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Nella campagna per le presidenziali francesi del 23 aprile si è parlato talmente poco di tematiche legate alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) che si capisce la tentazione di sorvolare l’argomento anche sui media specializzati. Eppure la questione non è affatto da sottovalutare: se siamo lontani anni luce dai dibattiti che avevano acceso le presidenziali del 2012 [Il Grande Colibrì] sui matrimoni gay, poi approvati dalla maggioranza socialista di François Hollande, dietro il quasi silenzio di oggi si può sentire un rumore di sottofondo che potrebbe annunciare ben poco di buono.

Chi fa più parlare di sé sulle tematiche LGBTQIA è certamente François Fillon, il candidato dei Républicains, i repubblicani di centrodestra. Da sempre schierato contro i diritti delle minoranze sessuali, Fillon ha affidato la propria campagna elettorale all’associazione cattolica integralista Sens Commun (Senso comune; SC), tra le promotrici della Manif pour Tous contro le nozze tra persone dello stesso sesso [Il Grande Colibrì].

Il candidato presidente sembra deciso a premiare questa organizzazione che gli è rimasta fedele nonostante la valanga di scandali che lo ha travolto negli ultimi mesi: non bastava la promessa di cinque posti in parlamento [Le Parisien], ora Fillon ha aperto all’idea di affidare agli integralisti di Sens Commun anche un ministero, come ha dichiarato in un’intervista radio [Europe1]. A entrare nel governo, secondo voci di corridoio, potrebbe essere Madeleine de Jessey, leader di SC e già fondatrice dei Veilleurs, le Sentinelle in Piedi francesi. L’idea divide fortemente i Républicains (basti pensare che il secondo arrivato alle primarie del centrodestra, Alain Juppé, è favorevole a matrimoni e adozioni gay).

Se Fillon è additato come il candidato dell’omofobia, paradossalmente Marine Le Pen continua ad attirare una larga parte dell’elettorato LGBTQIA, soprattutto tra gli uomini gay e in particolare tra quelli sposati [Il Grande Colibrì], nonostante il programma del Front National (Fronte nazionale) sia molto chiaro: l’estrema destra vuole cancellare il diritto a sposarsi e ad adottare per le coppie omosessuali, mentre demonizza la procreazione medicalmente assistita per le lesbiche e la gestazione per altri [Il Grande Colibrì]. La paura dell’immigrazione e dell’islam, però, sembra più forte del rispetto di sé e dei propri diritti per molti elettori gay.

Francia: il voto gay non esiste, quello lesbico sì

A raccogliere più voti tra lesbiche e gay, comunque, dovrebbe essere Emmanuel Macron [Il Grande Colibrì], nonostante sui diritti LGBTQIA sia rimasto abbastanza sul vago, esprimendosi chiaramente solo sui due principali temi di scontro: la procreazione medicalmente assistita (è a favore) e la gestazione per altri (è contrario, ma vuole riconoscere i figli nati in questo modo all’estero).

Negli ultimi giorni ha pubblicato sul sito del suo movimento En Marche ! (In marcia!) una lettera alla comunità LGBQTIA, cercando di apparire più convincente. “Voglio essere il presidente della Repubblica che darà a tutte le cittadine e a tutti i cittadini le stesse possibilità di usare le proprie libertà e di vivere la vita che desiderano”, scrive Macron, ma poi rimane sul vago: la scuola deve fare attenzione al bullismo, la polizia deve essere formata, l’omofobia online deve essere combattuta, aziende e locatori di casa non devono discriminare… Bei propositi, ma come li vuole realizzare?

Da questo punto di vista appare molto più determinato l’altro candidato che secondo i sondaggi ha qualche chance di arrivare al ballottaggio del 7 maggio e che continua a vedere aumentare i propri consensi: Jean-Luc Mélenchon, del Front de Gauche (Fronte di sinistra).

Se anche lui è contrario alla gestazione per altri (almeno, ha spiegato il suo portavoce a Hétéroclite, finché esisterà una disparità economica e politica tra i generi che ora renderebbe impossibile escludere lo sfruttamento delle donne), propone invece di permettere la procreazione medicalmente assistita a madri lesbiche o single, di facilitare e velocizzare il cambiamento di genere sui documenti per le persone transgender e di vietare le mutilazioni alla nascita delle persone intersessuali. Inoltre promette maggiori investimenti a favore della lotta all’AIDS e alle altre malattie sessualmente trasmissibili.

A favore dei diritti LGBTQIA, anche se con un programma più limitato rispetto a Mélenchon, è anche Benoît Hamon, candidato del Parti Socialiste (Partito socialista), che però non sembra proprio destinato a superare il primo turno. Ancora meno possibilità dovrebbe avere Philippe Poutou, del Nouveau Parti Anticapitaliste (Nuovo partito anticapitalista), che sui temi LGBTQIA propone sostanzialmente le stesse cose di Mélenchon.

Insomma, le elezioni francesi potrebbero tradursi in politiche molto diverse per le minoranze sessuali, segnando un nuovo periodo di passi avanti dopo i cinque anni di François Hollande oppure una chiusura molto pesante. Se ne parla poco ed è un peccato. Perché si annuncia una svolta molto profonda, anche se per ora è impossibile dire in quale direzione.

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Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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