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I fatti accaduti sono davvero riassumibili in poche righe: il 22 settembre, durante un concerto dei Mashrou’ Leila, band libanese alternative rock piuttosto nota anche al di fuori dei paesi arabofoni, delle bandiere arcobaleno vengono sventolate, forse un po’ con orgoglio, forse un po’ con quella leggera spensieratezza che è normale durante un concerto.

La musica unisce e coinvolge e, come tutte le forme d’arte, raggiunge i picchi più alti dell’elevatezza dell’animo umano. La musica è una sorta di magia, che compie grandi e piccoli miracoli: dal semplice svoltare una giornata storta ad ogni comune mortale, passando per il salvare vite, finendo per dare voce a generazioni intere, portando avanti ideali davvero di tutti i tipi. Per questo trovo normale che durante un concerto venga la voglia di sventolare una bandiera che rappresenti un ideale per cui si combatte. In tante circostanze i concerti sono diventati delle vere e proprie manifestazioni di ideologie o di diritti.

Quello che riesce difficile riassumere è che a causa di questo gesto innocuo più di venti persone sono state arrestate. Perché la bandiera arcobaleno, che è simbolo della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) in tutto il mondo, in Egitto è invece simbolo di qualcosa di deplorevole per le autorità, che difendono una società musulmana conservatrice: l’omosessualità non è reato in Egitto, non espressamente almeno, ma gli arresti per questo motivo sono quasi all’ordine del giorno.

“Caccia alle streghe”

Inizialmente i Mashrou’ Leila (il cui frontman, Hamed Sinno, è dichiaratamente gay) si sono astenuti dal commentare i fatti, per evitare di aggravare ulteriormente la situazione.
 Poi, attraverso Facebook, hanno alzato la loro voce, questa volta senza il supporto di strumenti musicali, per accusare le autorità egiziane di una vera e propria persecuzione ai danni della comunità LGBTQIA egiziana – anzi, di una vera e propria caccia alle streghe. I giovani egiziani che sono sospettati di omosessualità vengono incarcerati e sottoposti a degli “esami anali” che sono da definire vere e proprie torture e violazioni, per comprovare i fatti di cui sono accusati. “È nauseante pensare che tutte queste reazioni isteriche siano state generate da un paio di ragazzini che tenevano un pezzo di stoffa che simboleggia l’amore” ha scritto la band.

I Mashrou’ Leila si sono anche fatti portavoce di una campagna per costringere l’Egitto a fermare questa caccia alle streghe e liberare i detenuti, a costo di vedersi impedire futuri concerti in Egitto, così come era già accaduto loro precedentemente in Giordania.

La musica e l’amore sono certamente tra le cose più belle che l’essere umano possiede: l’una è creata addirittura da lui stesso, l’altro è un vero e proprio dono. La musica e l’amore dovrebbero essere qualcosa di sacro, qualcosa che non dovrebbe venire mai contaminato dalle brutture dell’odio, dell’intolleranza, degli estremismi e dell’ignoranza.

Elena De Piccoli
©2017 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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