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Nella capitale ucraina Kiev, alcuni attivisti nazionalisti ed ultrareligiosi hanno tentato di fare irruzione nell’hotel dove stava per iniziare l’European Lesbian* Conference (Conferenza europea delle lesbiche; EL*C). Diverse decine di persone appartenenti a questi gruppi hanno, inoltre, creato un picchetto fuori dall’albergo con cartelli che recitavano “Siamo contro i gay” e “I sodomiti andranno all’inferno”. Le ragioni di questi manifestanti sono chiare: mettere sotto pressione il governo affinché vengano prese posizioni omofobe e vicine alle proposte della destra nazionalista e religiosa.

Politici indifferenti

La violenza di questi gruppi contro eventi LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e femministi è in aumento nel paese: la comunità internazionale ha criticato più volte le autorità ucraine per il loro lassismo in materia e per l’incapacità di fermare gli atti intimidatori e violenti, salvo che ci siano, come nel caso della conferenza di Kiev o della parata annuale del Pride nella capitale, le telecamere delle TV internazionali puntate sull’evento.

Anche nel primo turno delle elezioni presidenziali, che si sono svolte lo scorso 31 marzo, l’argomento dei diritti alla minoranza LGBTQIA è stato tabù. Alcuni dei candidati alla presidenza non hanno fatto mistero della loro omofobia, e anzi qualcuno ne ha fatto un vanto durante la campagna. Quelli più “progressisti” sul tema, invece, si sono guardati bene dal mettere sul tavolo qualsiasi tipo di apertura in materia, ma si sono limitati a recitare la formula: “Crediamo che non sia questo il momento adatto per parlare dell’argomento”.

Lo sketch di Zelen’skyj

Un discorso a parte lo merita il candidato che è risultato in testa nei voti e che sfiderà il prossimo 21 aprile il presidente in carica Petro Oleksijovyč Porošenko: il comico televisivo Volodymyr Zelen’skyj.

Nello spettacolo di Capodanno del 2017, lui e il suo gruppo Kvartal 95 hanno messo in scena, su una TV nazionale, uno sketch basato su una versione di Pinocchio, che nei paesi dell’ex Unione Sovietica viene chiamato Buratino, evidentemente effeminata, che voleva essere chiamata Buratina, e sulle conseguenti umiliazioni che riceveva dal resto dei personaggi della favola, attraverso giochi di parole e battute omofobe. Lo sketch ha causato alcune proteste fuori della sede della TV, che hanno portato alle scuse da parte dell’emittente.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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