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L’Alta corte di Lobatse, in Botswana, ha riconosciuto le discriminazioni e le violenze che subiscono le persone transessuali e omosessuali, oltre al fatto che è fondamentale riconoscere legalmente il cambiamento di sesso sui documenti, per permettere di vivere con dignità e senza imbarazzo in ogni situazione della vita quotidiana.

“Per molti di noi, ottenere un documento di identità che rifletta correttamente i nostri dati è un processo relativamente facile. Per le persone transgender in tutta l’Africa, tuttavia, la strada per ottenere un documento di identità che corrisponda alla loro identità è letteralmente impossibile. Ciò espone le persone transgender allo stigma e alla discriminazione e sostanzialmente nega la loro dignità umana” scrive l’avvocato Tashwill Esterhuizen nel quotidiano sudafricano Daily Maverick. Queste parole rispecchiano la dura realtà delle persone transessuali in Botswana, ma i giudici per la seconda volta hanno fatto un passo verso l’uguaglianza e i diritti umani.

Due sentenze importanti

Una prima sentenza sorprendente è arrivata nel 2016, quando la Corte d’appello ha registrato un’organizzazione non governativa che promuoveva i diritti della comunità LGBTQIA affermando che “come società, una volta riconosciuto che le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender o intersessuali sono esseri umani, dobbiamo accordare loro i diritti umani garantiti dalla costituzione a tutte le persone, in virtù del loro essere umani, al fine di proteggere la loro dignità”.

Questa nuova sentenza, invece, ha riconosciuto la transizione di un uomo nato in un corpo femminile che non rispecchiava evidentemente la sua vera natura. Il tribunale ha ordinato quindi di modificare l’indicazione del genere sul documento del ragazzo e soprattutto ha riconosciuto e affermato che altrimenti le persone transgender sarebbero esposte a discriminazioni, emarginazione e violenze.

Le parole del giudice

Inoltre il giudice Nthomiwa Nthomiwa osserva: “Il riconoscimento dell’identità di genere del richiedente è al centro del suo fondamentale diritto alla dignità. L’identità di genere costituisce il nucleo del proprio senso dell’essere ed è parte integrante dell’identità di una persona. Il riconoscimento giuridico dell’identità di genere del richiedente fa quindi parte del diritto alla dignità e alla libertà di esprimersi in un modo in cui ci si sente a proprio agio” [Los Angeles Sentinel].

Parole chiare e decise verso la parità dei diritti. In effetti, già nel 2010 il Botswana ha proibito la discriminazione sul lavoro per le minoranze sessuali. Adesso gli attivisti LGBTQIA del paese africano, portando davanti ai tribunali altri casi di riconoscimento dell’identità di genere, sono fiduciosi che questo servirà a spianare la strada per uno sviluppo costituzionale sul caso e sul ruolo importante che i tribunali giocano nel garantire i diritti umani.

 

Ginevra
©2017 Il Grande Colibrì

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