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Una bella sera d’estate: temperatura ideale, atmosfera suadente, musica ammaliante. E la persona perfetta proprio lì, accanto a te, tu e lui davanti al palco, sulle spalle di due amici. In queste condizioni non ti scappa un bacio: il bacio ti corre addosso e ti travolge, come corrono le labbra a incontrarsi e fondersi. E tutto il mondo si riduce a quella bocca nella tua bocca, a quei capelli tra le tue dita, all’erezione del cuore e all’emozione del basso ventre.

Ma in una dimensione parallela, che forse è solo sogno, il mondo intorno a te continua a esistere, a girare, a vedere e giudicare. E se tu sei un uomo e la tua metà pure, sta’ certo che gli altri spettatori del concerto lo noteranno eccome quel bacio. E se poi sei in un paese come la Tunisia, il vostro bacio correrà di bocca di bocca, di tweet in tweet, di like in like e diventerà evento, diventerà simbolo, diventerà prova d’amore – non solo di quell’amore particolare che non ti fa capire più niente, ma di quell’amore in generale che ancora non è capito, non è detto, non è accettato.

L’occasione certo era propizia: a Tunisi i Mashrou’ Leila, un gruppo libanese nato nel 20o8, suonavano come sempre le loro canzoni di amore e lotta, spezzavano cuori e tabù con la voce di Hamed Sinno, che nel 2013 ha fatto pubblicamente coming out. Qua e là gli spettatori sventolavano le bandiere arcobaleno dell’orgoglio LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali). Quel bacio, a pensarci poi, sembra quasi inevitabile, scritto nel libro del destino. “È stato un gesto talmente spontaneo – racconta Rania all’Huffington Post Tunisie – Quando si ama chi se ne frega se si è etero, omo o bisessuali? Era bello da vedere”.

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Ma in una dimensione parallela, che forse è solo incubo, il mondo continua a esistere, a girare storto, a vedere e giudicare. E allora qualcuno ha anche urlato insulti, altri hanno fatto il dito medio. Perché la Tunisia resta ancora il paese omofobo in cui, nelle stesse ore del concerto di Tunisi, 26 persone omosessuali, o sospettate di esserlo, sono state cacciate in malo modo dai buttafuori del nightclub 1821 Village di Sousse, armati di bastoni e di ingiurie, perché i “froci” (così li hanno chiamati) “hanno iniziato ad avere comportamenti a dir poco inopportuni e osé (stesi per terra) davanti a tutti i nostri clienti” [Facebook]. Chi è stato espulso dal locale spiega però che stava semplicemente ballando. E le associazioni LGBTQIA del paese (Damj, Mawjoudin e Chouf) lanciano un appello per boicottare la discoteca.

Dopo la sua “primavera”, la Tunisia resta ancorata all’inverno degli arresti, delle manette e dei test anali, degli insulti e degli spintoni. Eppure in certe notti calde di luglio sembrerebbe così naturale, così spontaneo, avviarsi verso un estate di musica e di baci, di pane e di rose.

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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