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“Tre voci laiche (Salman Haider, Ahmad Waqas Goraya e Aasim Saeed), che erano critiche con le politiche dello stato, sono scomparse nel giro degli ultimi tre giorni” ha twittato Bilal Farooqi, giornalista del News International, ore prima che anche i mass media annunciassero la notizia della scomparsa da Islamabad del professore, poeta e attivista Salman Haider.

La sparizione del professor Salman Haider, docente presso la Fatima Jinnah University di Islamabad, è avvenuta nella capitale federale venerdì sera e la sua auto è stata recuperata dalla polizia nella zona di Koral Chowk, come ha reso noto Geo TV. Il docente è molto popolare per le sue poesie in lingua urdu, con le quali esplora, con occhio critico, molti temi sociali e politici del Pakistan.

Il fratello Zeeshan Haider ha denunciato la scomparsa del professore depositando la Prima relazione informativa (First Information Report; FIR), il documento apposito previsto dalla sezione 365 del codice penale del Pakistan, alla stazione di polizia di Lohi Ber. Nel frattempo, il ministro degli interni Chaudhry Nisar Ali Khan ha spinto le autorità di pubblica sicurezza a iniziare a investigare.

Il Pakistan è da tempo classificato come il paese nel mondo più pericoloso per i giornalisti: riportare informazioni critiche nei confronti della polizia è considerata una linea rossa da non superare, con giornalisti a volte incarcerarti, picchiati e addirittura uccisi. “Lo stato ha preso il controllo delle TV e adesso si sta focalizzando sugli spazi digitali” ha detto Raza Rumi [Dawn], scrittore e analista che ha lasciato il Pakistan nel 2014 dopo essere stato attaccato da alcuni uomini armati che hanno sparato al suo autista.

Salman Haider, Ahmad Waqas Goraya e Aasim Saeed non sono le prime vittime di sparizioni. Il pomeriggio del 5 dicembre 2016, quattro mesi dopo la sua scomparsa, l’attivista politico Wahid Baloch è tornato a casa, a Karachi. “Mio padre è tornato oggi alle 2 del pomeriggio” ha dichiarato Hani Baloch, la figlia di Wahid [The Express Tribune], che aveva lanciato l’appello “Bring back my father” (Ridatemi mio padre), per il quale è stato usato l’hashtag #SaveWahidBaloch, in modo da far pressione sul governo del Pakistan.

Dopo la sua misteriosa sparizione, la famiglia, insieme alla Human Rights Commission of Pakistan (Commissione per i diritti umani del Pakistan), ha promosso diverse proteste e presentato una petizione all’alta corte del Sindh, la maggiore istituzione giudiziaria della provincia di Sindh. Così, la polizia ha compilato una prima relazione informativa a settembre alla stazione di Gadap su ordine dell’alta corte. La figlia, Hani Baloch, ha dichiarato: “Siamo grati alla Human Rights Commission of Pakistan e agli altri membri della società civile come ai media per aver fatto luce su questo caso”.

Sabeem Mahmud, invece, era un’assistente sociale e un’attivista progressiva per i diritti umani pakistana che Livemint ha descritto come una costruttrice della “società civile globalizzata, urbana, liberale del Pakistan”. Nel 2007 Mahmud fondò a Karachi il caffè The Second Floor (T2F) con l’obiettivo di creare uno spazio comunitario dedito al dialogo. Sotto la sua leadership, T2F ha allestito una serie di attività sociali liberali. Il 24 aprile 2015 T2F ha ospitato un dibattito sul conflitto nel Belucistan a cui hanno partecipato attivisti come Mama Qadeer. Dopo l’evento, Sabeem è stata colpita a morte da un uomo armato sulla strada di casa sua. Il 20 maggio 2015 le autorità pakistane hanno arrestato il colpevole dell’uccisione di Mahmud.

Speriamo davvero che Salman Haider, Ahmad Waqass Goraya e Aasim Saeed tornino a casa e che lo stato prenda seri provvedimenti per ritrovare questi attivisti. Il Pakistan non è un paese sicuro per i giornalisti e per gli attivisti per i diritti umani e i media occidentali devono parlarne. Il Grande Colibrì, grazie ai suoi contatti in Pakistan, vi aggiornerà sulla situazione, ma nel frattempo è importante che ciascuna persona faccia pressione sul governo pakistano diffondendo queste notizie, firmando la petizione di Change e usando questi hashtag:
#RecoverSalmanHaider
#RecoverAhmadWaqasGoraya
#RecoverAsimSaeed
#BringBackOurMissingPersons

 

Wajahat e Sveva Basirah
©2017 Il Grande Colibrì

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