Skip to main content

Appena 10 giorni fa una ventata di ottimismo è arrivata dal lato africano del Mediterraneo: il sindacato degli imam tunisini ha infatti espresso un parere favorevole per il lavoro della commissione incaricata, da circa un anno, di definire le libertà individuali e l’uguaglianza. La commissione ha proposto una serie di riforme decisamente orientate in senso laico, tra cui l’abolizione dell’articolo 230 del codice penale, che prevede il carcere per i rapporti omosessuali e la pratica dei test anali forzati.

“L’islam non condanna l’omosessualità”

La commissione, tuttavia, ha proposto di stabilire una pena pecuniaria come sanzione sostitutiva del carcere, ma la proposta ha incontrato una bocciatura eccellente alcuni giorni fa. L’antropologo e islamista Youssef Sedik ha infatti sostenuto, in un’intervista alla rivista UltraSawt, che non esisterebbe nel Corano nessuna forma di punizione per l’omosessualità, che sarebbe biasimata ma senza alcuna forma di castigo.

Ho sentito alcuni giustificare questa proposta con il rispetto della sensibilità musulmana. Ma qual è la sensibilità dei musulmani? Non possiamo parlare della sensibilità della maggioranza musulmana. Al contrario, quando c’è una maggioranza schiacciante, sono loro che devono prendere in considerazione i diritti della minoranza“.

Sedik, che considera le proposte della Commissione “modeste e timide“, dice che nel Corano c’è addirittura “una certa benevolenza” nei confronti delle persone omosessuali. Certo, per il popolo del profeta Lot c’è riprovazione, ma non è scritto da nessuna parte nel testo che Dio punirà gli omosessuali.

“Una minaccia per famiglia e società”

Se però il lavoro dei commissari allo studioso appare limitato, c’è chi pensa che sia andato ben oltre rispetto a quello che si poteva concedere. Il partito islamista Ennahdha (Rinascita) ritiene infatti che alcune delle proposte possano “minacciare l’entità familiare e l’unità della società“. Gli organi di informazione stimano che le proposte della commissione, e in particolare quelle relative alla parità ereditaria e all’abolizione dell’articolo 230, quando saranno discusse in parlamento, troveranno il voto contrario di un partito che, “malgrado tutto quello che dicono i suoi dirigenti, è legato all’applicazione della sharia“.

Ancora più pesante l’attacco del sindacato di base dei predicatori, parte dell’Union Générale Tunisienne du Travail (Unione generale tunisina del lavoro; UGTT), principale sindacato nazionale, che ha infatti espresso un “rifiuto categorico” per le proposte di modifica legislative avanzate, sostenendo che sono “in contraddizione con la religione islamica, minano l’organizzazione della famiglia e dei valori morali e sono contrarie all’istinto umano“.

A fronte di questi attacchi, altre 34 organizzazioni e associazioni della società civile hanno espresso il loro apprezzamento per il lavoro della commissione, considerato in linea con gli standard dei diritti umani e gli orientamenti modernizzatori dello stato tunisino, nonché con le convenzioni internazionali firmate dallo stato e con la Costituzione del 2014.

Michele Benini
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Miguel Discart (CC BY-SA 2.0)

Leggi anche:

Tunisia, il sindacato degli imam favorevole ai diritti LGBT

Tunisia, gay denuncia in TV: “Mi volevano violentare”

Leave a Reply