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Le notizie di questa settimana:
Iran – I falchi contrari all’accordo sul nucleare
Boko Haram – Come sconfiggere il terrorismo?
Bosnia – Srebrenica abbandonata al massacro
Palestina – Incontri e sfilate per sfidare la guerra
Arabia Saudita – Le donne si affidano a Uber

Iran – I falchi contrari all’accordo sul nucleare. Sul fronte interno iraniano, l’accordo sul nucleare segna una vittoria per i progressisti ed una sconfitta per i conservatori, che però non si danno per vinti.

Non appena si è diffusa la notizia che l’Iran e il gruppo dei 5+1 avevano messo a punto una bozza di accordo sul nucleare con un ammorbidimento delle sanzioni, subito i falchi hanno iniziato a manifestare la propria rabbia e frustrazione contro i negoziati. Si è trattato di una buona notizia per molti, ma non per i falchi iraniani, infastiditi dagli ultimi sviluppi. La firma e l’approvazione dell’accordo sul nucleare ora sono diventate la principale sfida dell’Iran nel cammino per assicurare il patto. Finora la guida suprema Khamenei e i falchi non hanno detto nulla che potesse suggerire che loro abbiano un giudizio positivo sull’accordo e sicuramente non si prenderanno la responsabilità di firmare un accordo che reputino negativo. La fine dei negoziati di Vienna segna paradossalmente l’inizio di un periodo particolarmente difficile per i conservatori iraniani a Teheran. [iranwire.com]

Boko Haram – Come sconfiggere il terrorismo? Mentre Boko Haram riprende forze e imperversa anche in Ciad, cresce l’impazienza dei nigeriani verso il neo-presidente Buhari, che ancora tergiversa.

I nigeriani sono impazienti di vedere tradotte in azioni le dichiarazioni del loro nuovo presidente, soprattutto perché, dall’arrivo al potere di Muhammadu Buhari, Boko Haram ha moltiplicato i suoi attacchi, alimentando ancora di più la psicosi della popolazione. E allora cosa sta aspettando Buhari prima di passare all’azione? Perché più si perderà tempo, più si allungherà la lista delle vittime di Boko Haram. E ciò non potrà che contribuire a caricare di energia la setta che, poco a poco, si sta riscuotendo, anche se si pensava che fosse sul punto di capitolare. Buhari deve dimostrare ora il contrario perché, come è evidente, le popolazioni del nord stanno pagando un prezzo altissimo per colpa del suo lassismo. [lepays.bf]

Come vincere la guerra contro il terrorismo in Ciad? Uno: investendo nel sociale, con programmi concreti per aiutare i giovani ad uscire dalla disoccupazione, offrendo prospettive per il futuro (per esempio, attraverso lo sport, le arti o la musica, o l’aiuto ai piccoli imprenditori). Due: controllando il finanziamento delle associazioni religiose, rivoltando come calzini quelle che hanno finanziamenti dubbi, identificando chi le finanzia e come investono i fondi, permettendo che organizzino certe attività di assistenza sociale solo se sotto la supervisione dello stato, e regolamentando il loro funzionamento per evitare il proselitismo. Tre: sorvegliando il contenuto della formazione religiosa, ridando visibilità all’islam ciadiano, all’islam sufita, ad un islam tollerante e pacifico, e combattendo l’islam wahhabita aggressivo che pian piano vuole soppiantare l’islam delle origini. [lmiroir.com]

Bosnia – Srebrenica abbandonata al massacro. Venti anni fa le truppe serbe presero Srebrenica e uccisero 8mila bosniaci musulmani: le potenze occidentali li sacrificarono per portare avanti i negoziati.

Da una nuova ricerca su una grande mole di documenti, prove e testimonianze, è emerso che la perdita di Srebrenica faceva parte della strategia delle tre “grandi potenze” – Regno Unito, Francia e Stati Uniti – e delle Nazioni unite, per raggiungere a qualsiasi costo un accordo di pace. A farne le spese sarebbe stata la città, che dal 1994 aveva accolto molti profughi in fuga dalla pulizia etnica della Bosnia orientale, e che cadde poi nel luglio del 1995. Non si può dire che le potenze occidentali, i cui negoziati portarono alla caduta di Srebrenica, fossero consapevoli della portata del massacro che sarebbe seguito, ma le prove dimostrano che erano a conoscenza – o avrebbero dovuto esserlo – dell’intenzione dichiarata dal generale serbo Mladic di far “sparire completamente” la popolazione bosniaca musulmana dalla regione. [theguardian.com; trad. it. di Internazionale]

Palestina – Incontri e sfilate per sfidare la guerra. In Cisgiordania l’attivista Ali Abu Awwad dialoga con i coloni, mentre nella striscia di Gaza è andata in scena una sfilata di moda per bambini.

A Gerusalemme est e in Cisgiordania ci sono più di 600mila coloni, ma chi parla con loro? – si chiede Ali Abu Awwad – Il movimento pacifista non ha abbastanza coraggio per agire nel cuore del problema, che è qui, non a Tel Aviv“. Per questo Abu Awwad decise che, per ottenere i diritti dei palestinesi, avrebbe dovuto impegnare i coloni israeliani. Quando si diffuse la notizia, il rabbino Hanan Schlesinger dalla vicina Alon Shvut venne a trovarlo. Il rabbino, che pure viveva lì da decenni, sentiva per la prima volta un palestinese raccontare la propria vita sotto l’occupazione israeliana. “Mi sono sentito offeso, irritato, sfidato, anche attaccato – ricorda Schlesinger – Ma lui non era arrabbiato, non era carico di risentimento o odio: ha solo raccontato la storia della sua vita“. Il rabbino ha realizzato quanto fosse stato cieco sulla realtà che lo circondava. [www.csmonitor.com]

Mohammad Awaida, padre di Tala, bimba di 6 anni, ha permesso alla figlia di partecipare alla sfilata di moda “per renderla felice e salvarla dall’incubo che ha vissuto tra luglio e agosto 2014 durante la guerra di Israele contro Gaza durata 51 giorni“. Khawla Al-Atrash è la madre di Saad, bimbo di 5 anni che ha partecipato allo show: “Ho iscritto Saad alla sfilata perché i nostri figli sono stati oppressi e impauriti negli ultimi anni per colpa della guerra di Israele contro Gaza e delle successive restrizioni. Il giorno della sfilata è stato completamente diverso dalla situazione abituale di Gaza: durante quelle tre ore, io, mio marito ed i miei figli ci siamo sentiti liberati dal senso di depressione che sommerge noi e tutti gli altri abitanti di Gaza. Abbiamo provato un senso di gioia e di speranza. Nonostante il blocco e le guerre, Gaza è ancora un luogo di sole e di vivacità“. [al-monitor.com]

Arabia Saudita – Le donne si affidano a Uber. Non potendo guidare le automobili e spostarsi autonomamente, le donne saudite si affidano all’app Uber: è cara, ma costa meno di un autista privato.

La crescita più rapida della nostra azienda nella regione è a Riyad” dice Majid Abu Khater, direttore generale di Uber in Arabia Saudita, per poi spiegare che l’applicazione è utilizzata soprattutto dalle donne, che costituiscono l’80% dei 10mila passeggeri mensili, stando alle statistiche aziendali. Abu Khater aggiunge: “Il numero maggiore di utenti in Arabia Saudita si registra durante la settimana, a differenza di quello che succede negli altri paesi del Golfo, dove il ricorso all’app è sempre maggiore nel fine settimana“. Secondo lui, questo è un indicatore del fatto che la maggioranza delle passeggere utilizza l’applicazione per svolgere le attività della propria vita quotidiana, per esempio per andare al lavoro o all’università. “Sono alla ricerca di un modo per spostarsi e noi offriamo la soluzione, con un servizio efficiente e affidabile“. [raseef22.com]

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