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Pochi giorni fa l’Università degli Studi di Verona ha annullato una giornata di formazione sui rifugiati LGBT a causa di proteste da parte di gruppi di estrema destra. Fatti simili non avvengono solo in Italia: nella scuola superiore Ruei-Siang di Kaohsiung, a Taiwan, il presunto dissenso di un gruppo di genitori ha fatto saltare una conferenza sull’omosessualità che avrebbe dovuto ospitare volontari della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) per parlare della propria esperienza e del proprio percorso personale.

Una protesta colorata

Ma, nonostante le varie discussioni fuori e dentro i social network, quando una comunità pretende che un evento si svolga, non glielo si può in alcun modo negare. Alla notizia della cancellazione della conferenza, la repentina risposta da parte degli studenti taiwanesi è stata assolutamente originale: hanno appeso una quantità innumerevole di bandiere arcobaleno fuori dalle aule, chiedendo di ripristinare l’evento.

Da quel che afferma Hung Chih-ho, portavoce dell’Associazione dei genitori, l’evento non sarebbe stato cancellato per la loro contrarietà riguardo ai temi LGBTQIA, ma solo sospeso per la necessità di avere un po’ di tempo per modificarne il contenuto. Nonostante la preoccupazione di Hung Chi-ho sul fatto che alcuni insegnanti avrebbero istigato la reazione degli alunni, la loro protesta pacifica non è comunque passata inosservata: dalla scuola infatti è arrivata la conferma che i temi dell’evento verranno esaminati dai genitori il prossimo 30 maggio, poi si potrà fissare un’altra data per la conferenza.

Una società divisa

Se gli studenti non avessero protestato così palesemente, l’evento sarebbe stato cancellato senza troppi echi. Ma se sono gli alunni, uomini e donne del domani, a pretendere che si parli di un certo argomento, allora non c’è giustificazione che tenga.

Percepisco che da questa storia emerge un evidente gap generazionale importante, che riflette le contraddizioni di un paese che garantisce un buon livello di uguaglianza e diritti alla comunità LGBTQIA, ma nel quale diversi gruppi anti-gay si sono risvegliati per bloccare la strada ai diritti, specialmente dopo la sentenza storica dello scorso anno sul matrimonio egualitario.

Infatti, l’anno scorso la Corte costituzionale ha deciso di legalizzare i matrimoni omosessuali. Una legge ufficiale in merito ancora non esiste, ma il parlamento ha solo due anni di tempo per emanarla e trasformare così Taiwan nel primo paese in Asia a permettere queste unioni.

Omofobi all’attacco

Come accennavo prima, la strada verso i diritti non è mai priva di ostacoli. Lo scorso aprile, infatti, la Commissione elettorale centrale di Taiwan (CEC) ha approvato tre proposte referendarie avanzate da gruppi anti-gay. Questa decisione lascia increduli molti cittadini e si pone in netto contrasto proprio con la storica sentenza che ha dichiarato incostituzionale la mancanza di una legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Chissà se fra i membri di questi gruppi omofobi non ci sia qualche genitore che ha determinato l’annullamento della conferenza scolastica, magari guidato da una paura infondata che suo figlio potesse avvicinarsi troppo alla comunità LGBTQIA, vista molto spesso come una realtà troppo estranea, che sì, esiste, ma tanto non ci tocca da vicino, quindi può rimanere dov’è senza disturbare troppo la quiete della “normalità”. Fortunatamente i figli molte volte stanno un pezzo avanti ai genitori. Non a caso una delle tre proposte referendarie proponeva proprio di prevenire l’educazione alla differenza sessuale nelle scuole.

Attualmente movimenti e attivisti LGBTQIA cercano di capire come mai ci sia un tale ritardo nell’emanare una legge che si conformi alla decisione della Corte sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Riguardo alle costanti e recenti proteste dei gruppi anti-gay, l’organizzazione LGBT EqualLove dichiara: “Dovremmo salvaguardare i progressi duramente conquistati” visto che Taiwan è arrivata così lontano ad abbracciare la diversità.

Ginevra
©2018 Il Grande Colibrì
foto: PNN / Twitter

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