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Le tradizioni non giustificano le discriminazioni. Semplice e lineare la sentenza della Corte d’appello di Boston che ieri ha bocciato in modo netto il cosiddetto DOMA (Defense of Marriage Act) del 1996, che viola il diritto delle coppie gay e lesbiche di accedere al matrimonio. Il giudizio è storico, benché sull’argomento debba ancora pronunciarsi la Corte Suprema, poiché secondo la gran parte degli osservatori questa sentenza getta le basi per l’atteso e definitivo giudizio che seppellirebbe in modo tombale e a livello federale una legislazione costruita appositamente per difendere la tradizionale eterosessualità dei contratti affettivi. Né viene letto come di secondaria importanza il fatto che il giudizio della corte del Massachusetts sia stato emesso all’unanimità dai tre giudici chiamati ad esprimersi.

Dopo che l’anno scorso il Dipartimento di Stato ha abbandonato la difesa del DOMA e a sole tre settimane dall’annuncio di Barack Obama, di nuovo in bilico nei sondaggi per la rielezione, di essere intenzionato a promuovere il matrimonio gay (Il grande colibrì), un altro colpo che appare quasi decisivo va a far traballare la fragile impalcatura conservatrice statunitense. E per farlo usa un argomento che aveva già spazzato via, nel 2003, la legislazione texana che puniva gli atti di sodomia, attraverso una sentenza proprio della Corte Suprema: “La semplice disapprovazione morale non può di per sé giustificare una legge discriminatoria che si basi solo su questo“.

Il giudice Michael Boudin, che con Sandra Lynch e Juan Torruella ha redatto la sentenza, spiega inoltre che “per 150 anni il desiderio di mantenere la tradizione sarebbe bastato da solo per giustificare quasi qualunque tipo di norma, ma negli ultimi cinquant’anni la Corte Suprema invita ad un maggiore controllo dell’azione di governo federale, toccando gli interessi di vari gruppi di minoranza“.

Negli Stati Uniti, al momento, solo sette stati (oltre al District of Columbia) hanno approvato norme che riconoscono il matrimonio omosessuale, mentre trenta stati hanno promulgato leggi in linea con il DOMA. Ma tutto questo, se la sentenza della Corte Suprema seguirà il giudizio anticipato da Boston, potrebbe finire molto presto (The Christian Science Monitor).

E questa non é l’unica buona notizia che ci arriva da oltreoceano: il Senato della California ha infatti approvato una legge che mette al bando le terapie per curare l’omosessualità (Il grande colibrì) tra bambini ed adolescenti: la norma deve ricevere ora l’approvazione dell’Assemblea ed essere ratificata dal Governatore democratico Jerry Brown, ma non dovrebbe passare più di un mese prima che possa essere applicata. Per sostenerla il senatore Ted Lieu ha ricordato il caso dell’avvocato difensore delle cause gay Ryan Kendall, che fu sottoposto da bambino ad una terapia di questo genere: “Gli dissero che essere gay avrebbe fatto piangere Dio e per dieci anni lui per questo ha provato il desiderio di suicidarsi”, concludendo che “queste terapie sono pericolose“.

Prima ancora della legge, a bandire queste pseudo-cure ha pensato l’Organizzazione per la sanità panamericana: “Pretendere di curare le persone con un orientamento sessuale non etero non trova alcuna giustificazione e rappresenta una grave minaccia per la salute e il benessere degli interessati” (Reuters).

 

Michele
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