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Negli ultimi anni la scena si è presentata più volte agli attivisti arcobaleno: mentre si sta svolgendo un evento a carattere LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali trans, queer, intersex e asessuali), un gruppo di nazionalisti fa irruzione e inizia a intimidire i presenti, a volte anche “soltanto” a voce. La polizia di solito non interviene, o non interviene subito e si limita a prendere nota di ciò che succede, ma gli estremisti hanno comunque ottenuto il loro obiettivo: l’evento è stato annullato.

Impennata di violenze

Amnesty International, in un comunicato dell’8 febbraio, conferma: “Il 2018 ha visto un’impennata di attacchi violenti contro gruppi ed individui, nel nome del patriottismo e dei valori tradizionali”. Le vittime sono attivisti per i diritti umani, per i diritti delle donne, delle persone LGBTQIA e delle minoranze etniche. “Le autorità ucraine non hanno mai condannato queste violenze, mentre coloro che le hanno perpetrate possono continuare a godere di un’impunità quasi totale”. In generale, i movimenti di sinistra, i gruppi femministi e la comunità arcobaleno sono visti come “nemici del popolo ucraino”.

Bisogna anche aggiungere che, come accade spesso, questi gruppi hanno contatti e simpatizzanti all’interno delle forze dell’ordine, quindi, ogni volta che viene chiesta l’autorizzazione per un evento “sgradito”, vengono a sapere, molto prima che l’evento sia reso pubblico, il luogo, la data e chi sono gli organizzatori.

nazionalismo ucraino

Ipocrisia al Pride

L’unica eccezione è il Pride: lì la polizia ucraina si presenta in forze per impedire qualsiasi contatto a danno dei manifestanti e negli ultimi tre anni ha affrontato, anche con un certo vigore, qualsiasi tipo di attacco al corteo. Il perché è piuttosto evidente: la manifestazione viene seguito dai media internazionali e il governo ucraino ha bisogno di dare un’impressione di apertura sul tema.

Ma, fuori del raggio di azione delle telecamere, gli attacchi ai manifestanti continuano, soprattutto quando il corteo si dissolve alla fine dell’evento. Nel 2018 il gruppo LGBQTIA Nash Mir (Il nostro mondo) ha contato 17 casi di attacchi violenti a persone che avevano marciato al Pride, tutti in zone diverse di Kiev: alcuni omofobi si erano mischiati alla marcia e poi avevano seguito gli attivisti fino alla stazione della metropolitana, dove altri nazionalisti si erano uniti al pestaggio. Nessuno dei responsabili di questi attacchi è stato punito, e soltanto due delle vittime hanno sporto denuncia.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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