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Può succederti in Camerun, in Egitto, in Kenya, in Libano, in Turkmenistan, in Uganda e in Zambia. E anche in Tunisia. La polizia ti porterà da un medico, che ti farà entrare nel suo studio, ti farà spogliare, poi ti dirà di metterti sul lettino. Dovrai restare piegato a 90 gradi, a pancia in giù o a quattro zampe: dipende da chi ti è capitato in sorte. Poi il dottore inizierà a infilarti nell’ano un dito, diverse dita, strani oggetti metallici. Con uno speculum ti spalancherà il buco. Osserverà, palperà, toccherà. Non saprai quali indizi starà cercando, perché ognuno ne cerca di diversi. Sentirai dolore, perché non avrà nessun riguardo. Sentirai umiliazione, perché tutto questo avverrà contro la tua volontà. Sentirai paura, perché da questo assurdo esame dipenderà il tuo futuro: se secondo il medico nel tuo ano è entrato un pene, finirai in galera, tra le violenze di secondini e compagni di cella.

UN ESAME SENZA VALORE SCIENTIFICO

La follia degli esami clinici per determinare se una persona ha subito una penetrazione anale è iniziata nell’Ottocento, quando un medico francese, Auguste Ambroise Tardieu, proclamò che la semplice osservazione dell’ano era sufficiente per individuare i “pederasti”. Secondo Tardieu, gli omosessuali potevano essere individuati grazie a sei caratteristiche tipiche: sviluppo eccessivo dei glutei, deformazione conica dell’ano, rilassamento dello sfintere, riduzione delle pieghe sulla circonferenza dell’ano, dilatazione estrema dell’orifizio, presenza di ulcerazioni, emorroidi o fistole. Tardieu ha subito messo a disposizione della polizia e dei tribunali queste sue conoscenze, che, pur non avendo nessun fondamento scientifico, hanno avuto subito successo in Francia e nelle colonie.

L’Independent Forensic Experts Group (Gruppo indipendente di esperti di medicina legale; IFEG) ha ancora recentemente ricordato ciò che dovrebbe risultare ovvio a tutti: “Questo esame non ha nessun valore nel rilevare anomalie della tonicità dello sfintere anale che possano essere attribuite in modo credibile a rapporti sessuali anali consenzienti” [IRCT]. Eppure le morbose congetture di Tardieu continuano a essere scambiate per osservazioni scientifiche ancora oggi in molti paesi africani e asiatici: in Egitto, per esempio, per alcuni medici è sufficiente osservare le increspature dell’ano e verificare se si riescono a infilare oggetti abbastanza larghi per individuare gli “omosessuali cronici” [BuzzFeed].

TUNISIA, APPELLO CONTRO LA TORTURA

Il dibattito sui test anali è sempre molto acceso in Libano e a settembre dell’anno scorso si è aperto anche in Tunisia, dopo l’arresto di un ragazzo accusato di “sodomia” e costretto a subire questo esame invasivo e umiliante [Il Grande Colibrì]. Molti giornalisti, intellettuali e semplici cittadini hanno manifestato la propria indignazione, ma è stato soprattutto il Consiglio nazionale dell’Ordine dei medici di Tunisia a usare parole molto dure di condanna: il test anale “‘è un attacco palese all’integrità fisica che rientra nel quadro della tortura fisica”, è “un esame medico-legale non consentito e non giustificato, che colpisce la dignità e l’integrità fisica e mentale della persona esaminata”.

Ora arrivano pesanti accuse anche da parte del Comitato contro la tortura delle Nazioni unite, che ha chiesto alla Tunisia la completa messa al bando di questi esami “che non hanno nessuna giustificazione medica” e che vengono effettuati in teoria con il consenso della persona accusata, che però spesso in realtà non sa di potersi legalmente opporre o accetta perché minacciata dalla polizia o per paura che il rifiuto possa essere interpretato come un’ammissione di “colpa” [Human Rights Watch]. L’abbandono di questa pratica sarebbe molto importante non solo per il benessere psicofisico di chi subisce questi test, ma anche perché l’articolo 230 del codice penale, che criminalizza i rapporti omosessuali, sarebbe molto meno applicabile senza questo strumento che finge di fornire prove sull’avvenuta penetrazione.

 

Pier
©2016 Il Grande Colibrì

2 Comments

  • p[ i] ha detto:

    Racconta Alaa Al-Aswani che nell'Egitto rurale era diffuso il mito che nell'ano degli omosessuali vivesse un parassita che condizionava il comportamento dell'ospite in modo da procurarsi lo sperma di cui si nutriva.

  • Loran ha detto:

    Si dice che si facevano certe cose anche nel italia fascista e che questi test causarono la condanna al confino a tante persone che soffrivano solo di emorroidi o altri disturbi in quel punto.

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