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Il 2022 inizia con un passo importante per la Grecia. Fino a pochi giorni fa, agli uomini omosessuali e bisessuali (o comunque a qualsiasi uomo avesse rapporti sessuali con altri uomini) non era permesso donare il sangue. C’era un vero e proprio divieto, introdotto nel 1977 in piena epidemia da HIV/AIDS.
La richiesta di rivedere questa normativa è pervenuta da Thanos Plevris già da quando ottenne la carica di ministro della Salute lo scorso settembre. In tempi piuttosto brevi, la settimana scorsa è stato finalmente firmato il decreto ministeriale che elimina il divieto.

Certo è che la voce degli attivisti LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali) è rimasta inascoltata tutti questi anni, eppure di battaglie ne sono state fatte moltissime. Irene Petropoulou, presidente dell’organizzazione LGBT+ OLKE, afferma

“Revocare questo divieto di lunga durata sulla donazione di sangue è stato il minimo che questo governo potesse fare”.

Anche se l’omosessualità in Grecia non è considerata una malattia, in situazioni come questa si rafforza inevitabilmente l’idea che sia quel che in inglese verrebbe chiamato “disorder”. Gli attivisti hanno ripetuto per decenni, invano, quanto questo divieto fosse discriminatorio e stigmatizzante verso gli uomini gay, considerati a prescindere come soggetti pericolosi per la trasmissione dell’AIDS/HIV. Soprattutto oggigiorno, con le nuove tecnologie, è completamente privo di senso un divieto simile, una privazione a vita per una persona che vuol fare un gesto importante come donare il proprio sangue.

LA GRECIA COME L’ITALIA

La Grecia raggiunge quindi l’Italia. Anche da noi, dal 1991, era presente lo stesso divieto. In fase di registrazione della pratica si chiedeva all’aspirante donante di dichiarare la propria “non omosessualità”. La norma venne eliminata il 18 aprile 2001 con un decreto firmato da Umberto Veronesi, l’allora ministro della Sanità. Da quel momento si parla di “comportamenti a rischio” e non più di “soggetti a rischio”, ribaltando una narrazione pericolosamente discriminatoria e diseducativa, per non dire un’offesa alla dignità, che vedeva come pericolo il soggetto omosessuale in sé e non il comportamento sessuale che una persona può o meno mettere in pratica.

Il presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola, spiega benissimo la situazione attuale:

“Dal 2001 il grado di sicurezza degli emocomponenti viene stabilito in base al comportamento di ciascun individuo, indipendentemente dall’orientamento sessuale: se qualcuno ha avuto comportamenti considerati pericolosi non potrà donare il sangue, sia esso eterosessuale o omosessuale. Qualsiasi divieto che tenga conto solo dell’orientamento sessuale va considerato discriminatorio”.

QUAL È LA SITUAZIONE IN EUROPA?

In Europa, mentre Lituania, Slovenia e Croazia vietano ancora la donazione del sangue agli uomini gay, a far compagnia ad Italia e Grecia, si annoverano altri paesi che non prevedono alcun tipo di divieto o sospensione: Spagna, Portogallo, Gran Bretagna (il vincolo di astensione da rapporti sessuali per 3 mesi è decaduto proprio a dicembre 2021), Olanda, Polonia, Russia, Albania, Bulgaria, Ucraina e Lettonia.
Per quanto riguarda gli altri paesi europei, essi prevedono delle sospensioni dai rapporti sessuali che vanno da 4 mesi ad 1 anno.

E NEL RESTO DEL MONDO?

In paesi come Venezuela, Algeria, Emirati Arabi, Turchia, Cina, Tailandia, Malesia e Filippine, tra gli altri, gli omosessuali sono ancora esclusi dalla possibilità di donare il sangue.
Australia, Stati Uniti, Canada, Corea del Sud prevedono un’astensione di 3 o 4 mesi (da poco ridotta nei primi due paesi, prima era di 12 mesi). Ma a livello di sospensione, chi se la passa peggio è senza dubbio Taiwan che, dal 2018, richiede una pausa dai rapporti sessuali di ben 5 anni!
Non male per quasi tutto il Sudamerica, Messico e Sudafrica, in cui gli uomini che hanno rapporti con altri uomini possono donare liberamente.

 

Ginevra Campaini
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Avis.it

 

Ginevra Campaini: “Mi chiamo Ginevra e non sopporto gli stereotipi delle categorie maschile e femminile. Scrivo per imparare, capire e condividere quello che succede a me e alle persone LGBT+ nel mondo” > leggi tutti i suoi articoli

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