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Quando si ha a che fare con avvenimenti come l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, si rischiano di commettere due errori madornali.

Uno è quello già commesso quando abbiamo visto i Taliban riprendere il controllo di Kabul, cioè considerare lo status precedente come idilliaco per le minoranze, viste le politiche verso le persone LGBTQIA+ (ed i dissidenti in generale) promosse dagli occupanti.
Dall’altro fronte, invece, possiamo finire per approvare, in modo più o meno esplicito, un atto violento, come quello che sta accadendo in queste ore in Ucraina, ed una possibile ritorsione verso le persone LGBTQIA+ da parte delle forze di Mosca, considerando anche il fatto che queste minoranze vengono viste come “quinte colonne” occidentali da parte della propaganda russa. Giustificando questa approvazione con il fatto che comunque anche lo status precedente non era perfetto e le persone LGBTQIA+ venivano perseguitate. Ma un’invasione militare a tutto ciò che potrà portare? Non certo miglioramenti.

Qual era, quindi, la situazione della comunità LGBTQIA+ ucraina prima dell’invasione russa?

Secondo il rapporto di ILGA Europe 2022, i discorsi di odio ed i crimini a sfondo omofobico in Ucraina, sono stati un grosso problema, per la comunità negli ultimi anni.
L’associazione per i diritti delle persone LGBTQIA+ Nash Mir (Il nostro mondo) ha documentato un totale di 80 aggressioni omofobiche nel 2020, ma il numero potrebbe essere ben più alto, in quanto molte vittime non si rivolgono alla polizia. Un altro studio dell’associazione rivela che nel 27% dei casi, la polizia, una volta interpellata ed arrivata sul luogo, ha preferito non intervenire, e nel 38% ha ritenuto di non registrare quanto avvenuto e non ha neppure avviato un’inchiesta. Solitamente, secondo quanto riporta Nash Mir, i casi vengono classificati come atti di teppismo, cancellando qualsiasi riferimento a motivazioni transfobiche od omofobiche da parte degli aggressori, solitamente appartenenti a gruppi ultranazionalisti o religiosi.

Un altro sondaggio riportato dal rapporto di ILGA Europe mostra che l’80% dellə studentə LGBTQIA+ non si sente sicuro a scuola, e l’87% prova un senso di esclusione rispetto all’ambiente scolastico. Il 40% di loro ha dichiarato di non essere andatə a scuola nel mese precedente perché temevano per la propria incolumità.
Il 70% dellə studentə LGBTQIA è stato oggetto di frasi di odio nei propri confronti dallə compagnə, mentre per il 66% parole di questo tipo sono arrivate dal corpo insegnante. Infine, il 55%, fa notare come non si fosse resa disponibile una persona adulta alla quale potersi rivolgere in cerca di aiuto.

Il rapporto di ILGA Europe parla di aggressioni subite dallə attivistə LGBTQIA e da parte di femministe da parte di gruppi di ultradestra.
Sofiia Lapina, a capo dell’associazione UkrainePride, ha denunciato di avere avuto minacce per giorni.

“Mi hanno mandato la foto del mio balcone e del mio portone di casa. È difficile prendere sonno quando qualcuno ha dichiarato di volerti perseguitare”.

Nel corso dell’ultimo anno si sono verificate anche aggressioni nel corso di manifestazioni pubbliche.
A maggio, una decina di membri di un gruppo estremista ha fatto irruzione in un cinema di Kiev dove era in corso un evento a tema LGBTQIA+, lanciando dei lacrimogeni nel locale. Due giorni dopo, un altro gruppo dello stesso orientamento politico ha vandalizzato un evento organizzato dal gruppo LGBTQIA+ Insight.
Anche in questi due casi, le forze dell’ordine hanno classificato le aggressioni come “semplici” atti vandalici.
Una “tecnica” utilizzata dai gruppi estremisti è quella di conoscere in anticipo (sfruttando anche eventuali “amicizie” all’interno delle forze dell’ordine) luoghi ed orari delle manifestazioni. A quel punto, i gruppi di estrema destra si recano sul posto, anche in numero non elevato, per provocare dei disordini che siano grandi abbastanza affinché la polizia debba interrompere l’evento per “ragioni di ordine pubblico”, facendo così ottenere agli aggressori il massimo risultato con (quasi) il minimo sforzo.

Per anni, il pride di Kiev si era svolto in un’atmosfera quasi surreale, con i manifestanti “scortati” da due ali di polizia e contestatori tenuti alla larga, con conseguente dichiarazioni “friendly” da parte dei politici, pronti a mostrare la “vetrina” di un paese progressista. Nelle ultime edizioni, almeno per quello che riguarda la parata nella capitale, le tensioni si erano comunque allentate.
Episodi di violenza si erano verificati, comunque, alle parate nelle altre città del paese, come ad Odessa, dove, lo scorso anno, la polizia ha arrestato 50 appartenenti al gruppo di estrema destra “Ordine e Tradizione” che avevano nuovamente cercato di aggredire i manifestanti.
Va notato che, una volta che la polizia ha effettuato arresti in occasione di aggressioni di tipo omofobico, queste sono diminuite.

Negli anni sono stati fatti dei tentativi per includere l’orientamento sessuale e l’identità di genere nella legge che regolamenta i “crimini di odio”, ma avevano sempre prevalso le attività di “lobbying” della destra religiosa. Andrii Kravchuk, di Nash Mir, era stato molto ottimista sull’approvazione della legge, anche perché era stata scritta con la collaborazione di parte delle forze di polizia.
Le pressioni, da parte della destra nazionalista e religiosa, si sono spostate, con il tempo, dalle richieste di fermare la “propaganda gay”, agli allarmi, secondo i quali, le leggi anti discriminazione violerebbero la “libertà di opinione” e l’integrità della “famiglia tradizionale”.

La comunità LGBTQIA+ ucraina stava quindi vivendo una stagione di ampliamento della propria visibilità e dei propri diritti, sicuramente (almeno nella capitale) in un contesto migliore rispetto a quello russo, ma ben lontano da quello dei paesi dell’Europa occidentale.

 

 

Alessandro Garzi
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Max Kukurudziak da Unsplash

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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