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Dopo ben cinque anni di limbo, le autorità olandesi hanno finalmente accordato all’ucraino Evgenij Vasilkevich “Dovlatov” lo status di rifugiato. Negli scorsi mesi la nostra piattaforma aveva già dato spazio alla sua vicenda pubblicando la traduzione in italiano della lettera con cui Evgenij Vasilkevich “Dovlatov” si era rivolto al Re d’Olanda con la richiesta di prendere in considerazione il suo caso. Visti gli sviluppi della sua vicenda abbiamo deciso di intervistarlo, così da metterlo nella condizione di poter raccontare direttamente il suo punto di vista ed il suo stato d’animo.

Le autorità olandesi hanno impiegato ben cinque anni ad accordarti lo status di rifugiato. La consideri una vittoria? Come mai a tuo avviso è stato necessario tutto questo tempo?

Il riconoscimento del mio status di rifugiato è avvenuto grazie alla pressione dell’opinione pubblica ed una serie di scandali legati al mio caso sui responsabili olandesi per l’immigrazione e dopo con una lettera aperta mi sono rivolto al primo ministro ed al Re.
La spiegazione ufficiale ha giustificato il ritardo nella risposta alla mia richiesta con un sovraccarico di lavoro per gli uffici preposti. Ma questo è uno stratagemma: sono arrivato in Olanda mettendomi in salvo dai servizi segreti ucraini, che mi avevano costretto a lavorare per loro. Sono stato testimone dell’utilizzo di pratiche illegali nei confronti degli oppositori e di una serie di omicidi politici – rimasti impuniti – durante la presidenza di Petro Poroshenko.
La tattica utilizzata in Ucraina per contrastare gli oppositori politici è stata quella di utilizzare gli “squadroni della morte”, sul calco di quanto fatto dalle dittature latinoamericane negli scorsi decenni. Quando sono arrivato in Olanda ho portato con me i documenti e le prove che dimostravano tutto questo: ho consegnato tutto quello che avevo alle autorità olandesi nella speranza che lo status di rifugiato mi potesse venire riconosciuto velocemente.
Ma questi documenti e le mie rivelazioni hanno creato il panico tra le autorità olandesi. Il caso è stato secretato e alcuni funzionari dei servizi segreti ucraini sono improvvisamente comparsi in Olanda per sorvegliarmi, e verosimilmente, per esercitare pressioni sulle autorità olandesi per far si che la mia richiesta fosse respinta.
Penso che se non fosse stato per la reazione dell’opinione pubblica ed il sostegno della comunità LGBT olandese sarei rimasto nella struttura per rifugiati in cui vivo da cinque anni fino alla vecchiaia. Per questo considero il riconoscimento una vittoria e la conferma del fatto che l’Ucraina è ben lontana dall’essere un paese democratico, essendo piuttosto un paese governato con barbari metodi repressivi. A questo proposito, la mia storia è stata portata all’attenzione del parlamento olandese da molti deputati, con la richiesta di sospendere all’Ucraina lo status di “paese amichevole” [Ndt: per la comunità LGBT].
Vedremo se le forze politiche della destra olandese avranno il coraggio di prendere posizione su questi fatti vergognosi che riguardano l’Ucraina.

 

Da parte dell’Ucraina c’è stata una reazione dopo il riconoscimento del tuo status di rifugiato?

Immediatamente dopo il riconoscimento, l’Ucraina ha provato a tapparmi la bocca passando per l’avvocato del servizio immigrazione. Mi hanno proposto un milione di grivne [la moneta ucraina. Ndt], circa 200mila euro affinché rifiutassi di portare avanti la mia denuncia contro l’Sbu [i servizi segreti ucraini, Ndt] per le torture che ho subito ed affinché rifiutassi di testimoniare contro l’Ucraina presso il Tribunale internazionale dell’Aja e presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ho rifiutato queste proposte.

 

In questo momento come si relazionano con te le autorità ucraine?

Evidentemente, dopo il mio rifiuto di scendere a patti con l’SBU, qualcuno ha deciso di farmi avere in Olanda un saluto dall’Ucraina: un gruppo di persone con delle uniformi dei reparti speciali sono arrivate presso l’abitazione di mia madre [ad Odessa, in Ucraina. Ndt] e l’hanno devastata. Hanno buttato fuori persino il letto di mia madre, e tutti gli oggetti di valore: i vicini hanno chiamato la polizia, ma io ho saputo di questa cosa solo il giorno dopo.
Considero l’accaduto una pressione politica su di me e sulla mia famiglia volta a spaventarmi e farmi desistere dal prendere parola al Tribunale internazionale dell’Aia e presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Come i vicini mi hanno confermato, l’assalto è avvenuto in pieno giorno e sotto gli occhi di vari testimoni. I “rapinatori” sembravano non aver paura di nessuno, mentre i vicini impauriti sono rimasti nascosti nelle loro case. Fortunatamente mia madre non era a casa: lei lavora dalla mattina fino a tarda sera al mercato sette chilometri fuori città e vive in una condizione di ristrettezza economica. Adesso si trova sotto scorta della polizia e ha fatto installare a casa un sistema per le chiamate d’emergenza, pagandolo 250 grivne al mese. Tutto lascia intendere che quest’operazione fosse stata pianificata attentamente: evidentemente mia madre è stata sorvegliata così da poter accertare quando uscisse di casa e si trovasse al lavoro.

Questa è l’ennesima faccenda incresciosa che conferma come l’Ucraina sia uno stato di polizia, e non certo una “giovane democrazia” come scrivono i giornali occidentali. Nei fatti hanno voluto darmi un segnale chiaro per farmi capire che mia madre è nelle loro mani. Come a dire “se continuerai a parlare, allora sappi quello che può succedere ai tuoi cari”. Non è la prima volta che l’Ucraina utilizza questa pratica: dopo le rivelazioni del famoso giornalista ucraino Anatoly Shary – che vive in Spagna – il presidente ucraino Zelensky ha dato l’ordine di aprire un’indagine nei confronti della madre di sua moglie Olga. Quella di minacciare gli oppositori in questo modo è una pratica fascista.

 

Credi che l’Ucraina legittimi i gruppi neonazisti?

Oggi l’SBU formalmente nega l’utilizzo di pratiche proibite, come quella degli “squadroni della morte”, anche a causa delle mie rivelazioni. Ma nei fatti il governo continua ad utilizzare i gruppi neonazisti per la repressione del dissenso.
Le fecce neonaziste del gruppo C-14 – comandato da Karas – dicono apertamente che utilizzeranno contro l’Europa le armi che arrivano in Ucraina grazie ai paesi occidentali, in parte contro l’Ungheria per punirla per il suo sostegno agli ucraini di origine ungherese. Dichiarano che stanno preparando tutto questo, e cominceranno a farlo non appena avranno distrutto la Russia. Parlano apertamente di questo delirio mentre vengono sostenuti dai politici ucraini, e vengono in parte finanziati dall’ex presidente Petro Poroshenko. Tutti questi banditi, che la gente chiama “squadroni della morte” e che si giovano del sostegno dell’Sbu, sono fondamentalmente mercenari e terroristi, manovrati per perseguire biechi fini.
Non ho paura di dirlo apertamente: speravo che la democrazia olandese sapesse distinguersi e distanziarsi velocemente da un regime sanguinario come quello ucraino, ma purtroppo non è stato così. È servita una dura lotta affinché l’Olanda prendesse una decisione sgradita all’Ucraina. Ed in gran parte questo è successo grazie all’opinione pubblica del paese, che ha capito molto più velocemente dei politici le menzogne alla base della “democrazia ucraina”: un paese, l’Ucraina, che viene rappresentato come garante delle comunità LGBT, ma in cui nei fatti i gruppi di neonazisti vanno letteralmente a caccia di persone con un orientamento sessuale non tradizionale e di oppositori.

 

La comunità LGBT olandese ritiene che l’Ucraina non sia un paese sicuro e richiede che il parlamento lo dichiari ufficialmente. Sei d’accordo con questa valutazione?

Sì. Per adesso i delinquenti dei gruppi dell’estrema destra non vengono puniti per gli omicidi commessi alla luce del sole: un chiaro esempio di questo è il sostegno offerto dal governo al neonazista Sergey Sternenko, che ha accoltellato un uomo per le strade di Odessa: le autorità non hanno trovato il coraggio per processarlo e condannarlo.
L’Ucraina non può essere considerata un paese sicuro, anche perché l’Ucraina sostiene di trovarsi in guerra con la Russia dal 2014.

 

Se il parlamento olandese prendesse questa decisione, la politica nei confronti dell’Ucraina in qualche modo cambierebbe?

Questa decisione è molto importante affinché in Olanda venga velocizzato il riconoscimento dello status di rifugiato a tutti quegli ucraini che decidono di lasciare il paese. La Russia viene considerata un paese aggressore ma praticamente tutti i russi che decidono di lasciare il paese vivono in Europa occidentale e ricevono tutta l’assistenza di cui hanno bisogno in tempi rapidi, incluso l’acquisizione della cittadinanza dei paesi dell’area Schenghen.
Per quello che riguarda me, per cinque anni sono stato discriminato ed alla fine di questa epopea sono riuscito ad ottenere lo status di rifugiato.

 

Ti manca l’Ucraina? Vorresti tornare a casa?

Di cosa parli? Come è possibile pensare di ritornare “a casa”, dove si è stati violentati dai servizi segreti, avuto i piedi ustionati con la fiamma ossidrica, minacciati del taglio delle dita e dell’accusa di omicidio? No, almeno fino a quando in Ucraina ci sarà questo potere criminale, non credo che potrò neanche pensare all’idea di ritornare là. Penso solo alla rabbia e che i miei aguzzini vengano puniti. Tornare all’inferno? Fammi il favore, è meglio che non pensi a queste sciocchezze.

 

Evgenij Vasilkevich
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Josh Hild da Pexels

 

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