estero e a loro stesse spese. L’assicurazione sanitaria in Bosnia ed Herzegovina non copre questi costi.

Ad oggi quali sono gli obiettivi raggiunti e i passi avanti fatti nel campo dei diritti e del riconoscimento dei vari orientamenti sessuali?

Negli ultimi dieci anni le leggi sono cambiate in alcuni contesti, per esempio i crimini di discriminazione e odio sono stati proibiti, le istituzioni, la polizia, i centri per il lavoro sociale e diversi ministri sono diventati più aperti nei confronti delle persone LGBTQIA. La comunità stessa è cambiata dopo che, nel 2008 e nel 2014, durante i Queer Festival ci furono degli attacchi omofobi. Subito dopo il primo attacco del 2008, avvenuto per il primo Queer Festival [che prevedeva performance artistiche, proiezioni e mostre che non si tennero mai a causa della violenta reazione degli estremisti religiosi, i quali presero a sassate i partecipanti; ndr] l’attivismo si fermò.

Nel 2014 le attività ripresero con l’organizzazione del Queer Festival Merlinka, dove ancora una volta un gruppo di estremisti rispose con la violenza. Tuttavia nulla si fermò più e siamo giunti ad oggi con l’organizzazione della prima parata del Pride che si terrà a settembre 2019. La comunità LGBTQIA della Bosnia ed Erzegovina ora ha smesso di nascondersi e non ha più intenzione di farlo.

bosnia erzegovina rainbow lgbt

 

Perché è stata scelta Sarajevo come città ad accogliere il primo Pride della storia della Bosnia ed Erzegovina?

È stata seguita la logica che ha sempre visto fare le parate del Pride nelle capitali. Per questo la scelta è stata Sarajevo. La polizia e gli attivisti LGBTQIA hanno lavorato insieme al fine di garantire la sicurezza e il successo del nostro primo Pride.

La politica locale di Sarajevo come agisce a livello sociale e legislativo nei confronti delle persone LGBTQIA?

L’attuale governo cantonale ha espresso supporto verso le organizzazioni che stanno organizzando la marcia del Pride e hanno finora comunicato e collaborato in modo adeguato con i membri del consiglio dell’organizzazione. Il governo del cantone di Sarajevo è ancora nuovo e non si è ancora impegnato pienamente nel lavoro legislativo, anche in virtù del fatto che la maggior parte delle soluzioni legali richieste dagli attivisti LGBTQIA dovrebbero essere sviluppate a livello di entità [la Bosnia ed Erzegovina è divisa in due entità: la Federazione e la Repubblica Serba; ndr]. Un’iniziativa positiva è sicuramente quella presa dalla rappresentante dell’Assemblea cantonale Vildana Bešlija per sviluppare un Gender Action Plan (piano d’azione di genere). È stato creato un gruppo di lavoro che svilupperà a livello cantonale piani d’azione in linea con quello statale già esistente.

L’amore è amore. Credi che questo concetto di uguaglianza a livello sociale e sentimentale possa essere un giorno liberamente e ufficialmente riconosciuto in Bosnia?

Il governo e la federazione hanno già fatto il primo passo affinché ciò sia possibile. Noi crediamo che la gente in Bosnia ed Erzegovina sia pronta a incontrare i propri concittadini LGBTQIA e vedere che siamo tutti uguali e che, sì, l’amore è amore.

“La prima volta fu rivolta! recitava il documento politico del Milano Pride. E questa resta ancora la risposta alla grigia repressione politica e alle paure che aleggiano e annebbiano l’opinione pubblica in svariati stati. Una rivolta di colori e vite, necessaria per far sì che abbiano voce e parole quei diritti non ancora riconosciuti o occultati, affinché possa liberamente vivere e fluire la fluidità dell’amore.

Rossella Assanti
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Allie Smith (CC0)

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