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“Non importa se si amano”, perché l’omosessualità “è un atto vile punibile anche con la pena di morte”. La fatwa (parere consultivo) del Consiglio indonesiano degli ulama (MUI), principale organizzazione di studiosi islamici del paese con più abitanti musulmani al mondo, si accontenterebbe però anche di qualche bastonata, l’importante è che la legge inizi a punire le “attività sessuali devianti”. Come spiega Hasanuddin A.F., presidente della commissione delle fatwa, al Consiglio dispiace molto che i rapporti tra persone dello stesso sesso non siano illegali in Indonesia, se non nella provincia di Aceh, dove sono puniti con pene corporali e carcere, e nella municipalità di Palembang, dove sono assimilati alla prostituzione, proprio come la pornografia, le violenze sessuali e la pedofilia [Detik News].

Gli studiosi, già che ci sono, aggiungono che “sarebbe brutto se il governo permettesse il matrimonio omosessuale”, commentando e bocciando senza appello una proposta che, in realtà, nessuno ha proposto in Indonesia. Logico, no? Potrebbe perfino sembrarlo al confronto con altri ragionamenti espressi dagli ulama: l’omosessualità andrebbe punita, magari anche con la morte, dal momento che, secondo loro, si tratterebbe di una malattia curabile.

Per fortuna la fatwa degli ulama non ha valore legale e per ora sembra estremamente improbabile che questi spropositi riescano ad influenzare il parlamento o il governo. Al momento gli unici effetti significativi del parere espresso dagli studiosi sembrano essere le battute sarcastiche e i commenti adirati degli attivisti per i diritti umani come Dede Utomo, che invita gli ulama a leggere meglio il Corano e a seguire le raccomandazioni anti-discriminatorie delle Nazioni Unite, senza cercare di far fare all’Indonesia la fine dell’Uganda, paese oscurantista e omofobico [Rappler].

E’ comunque ancora troppo presto per tirare un sospiro di sollievo: le parole velenose degli ulama potrebbero ispirare facilmente azioni violente a gruppi integralisti come il Fronte dei difensori dell’islam, organizzazione sempre più forte ed aggressiva. “Emettere una fatwa come questa equivale a promuovere l’odio e ad incitare le persone a compiere violenze contro gli altri” denuncia l’attivista gay musulmano Hartoyo [Jakarta Globe].

Proprio per evitare che il paese piombi in una spirale di scontri e per preservare la tradizionale tolleranza indonesiana, Phelim Kine, vice-direttore per l’Asia di Human Rights Watch, ha chiesto direttamente al presidente Joko “Jokowi” Widodo, considerato da molti un protettore delle minoranze [Il Grande Colibrì],  “una forte presa di posizione a favore della popolazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender)” [The Jakarta Post]. Perché la gravità e l’assurdità delle parole degli ulama non devono rimanere senza risposta.

 

Pier
©2015 Il Grande Colibrì

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