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Anche nelle due settimane trascorse tra il primo turno e il ballottaggio delle presidenziali francesi, come nel resto della campagna elettorale [Il Grande Colibrì], le tematiche legate alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) non hanno conquistato grande attenzione, nonostante il fatto che Marine Le Pen, candidata del partito di estrema destra Front National (Fronte nazionale; FN), abbia un programma fortemente ostile alle minoranze sessuali.

Le ultime dichiarazioni dei candidati

L’altro candidato, il centrista Emmanuel Macron, ha semplicemente ribadito la promessa di permettere la procreazione medicalmente assistita per le lesbiche e il riconoscimento dei bambini nati all’estero tramite gestazione per altri, una pratica che vuole comunque mantenere illegale sul territorio francese. In un discorso pronunciato il primo maggio ha anche detto qualche bella parola sulle famiglie omogenitoriali: “Proteggerò tutte le famiglie, in nome delle famiglie, perché anche due uomini che si amano e che hanno figli sono una famiglia, perché anche due donne che si amano e che hanno figli sono una famiglia” [Le Figaro].

Marine Le Pen, invece, ha preferito tacere, lasciando la parola ai suoi familiari: sua nipote, Marion Le Pen, considerata da molti come la futura leader del Front National, ha ribadito la volontà dell’estrema destra di cancellare il diritto al matrimonio per le coppie omosessuali, proponendosi come garante di questo provvedimento [BMF TV]. Intanto Jean-Marie Le Pen, padre di Marine e fondatore del partito, ha criticato le esequie di Xavier Jugelé, il poliziotto gay ucciso sugli Champs-Élysées a Parigi, dicendo che sarebbe stato celebrato più l’omosessuale che l’agente. Parole “indegne”, come le ha definite Macron.

Durante il confronto in TV, Le Pen si è limitata a proporre la bufala secondo cui Macron sarebbe a favore della gestazione per altri (che lei ha definito come “ventri da vendere e acquistare”) e a fare allusioni velenose, dipingendo il rivale come nemico delle famiglie e ricordando la sua amicizia con l’imprenditore omosessuale Pierre Bergé [Le Parisien]. Insomma, ha voluto riprendere la propaganda omofoba e presentare Macron come un gay nascosto, senza avere il coraggio di dirlo esplicitamente.

Gli appelli: “Votare contro Le Pen”

Di fronte a una candidata così ostile alle minoranze sessuali (e ancor di più a quelle etniche, culturali e religiose), gli attivisti LGBTQIA non hanno ovviamente dubbi: “Neanche un solo voto deve andare a Le Pen”, come ha scritto il coordinamento delle associazioni Inter-LGBT in un comunicato in cui ha fatto appello “a mobilitarsi massicciamente da subito per sconfiggere le idee del Front National e proteggere i nostri valori di uguaglianza e giustizia e tutte le minoranze”. Nel comunicato, però, non si dice di votare Macron e questo ha creato molte polemiche.

L’ex presidente di Inter-LGBT, Jérôme Beaugé, per esempio, ha scritto su Têtu che è necessario votare Macron, anche se ha precisato che “non è un atto di adesione al suo programma liberale”, ma solo “un atto di resistenza contro il Front National, contro il fascismo, contro l’attacco alle libertà, contro la messa in discussione della repubblica e dello stato di diritto, contro l’odio, in particolare l’odio anti-LGBT”. Mentre il dibattito si infiammava, Inter-LGBT è uscita con un nuovo comunicato un po’ pilatesco, in cui invita a votare “l’avversario del Front National”… senza però citarne il nome!

Altre organizzazioni, come l’Association des Familles Homoparentales (Associazione delle famiglie omogenitoriali; ADFH), l’Association des Parents Gays et Lesbiens (Associazione dei genitori gay e lesbiche; APDL) o SOS Homophobie (SOS omofobia), invitano esplicitamente a votare Macron, ma allo stesso tempo sottolineano come sia una richiesta motivata dalla necessità di fermare Le Pen e non un’adesione a un programma “che non soddisfa al 100% le nostre rivendicazioni”.

Elezioni in Francia: Le Pen, Macron e i diritti LGBT

Macron, l’alternativa senza passione

Insomma, dire che Macron non suscita l’entusiasmo di buona parte del movimento LGBTQIA francese è un eufemismo. Nelle organizzazioni più attive politicamente, poi, l’accoglienza per il candidato centrista è gelida. Durante la manifestazione del Primo Maggio, per esempio, Cy Lecerf Maulpoix di Pink Bloc ha detto che non si asterrà, ma ha spiegato: “Bisognava scendere in strada per gridare la nostra disapprovazione e il nostro rigetto per l’FN, ma anche dire che continueremo a batterci anche dopo che Macron sarà eletto”.

Anche Mickaël Zenouda di Act Up-Paris, storica associazione per il lotta all’AIDS, ha ribadito il suo “no a Le Pen”, ma ha anche ricordato che neppure Macron ha fatto proposte serie sulla lotta alle malattie sessualmente trasmissibili (MST), sulla sanità e sulla lotta alle discriminazioni [Yagg].

Intanto Jean-Charles Lallemand, incaricato per le questioni LGBTQIA del candidato di sinistra Jean-Luc Mélenchon, ha giustificato la scelta di non dare indicazioni di voto non solo con il fatto che Macron, nel prepararsi al ballottaggio con l’estrema destra, continua a presentarsi come candidato di parte e non come paladino di un fronte repubblicano unitario, come aveva fatto Jacques Chirac nel 2002, ma anche con l’inefficacia di questo tipo di appelli [Têtu].

Resta il fatto che gli uomini gay francesi sono propensi a votare per Le Pen tanto quanto gli eterosessuali, nonostante voglia cancellare i loro diritti. Le donne lesbiche, invece, sono meno disposte ad accettare politiche contro libertà, uguaglianza e fratellanza e hanno votato più frequentemente per i candidati di sinistra [Il Grande Colibrì].

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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