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Che abbia un senso mescolare fede e stato, specie in Paesi che si rifanno all’umana divinità che diceva “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio“, appare sempre più improbabile. Tuttavia sembra che non ci sia speranza di ottenere una politica realmente laica e una libertà religiosa che sia equa per tutti. Se questo, per ragioni storiche, geografiche e di tradizione è vero particolarmente in Italia, non sembra essere indifferente altrove. Scatenando anche paradossali battaglie di numeri per sostenere le proprie ragioni.

Accade così che in Gran Bretagna un sondaggio commissionato da Stonewall mostri che il 58% dei credenti inglesi sarebbe favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso. La ricerca, condotta su oltre duemila cittadini del regno, offre risultati incoraggianti ma non esaltanti, come puntualizza l’amministratore delegato Ben Summerskill, secondo cui “c’è ancora molto da fare prima che la Gran Bretagna del ventunesimo secolo diventi una nazione realmente tollerante“, notando al contempo che “recentemente abbiamo sentito esponenti religiosi paragonare l’omosessualità alla poligamia, alla bestialità e all’abuso sui minori, mentre questo sondaggio chiarisce che essi non parlano a nome della maggioranza dei fedeli inglesi” (Stonewall).

La ricerca dimostrerebbe anche che più persone religiose che in passato (il confronto è con un analogo sondaggio condotto cinque anni fa) ritengono che il problema della discriminazione sessuale vada affrontato e non avrebbero problemi ad avere un rappresentante religioso omosessuale . Il novanta per cento degli intervistati si dichiara inoltre a favore di politiche di protezione dal bullismo omofobico a scuola, di misure di tutela delle persone LGBT sui luoghi di lavoro e in campo sanitario. La percentuale di favorevoli ad unioni gay diverse dal matrimonio tocca addirittura il 73%.

Tuttavia l’esperienza dimostra che i sondaggi vanno trattati per quello che sono e che spesso sono condizionati dal modo in cui vengono poste le domande.

A confermare questa cautela ci pensano i risultati di una ricerca demoscopica condotta da soggetti tutt’affatto diversi: commissionata alla ComRes dalle istituzioni cattoliche, il sondaggio in questione mostrerebbe come il 70% degli intervistati sia contro la ridefinizione del matrimonio (e quindi, secondo i committenti, contro la possibilità di matrimonio omosessuale) . “I risultati dimostrano che il matrimonio deve restare decisamente un’istituzione che unisce un uomo e una donna, mentre per gli omosessuali sono adatte le unioni civili – afferma Austen Ivereigh, coordinatore di Catholic VoicesInoltre si dimostra che per la maggioranza il matrimonio dev’essere primariamente a favore dei figli“.

In realtà la ricerca, che anche in questo caso ha come campione duemila persone, appare qui condotta in modo da poter proporre un risultato che sia scontato (chi di noi, intervistato, direbbe mai che non dev’essere il bambino l’elemento più salvaguardato all’interno di un’unione, di qualsivoglia tipo? mentre la risposta viene chiaramente strumentalizzata con il duplice scopo di combattere il matrimonio omosessuale e di negare alle unioni civili il diritto all’adozione); la tipologia di domande e la loro scarsa quantità offrono ai promotori del sondaggio cattolico una maggiore malleabilità delle risposte: ma la vera questione è che le ricerche statistiche offrono elementi ma non possono né devono condizionare le scelte, perché risentono troppo dell’emotività degli eventi e dal desiderio dei committenti di dimostrare le loro ragioni.

Da segnalare che anche la Chiesa d’Inghilterra si oppone al matrimonio omosessuale, ritenendolo imprescindibilmente l’unione tra uomo e donna.

Uscendo dai confini europei e demoscopici, notiamo con piacere che anche la Corte federale di New York, nel giudicare il caso di Edith Windsor e Thea Spyer, ha considerato come incostituzionale l’atto che mirava a preservare solo per gli eterosessuali l’istituzione matrimoniale (NY Daily News), come già accaduto qualche giorno fa a Boston (Il grande colibrì). Ma negli Stati Uniti il voto religioso (quello cattolico in particolare) potrebbe essere determinante per il risultato delle prossime elezioni presidenziali (Newsmax), ora che Obama ha sposato le cause civili più laiche (Il grande colibrì) e molte delle promesse fatte rischiano così di rimanere solo sulla carta.

 

Michele
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