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“你好,我是同性恋” (Ciao, io sono gay): questo è il testo del nuovo hashtag di protesta che dal 13 aprile è comparso (e scomparso) su vari profili di Weibo, il più grande social network cinese, paragonabile a un Facebook della Repubblica Popolare Cinese. Ed  è un testo che ha ottenuto una vittoria eclatante sulla censura.

L’omosessualità censurata online

Il 13 aprile scorso, con un comunicato ufficiale, Weibo ha reso note le nuove linee guida che, da qui a tre mesi, “ripuliranno” la popolare piattaforma virtuale per “uno sviluppo luminoso e armonioso della community”. Gli argomenti da rimuovere e proibire sono stati così riportati nella nota ufficiale: 1) cartoni animati, immagini e video pornografici; 2) violenza sanguinaria; e 3) omosessualità.

cinesi si dichiarano gay e lesbiche su internet

Alcune foto della campagna su Weibo “Io sono gay”

Nel 2018, il paese che vuole rappresentare il futuro del mondo, mette sullo stesso piano la violenza sanguinaria e l’amore omosessuale. “Non può esistere l’omosessualità sotto il socialismo? – scrive un utente Weibo – È incredibile che la Cina progredisca economicamente e militarmente, ma che ritorni al feudalesimo in termini di idee“.

Già nel 2017 le autorità cinesi avevano annunciato future restrizioni e censure su argomenti e discussioni inerenti l’omosessualità. A questa discriminazione ordinata dall’alto, a raggiera, sembra che si possa ricondurre l’esclusione improvvisa, senza spiegazioni ufficiali, del film “Chiamami con il tuo nome” di Luca Guadagnino dalla lista delle pellicole in presentazione al Film Festival di Pechino. Ma nel caso di Weibo c’è stata una straordinaria mobilitazione degli internauti, che hanno fatto coming out online con messaggi e scatti molto emozionanti e che sono riusciti a imporre la revoca della censura.

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Alcune foto della campagna su Weibo “Io sono gay”

Messaggi e selfie: “Io sono gay”

Già alla mezzanotte del sabato seguente al comunicato di Weibo, erano stati oscurati più di 170mila account che, assieme all’hashtag #我是同性恋, avevano voluto esprimere il loro disappunto per questa censura: c’è chi aveva pubblicato foto di coppia, chi foto di se stesso senza maschere, chi scatti di una quotidianità intima e inequivocabile.

Sono omosessuale, non me ne vanto ma non mi sento nemmeno inferiore“. “Se non solleviamo ora la nostra voce, allora quando?“. “Io sono gay, e tu?“. “Non penso di essere nato come qualcosa di vergognoso“. “Sono omosessuale e questa sono io con mia moglie“. “Sono gay, ma questo non mi impedisce di amare il mio bambino“. “Se non si trova la luce, io sarò il mio sole“. “Oggi è il 2340° giorno che siamo insieme, la nostra voce è piccola ma necessaria“.

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Alcune foto della campagna su Weibo “Io sono gay”

“L’amore non è mai sbagliato”

L’amore per lo stesso sesso è sbagliato?” si era interrogato con retorica un articolo apparso sull’altro colossale social network cinese, Weixin (da noi noto come “WeChat”). “Può darsi che ci sia un conflitto con i concetti morali tradizionali cinesi, tuttavia, dal punto di vista della natura umana, non c’è nulla da biasimareaveva sentenziato l’articolo, riprendendo poi un prezioso intervento della famosa sociologa Li Yinhe intitolato “Non c’è amore nel mondo che sia sbagliato”.

Li Yinhe, in quest’intervento, in poche parole esprime tutta l’ingiustizia che spesso investe l’amore omosessuale: “Finché è amore, non è sbagliato. Non c’è nessun oggetto d’amore sbagliato nel mondo, nessun amore è sbagliato. L’amore stesso è una ragione sufficiente e una solida evidenza per la sua esistenza. Dire che l’amore è sbagliato è un paradosso. Perché l’avvento dell’amore non è intenzionale, non importa se è giusto o sbagliato. Proprio come non si può dire che questa pioggia sia un errore, questo vento sia un errore o questo lampo sia un errore“.

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Alcune foto della campagna su Weibo “Io sono gay”

Benedetta
©2018 Il Grande Colibrì

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