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Johor Bahru, metropoli sulla punta della penisola di Malacca, Malesia. Un piccolo albergo, un posto anonimo, stanze economiche. Nove agenti della polizia religiosa si appostano dietro una porta. Poi irrompono nella camera. Trovano una ragazza ventenne, completamente vestita, ammutolita e immobilizzata dalla sorpresa. Gli agenti non si fermano, invadono il bagno: lì ecco un’altra ragazza, nuda. Nella stanza viene scoperto anche un dildo, un pene artificiale: questa è considerata la prova che dovrebbe giustificare il blitz sbirresco (che ha portato all’arresto anche di sette coppie eterosessuali). Le tue giovani donne, studentesse di scuola superiore, sono accusate di avere avuto rapporti lesbici e la dimostrazione sarebbe proprio quel giocattolo sessuale che loro giurano di avere appena comprato e di non avere mai usato. Ora rischiano fino a tre anni di carcere e sei frustate ciascuna (sinarharian.com.my).

La notizia non passa inosservata: sembra che sia la prima volta che viene arrestata una coppia di (presunte) lesbiche in Malesia e il paese asiatico nelle grandi città sta manifestando da tempo una certa insofferenza per gli eccessi omofobici del governo islamista (ilgrandecolibri.com). A difesa delle ragazze è intervenuta l’importante organizzazione di femministe musulmane Sisters in Islam (Sorelle nell’Islam), fondata, tra le altre, dalla imam fortemente gay-friendly Amina Wadud: Rashidi Abd Rahim, responsabile legale dell’associazione, ha fatto notare che il reato – se di reato si può parlare – non è stato assolutamente dimostrato e che le due giovani sono state arrestate sulla base di un semplice sospetto (therakyatpost.com).

Sulla testa delle due presunte lesbiche non pende solo la spada di Damocle di una possibile sentenza penale, ma anche il giudizio della gente, come nota ancora Abd Rahim: “Non sono state neppure concluse le indagini e la stampa le giudica già colpevoli“. Per questo Sisters in Islam ha stigmatizzato non solo l’arresto in sé, ma anche il suo carattere eclatante, il suo utilizzo a fini propagandistici: il blitz, d’altra parte, aveva il nome in codice di “Operazione indipendenza” perché è stato effettuato durante l’anniversario dell’indipendenza del paese dal Regno Unito. Bel modo di festeggiare…

Pier Cesare Notaro
©2014 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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