Skip to main content

Secondo il settimo rapporto annuale dell’associazione israeliana Aguda, nel 2019 si sono verificati 2.125 casi di discriminazione o di discorso d’odio (hate speech) contro membri della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali): è l’equivalente di una segnalazione ogni quattro ore. Rispetto al 2018, i casi di violenza sono aumentati del 36%.

E nel mese di agosto c’è stato, rispetto al mese precedente, un aumento del 58% degli episodi di discriminazione online, in coincidenza con le dichiarazioni del ministro per l’istruzione Rafi Peretz, secondo il quale le persone LGBTQIA dovrebbero essere sottoposte alle cosiddette “terapie riparative”, e con una campagna del partito di estrema destra Noam (Amabilità), che aveva tra i suoi slogan anche “Israele sceglie la normalità”.

Il rapporto mostra che il 46% delle segnalazioni è stato fatto da uomini gay e bisessuali, il 22% da donne lesbiche e bisessuali, il 25% da persone transgender. Circa i due terzi (63,5%) delle persone che hanno denunciato un caso di discriminazione avevano tra i 19 e i 30 anni, mentre il 26% era sotto i 18 anni.

Famiglie e politica

Il 29% delle segnalazioni riguarda un episodio avvenuto in famiglia. Nei rapporti si parla di offese, di episodi degradanti e, in 272 casi, di allontanamento da casa o dalla propria comunità di appartenenza. Sono avvenuti nelle scuole il 5% dei casi riportati (tre quarti dei quali nell’equivalente delle scuole superiori), ed il 3% delle segnalazioni fa riferimento ad episodi avvenuti sul posto di lavoro, sia sotto forma di offese e pressioni sul lavoro, sia a causa della mancata assunzione una volta conosciuto l’orientamento sessuale della persona.

Secondo Hila Farr, a capo di Aguda, “queste realtà non vengono fuori dal nulla: ci sono semplicemente persone che decidono di crearle. La discriminazione ha preso forza nel momento in cui un ministro ha dichiarato di voler ‘convertire’ un’intera parte della nostra società, mentre il nostro stato conferisce il ‘Peras Yisrael [il Premio Israele, conferito dallo stato israeliano, è considerato uno dei più importanti riconoscimenti culturali nel paese; ndr] a un individuo che ha chiamato al boicottaggio di migliaia di persone LGBTQIA. Le conseguenze di questo incitamento si vedono tutti i giorni nell’odio e nelle violenze che accadono nella società, nei posti di lavoro, nei social network ed anche nelle istituzioni”.

Alessandro Garzi
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da kalhh (CC0)

Leggi anche:
Israele e diritti, il problema non è solo il ministro omofobo
È provato: le parole d’odio dei politici generano violenza

Leave a Reply