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Gli indù dovrebbe capire qual è la realtà: le minoranze in India hanno una natura terroristica. Dovremmo sterilizzare le minoranze per salvare l’India” scrive un commentatore, facendosi portavoce delle idee razziste del nazionalismo induista, rafforzate recentemente dall’avvento alla presidenza di Narendra Modi, leader del Bharatiya Janata Party (BJP; Partito del Popolo Indiano) che rimane ambiguo sul rispetto dei diritti delle minoranze tanto religiose quanto sessuali (ilgrandecolibri.com). Il gruppo guardato con più sospetto e vittima di più frequenti violenze è quello dei musulmani. Ad esempio a Trilokpuri, quartiere residenziale povero e multiconfessionale a est di Delhi, le tensioni erano in crescita da giorni: prima sono stati installati idoli induisti davanti alle moschee, poi gruppi di giovani hanno iniziato a disturbare le preghiere islamiche, quindi alcuni negozi sono stati saccheggiati.

Le tensioni erano alimentate da una minoranza, ma la paura che la situazione potesse degenerare aveva già spinto alcuni residenti musulmani a fare i bagagli e ad abbandonare le proprie case: una scelta giudicata eccessiva da molti, almeno prima di settimana scorsa, quando gli scontri e le devastazioni hanno sconvolto il quartiere. Poi, negli ultimi giorni, una folla, aizzata da non si sa chi, si è messa in marcia verso un isolato brandendo spade e pietre. L’epilogo tragico sembrava già scritto, quando gli uomini armati si sono trovati davanti quindici hijra (transgender appartenenti al “terzo sesso”) armate solamente di un ricatto: se non deponete le armi, noi ci spogliamo nude. Ed è bastato questo a far desistere gli assalitori e a riportare la calma a Trilokpuri.

Come se non bastasse, la leader del gruppo di hijra, Laila Shah, ha deciso di ripulire con le proprie amiche le strade dai resti degli scontri: “La zona era ridotta così male che le persone non potevano neppure camminare per le strade. La nettezza urbana non è più passata dopo gli scontri. Qualcuno doveva pulire queste strade: in fin dei conti, questo è il posto dove dobbiamo vivere tutti“. Le transgender hanno iniziato il loro lavoro e pian piano dalle case sono uscite le famiglie tanto musulmane quanto induiste per pulire insieme il quartiere pacificato (indiatimes.com). Ovviamente a questa storia, che sembra una favola, non poteva mancare la ciliegina finale, con i complimenti scritti direttamente dal presidente della repubblica Modi su twitter.com.

E sembrerebbe davvero una favola se le tensioni religiose non continuassero a covare sotto la cenere e se in India le persone transgender non continuassero a essere discriminate e a vivere nella maggior parte dei casi una vita di stenti, costrette a prostituirsi o a chiedere l’elemosina. D’altra parte, i progressi del paese nel riconoscimento dei diritti delle persone appartenenti al “terzo sesso” sono stati molti negli ultimi anni. E ancora negli ultimi giorni il governatore di Delhi ha annunciato che, all’interno dei posti che le scuole private devono obbligatoriamente riservare alle “categorie svantaggiate“, il 25% sarà destinato a studenti transgender (indiatimes.com), anche se la decisione non entusiasma gli attivisti, che avrebbero preferito iniziative contro i pregiudizi e il bullismo (indiatimes.com).

 

Pier
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