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Quando si parla di Africa il leit-motiv è quello relativo a governi e parlamenti che non promulgano leggi di riconoscimento dei diritti LGBTQ* (Il grande colibrì), senza spesso rilevare come le stesse popolazioni non sembrino particolarmente interessate alla concessione di pari dignità ad un mondo omo o transessuale peraltro (ovviamente) piuttosto invisibile.

A spiegare parzialmente la situazione ci pensa un sondaggio condotto in Ghana (paese a stragrande maggioranza cristiano) che mostrerebbe come ben l’82% della popolazione si opponga ai diritti per la popolazione LGBTQ* (Ghana Web). Se è vero che i sondaggi dicono spesso ciò che chi li ha commissionati vuole sentirsi dire, il dato rimane comunque impressionante e spiega perchè, anche nei Paesi dove all’omosessualità è riconosciuta pari dignità dalla legge, come in Sudafrica, la situazione sia tutt’altro che facile per i gay.

Tuttavia, dopo le cattive notizie dei giorni scorsi, qualche raggio di sole sembra apparire all’orizzonte. Appare dal Malawi, dove il governo, che già aveva mostrato aperture in questo senso (Il grande colibrì), sta lavorando a provvedimenti che rendano il Paese gay-friendly, quindi ben lontano dall’intolleranza attuale, in cui le prime persone che si sono dichiarate omosessuali sono state condannate a 14 anni di prigione e in cui (anche qui!) la forte presenza cristiana condanna fermamente l’omosessualità (Malawi Voice).

Ma anche e soprattutto dal Kenya, dove – dopo altri annunci di omosessuali pronti a candidarsi, tra cui l’attivista Denis Nzioka (Il grande colibrì) e in un contesto ancora una volta estremamente difficile (Il grande colibrì) – il politico ed attivista per i diritti civili David Kuria Mbote ha annunciato la sua candidatura per un seggio al senato nelle elezioni che nel marzo prossimo eleggeranno il nuovo parlamento nazionale (Global Press Institute).

E un’altra discesa in campo, certo meno difficile perché nel contesto dello spettacolo, ma altrettanto coraggiosa, riguarda la regina del kuduro, Titica, cantante angolana di fama mondiale, che non intende più nascondere la propria transessualità, sebbene il suo Paese sia fortemente omo e transofobo (Jeune Afrique).

Ma poiché per la gran parte delle persone l’omosessualità pubblica (o anche solo sospettata) rimane un rischio troppo forte da correre, va segnalata tra le buone notizie anche la concessione dell’asilo a Lamine, giovane senegalese gay, che secondo il Ministero doveva essere rimpatriato: il Tribunale amministrativo di Parigi non ha considerato l’opinione del governo e gli ha concesso il diritto di iniziare le pratiche di immigrazione in Francia (Anafé).

L’Africa non è comunque solo un continente complicato per la comunità LGBTQ* ma anche quello dove la diffusione dell’AIDS non è stata considerata, per anni, una priorità. Fortunatamente da questo punto di vista le cose sono radicalmente cambiate, se oggi dall’Africa arriva addirittura una lezione al mondo sulla lotta al virus: con una serie di rimedi più economici ma anche più vicini al paziente come persona, l’Africa ha ottenuto significativi risultati tanto nell’arginare la diffusione, quanto nell’assistenza al malato, pur essendo – per questo Continente – le cure disponibili nel mondo occidentale poco più che un miraggio (The Root).

 

Michele
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