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Quando, poco più di un anno fa, la Corte suprema dell’India ha ripristinato la lettera del codice penale postcoloniale che criminalizza l’omosessualità a destare sensazione fu la motivazione con cui si confermava (ilgrandecolibri.com) il famigerato articolo 377: visto che di fatto non veniva applicata, non c’era ragione di sopprimere tale norma. A distanza di tredici mesi, fa molta impressione quanto la legge “non sia applicata“: nel 2014, infatti, a fronte di circa 750 denunce, circa 600 persone sono state arrestate con motivazioni legate al “sesso contro natura” a cui quell’articolo del codice si riferisce. Ma il dato non comprende alcuni stati indiani, che non hanno fornito le cifre da includere nelle statistiche degli atti criminali perseguiti (deccanherald.com), quindi c’è da presumere che il numero sia più alto e che il concetto di “non applicazione delle norme” sia estremamente relativo.

Che non sia un dato insignificante lo dimostra anche la netta presa di posizione del segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, che si è detto favorevole alle politiche di eguaglianza “perché le leggi che criminalizzano le relazioni consensuali tra adulti dello stesso sesso violano i basilari diritti di riservatezza e di libertà dalle discriminazioni“, diffondendo intolleranza (ibtimes.co.in).

La dichiarazione di Ban assume particolare importanza anche perché, oltre all’ondata di arresti certificata da questi numeri, nei giorni scorsi Ramesh Tawadkar, ministro dello sport e delle politiche giovanili dello stato di Goa, che è amministrato, come l’intera nazione, dal Bharatiya Janata Party (Partito del popolo indiano; BJP), avrebbe detto che “per gli omosessuali saranno istituiti centri di addestramento e verranno dati medicinali al fine di aiutarli a diventare normali” (timesofindia.indiatimes.com).

Nonostante il ministro abbia poi, non molto credibilmente, smentito che quella frase fosse riferita alle persone omosessuali (“parlavo dei giovani dipendenti dalle droghe o che hanno subito abusi sessuali“, riferisce india.com), il buon nome dello stato di Goa per le persone LGBT e per tutti coloro che condividono le istanze egualitarie è ormai bruciato, sebbene in molti – ben prima della sua patetica marcia indietro – si siano distinti dal ministro, a cominciare dal leader dell’Aam Aadmi Party (Partito dell’uomo comune; AAP) Oscar Rebello che ha osservato la totale assenza di scientificità delle dichiarazioni, pretendendo scuse per evitare che Goa e l’India vengano screditate nel mondo da sciocchezze del genere (timesofindia.indiatimes).

E pare che qualcosa si muova. La portavoce del partito di governo Shaina NC ha infatti detto, intervenendo a un talk show nei giorni scorsi, che il BJP è favorevole ad una norma che decriminalizzi l’omosessualità (livemint.com). Del resto, sebbene il BJP sia un partito fortemente conservatore e di ispirazione religiosa, già nei mesi scorsi membri del partito e del governo avevano affrontato la questione, che sembrava prossima ad essere messa all’ordine del giorno (ilgrandecolibri.com). Chissà che queste polemiche non possano dare la spinta decisiva…

Ma se gli omosessuali devono per ora aspettare, continuano a far ben sperare le notizie che riguardano le persone transgender, che hanno visto di recente anche Madhu Kinnar vincere le elezioni a sindaco della città di Raigarh, sconfiggendo il rappresentante del BJP Mahaveer Guruji (timesofindia.indiatimes.com). E’ vero che ben poche persone trans si sono recate alle urne in questo e negli altri distretti in cui si è votato, ma se in alcuni casi c’è stata scarsa sensibilizzazione alla partecipazione, per la maggioranza si è trattato di problemi relazionali con le famiglie di appartenenza o di errori di registrazione degli uffici elettorali, che non hanno aggiornato i dati delle votanti (newindianexpress.com).

Dopo altri atenei, intanto, anche l’Università di Mumbai ha deciso di creare moduli d’ammissione che comprendano il “terzo sesso” anche per tutte le scuole collegate all’istituzione (indianexpress.com), mentre una serie di transessuali ha posato per una intelligente campagna di prevenzione del tumore al seno, con frasi che incoraggiano i controlli per tutte le donne, quelle che il seno l’hanno dalla nascita e quelle che “sono nate senza, ma non intendono finire senza di esso la loro vita” (hcgoncology.com). L’eguaglianza passa anche dall’essere riconosciuti, e una pubblicità come questa probabilmente può fare molto.

 

Michele
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