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Una polarizzazione dell’opinione pubblica era apparentemente inevitabile dopo che la Lietuvos Nacionalinis Radijas ir Televizija (LRT), emittente nazionale della Lituania, ha pubblicato nel suo portale internet un documentario che mostra il viaggio verso la genitorialità di una coppia gay del Regno Unito. Seppur un gran numero di spettatori abbia plaudito un così raro esempio di rappresentazione della diversità, molti altri, attivisti appartenenti alle frange della destra, hanno fatto appello a varie istituzioni e alla stampa scandalistica per richiedere che “Gay Dads” (Papà gay) venisse rimosso dai palinsesti in quanto trasgressore della “Legge sulla tutela dei diritti dell’infanzia contro gli effetti nocivi dell’informazione pubblica”.

Omofobi all’attacco

Alla base della rimostranza risiede il fatto che si concepisce la rappresentazione della vita di famiglie LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) alla pari della rappresentazione di informazioni “dannose” per i minori, che promuovono un’idea di famiglia diversa da quella descritta dalla costituzione della Repubblica di Lituania. In passato, il governo lituano ha sottolineato in più occasioni che la suddetta legge non sarebbe stata applicata in alcun modo in maniera da essere “discriminatoria verso gli individui LGBT“.

Nei pressi degli uffici centrali dell’emittente nazionale, un gruppo di attivisti omofobi ha organizzato una manifestazione, autorizzata dal comune di Vilnius, intenzionata a fermare, tra gli altri temi, qualsiasi raffigurazione di famiglie LGBTQIAGli attivisti omofobi hanno poi inoltrato un reclamo contro il programma, indirizzandolo all’autorità governativa che regola l’emittente, la quale dovrà ora investigare l’effettiva coerenza tra il programma che include dei papà gay e la legislazione lituana. Fino a che le autorità amministrative non avranno preso una decisione, tutti i futuri episodi della serie “Spalvos” (“colori”, in lituano) concernenti tematiche LGBTQIA saranno sospesi.

Una legge liberticida

La legge predisposta alla protezione dei minori dagli effetti dannosi dell’informazione pubblica fu promulgata con l’intento di limitare l’esposizione del pubblico a temi quali diversità familiare, di genere e sessuale, il che viola di conseguenza la libertà d’espressione di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex afferma Vladimir Simonko, direttore esecutivo della Lietuvos Gėjų Lyga (Lega gay lituana; LGL). “Una tale legge somiglia alle leggi contro la ‘propaganda gay’ attive in Russia ed è incompatibile con l’idea condivisa dall’Unione Europea di democrazia ha aggiunto.

Fin dal 2009 questa specifica legge lituana è stata soggetta a una generalizzata critica internazionale. Nel 2014 l’organizzazione nazionale per i diritti LGBTQIA LGL ha fatto appello alla Commissione Europea mettendo in evidenza il fallimento da parte della Lituania ad adempiere agli obblighi dettati dalla legislazione europea. Nel reclamo ufficiale scritto in collaborazione con ILGA-Europe, si è evidenziato come la Lituania abbia operato in violazione della legge sulla libertà di espressione incorporata dal diritto UE, dalla Carta UE dei diritti fondamentali e dalla direttiva sui servizi media audiovisivi.

bandiera arcobaleno calpestata stivale

La posizione di LGL

La sola esistenza di una legge utilizzata al fine di limitare la libertà di parola e di espressione delle persone LGBT aggrava l’atmosfera di intolleranza nei riguardi della comunità LGBT del paese e giustifica legalmente la discriminazione contro queste persone. Non molto tempo fa, i principali portali di notizie online hanno cominciato a introdurre finestre che richiedevano al lettore di confermare la maggiore età prima di accedere alle notizie riguardanti i diritti umani legati alla tematica LGBT. Si equipara una qualsiasi notizia sulle persone LGBT a un’informazione dannosa per i minori. Gli insegnanti di teologia che hanno comparato l’omosessualità al cannibalismo e in altri casi promosso l’omofobia durante lezioni di etica devono indubbiamente conoscere molto bene questa legge” ha dichiarato il direttore esecutivo della LGL, Vladimir Simonko.

È scioccante vedere le istituzioni lituane fondamentalmente disinteressate all’abrogazione di una legge discriminatoria come la legge sulla tutela dei diritti dell’infanzia. Sin dalla sua adesione all’esame periodico universale del Consiglio dei diritti umani dell’ONU e alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, la Lituania ha dovuto dare conto di questa legge alla comunità internazionale dei diritti umani ogni anno. È la sola raccomandazione che la Lituania si rifiuta di accettare, insistendo nell’affermare che la legge non viene usata a scopi discriminatori. Se certe disposizioni non sono destinate a essere utilizzate in futuro, perché non abrogarle? Fino a quando questa legge rimarrà in vigore, i diritti delle persone LGBT rimarranno la postilla del discorso sui diritti umani” aveva dichiarato Simonko già nel 2014.

Un dibattito necessario

La natura delle disposizioni contenute dalla legge sulla tutela dei diritti dell’infanzia è controversa e alquanto astratta, con la definizione di “informazione dannosa” formulata nei termini di qualcosa che “disprezza i valori della famiglia” e che promuove concezioni “alternative” di famiglia. Nel 2011 la Corte costituzionale della Repubblica lituana ha decretato che il concetto di famiglia si basa sulla sua concretezza più che sulla sua forma. In modo pioneristico, l’11 gennaio 2019 ha inoltre stabilito che la famiglia è una categoria costituzionale che trascende il genere, espandendo la portata della sua dottrina anti-discriminatoria.

Il programma “Gay Dads” avvia un necessario discorso pubblico sull’accettazione della comunità LGBTQIA in Lituania. Allo stesso tempo, la violenta reazione ricevuta denota tanto la presenza di una profonda crisi dell’accettazione dei temi LGBTQIA all’interno della società lituana quanto una pericolosa narrativa politica finalizzata a manipolare diritti e libertà dei cittadini LGBTQIA. Nel 2019, la Lituania rimane uno dei sei paesi UE con una insufficiente inclusione legislativa dei diritti delle coppie dello stesso sesso.

Monika Antanaitytė per LGL-National LGBT rights Organization
traduzione di Alessia Florimo
©2019 LGL – Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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