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In Indonesia fino a pochi giorni fa le persone transgender e waria (appartenenti al “terzo genere” riconosciuto tradizionalmente nel paese) non potevano ottenere una carta di identità e, quindi, non potevano godere di tutti i diritti e i servizi legati al possesso di questo documento: gli uffici pubblici opponevano il proprio rifiuto affermando che l’aspetto di queste persone non corrisponde al sesso indicato nell’atto di nascita. Ma ora la lunga lotta del movimento trans è riuscita a superare questa situazione assurda: a inizio giugno il ministero degli interni ha stabilito che le persone transgender e waria potranno ricevere una carta di identità, senza nessun intralcio burocratico.

La decisione è tutt’altro che perfetta, dal momento che il documento continuerà a indicare il sesso assegnato alla nascita, anche se le persone transgender e waria potranno utilizzare fotografie “con la fisionomia del loro genere attuale“. Nonostante questo, il passo avanti resta molto importante e lə attivistə per i diritti umani parlano di una svolta storica. L’urgenza della decisione, d’altra parte, è dimostrata dai numeri: in una settimana più di 400 persone transgender e waria hanno ottenuto la carta di identità nella sola capitale Jakarta.

La notizia è ancora più importante se si tiene conto del quadro complessivo del paese per quanto riguarda i diritti delle persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali): nel corso degli ultimi anni, il più grande stato a maggioranza musulmana del mondo ha visto sgretolarsi la propria secolare tradizione di tolleranza nei confronti della diversità sessuale, lasciando spazio a un fondamentalismo islamico alimentato dall’Arabia Saudita.

indonesia donna velo arancioneEsorcismi anti-LGBT

Così, per esempio, per “guarire” le persone trans, omosessuali e bisessuali è ormai frequente il ricorso alla ruqya (esorcismo islamico), che è diventata un vero e proprio business, presente anche online. Come spiega la cantante lesbica Kai Mata, i trattamenti variano moltissimo: alcune persone devono ascoltare continuamente testi religiosi mentre sono chiuse a chiave per giorni in uno stanzino, altre subiscono docce gelide sotto la supervisione di un santone.

Pensiamo che i pazienti LGBT di cui ci occupiamo siano posseduti da jinn [sorta di spiriti della tradizione islamica; ndr] che ne controllano anima e corpo – spiegava un sito che per fortuna è stato da poco chiuso – Durante la ruqya, i nostri terapeuti reciteranno versetti sacri e preghiere di protezione per spaventare i jinn ed espellerli dal corpo del nostro paziente“. Il tariffario del sito permetteva di capire meglio in cosa consistevano le “terapie” proposte: oltre agli esorcismi (85 euro per quattro sessioni), si poteva optare per alternative che andavano dall’elettroshock (60 euro per cinque sessioni) fino alla “terapia sessuale“, cioè a uno “stupro correttivo” da pagare 170 euro a sessione.

Pregiudizi psichiatrici

Purtroppo l’idea che si possa “guarire” da transgenderismo, omosessualità e bisessualità non è contrastata dalla maggioranza della comunità medica indonesiana: persino la Perhimpunan Dokter Spesialis Kedokteran Jiwa Indonesia (Associazione psichiatrica indonesiana; PDSKJI) ritiene che si tratti di disturbi mentali da curare con “assistenza psicologica” (cioè le famose “terapie di conversione” ormai da tempo sbugiardate dalla ricerca scientifica). Insomma, i documenti di identità sono importanti, ma la battaglia per i diritti fondamentali resta molto lunga.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Endho (CC0) / da pxfuel (CC0)

 

Pier Cesare Notaro: “Antifascista, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA e delle persone migranti, dottore di ricerca in scienze politiche, mi sono interessato da subito ai temi dell’intersezionalità” > leggi tutti i suoi articoli

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