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19 luglio 2016, 5 giorni dopo la strage di Nizza, un’aula universitaria sede d’esame, il professore che fa l’appello.
“Giovanna ********?”.
“Presente!”.
“Mohamed… ehm… A**********?”.
“Presente!”.
“Non è che è affiliato a Daesh, vero? Eh eh”.
“No, no… non si preoccupi”.

Lascio l’indignazione a una ragazza seduta in classe dietro di me che, scrutandomi basita, dice: “Ma come si permette?”. Le faccio un mezzo sorriso e inarco le sopracciglia: “Eh, vabbè” le rispondo, riaffondando quasi subito il naso tra i fogli dei miei appunti… “Magari si pente della battuta e sarà più magnanimo all’esame” penso tra me e me, crogiolandomi come un ebete in quello scenario. In quel momento esiste solo l’esame, tuttavia un pensiero veloce mi attraversa la mente…

Era la prima volta che un estraneo mi faceva quel tipo di battuta. Tra amici, invece… chissà quante volte era successo, ma un estraneo non si era mai permesso un’uscita del genere fino a quel giorno. Ovviamente il professore voleva essere, a modo suo, scherzoso, però penso… è questo che mi aspetta in futuro? Estranei che mi faranno “battute”del genere tutto il tempo?

A dire la verità sono stato fortunato: prima di allora, l’unico momento della mia vita in cui ho avuto la percezione che chiamarsi Mohamed mi rendesse lievemente diverso rispetto gli altri, fu alla dogana aeroportuale di Londra nel 2012. La signora al di là del banco, dopo aver lasciato andare la mia amica italiana (anche di nome) senza alcuna domanda, dopo la visione della mia carta d’identità, mi chiese cortesemente di dove fossero originari i miei genitori.
“Yes, well, my father is Egyptian and my mother is Italian”.
“Ok, thank you”.
Mi chiesi che senso potesse avere una domanda del genere rivolta solo a me. Un’ipotesi plausibile poteva essere: Mohamed, quindi musulmano, quindi, potenzialmente, un possibile terrorista?

Circa 1,7 miliardi di persone sul pianeta hanno in qualche modo a che fare con questo nome. Alcuni di questi pregano 5 volte al giorno, non bevono alcolici, non mangiano maiale, fanno il Ramadan. Alcuni invece dicono di essere musulmani, ma non pregano 5 volte al giorno, possono bere o non bere alcolici, possono fare o non fare Ramadan, insomma, si possono aggiungere altre infinite variabili. Altri ancora, invece, non credono in Dio, o almeno non credono alle religioni. Io mi ritrovo tra questi ultimi: mi chiamo Mohamed, sono ateo ed esisto.

(Della ristretta componente dei terroristi ovviamente non mi occupo: qualche migliaio di svitati su 1,7 miliardi di persone si diluiscono come in un preparato omeopatico.)

Il mio essere ateo non è dettato da una decisione consapevole e critica nei confronti della religione. Sicuramente poi, lo scoprirmi omosessuale non mi ha di certo aiutato nell’avvicinarmi ad alcuna religione. Tuttavia penso, approfondendo e informandomi meglio, che il problema delle religioni con l’omosessualità sia dovuto più al fatto che spesso vengono filtrate da schermi patriarcali, maschilisti e autoritari. Schermi che, in qualsiasi contesto, rendono tutto più violento, misogino e, di conseguenza, omofobo.

Quindi scrostando dalle religioni questi retaggi intolleranti, rimuovendo questi filtri, delle nuove interpretazioni permettono di veder fiorire gruppi LGBT un pò dappertutto, sia tra gruppi di fedeli cristiani sia tra i musulmani, come testimoniano gli imam gay Ludovic-Mohamed Zahed [Il Grande Colibrì] e Daayiee Abdullah [Il Grande Colibrì].

Tornando al mio ateismo, sono semplicemente figlio di una donna cristiana e di un uomo musulmano che non mi hanno trasmesso i dogmi delle rispettive religioni. Non sono circonciso, e come molti ragazzi italiani, non ho mai letto un testo “sacro”. Vivo il mio essere a metà tra due mondi come il frutto della storia, sono contento del mio essere meticcio, sono un’avanguardia e un’avvisaglia del mondo che sarà (anzi che già è). Perchè fare emergere e fare prevalere tra le mie metà una delle due religioni dei miei genitori? Quelle che per me restano un insieme di rituali e regole? E perchè magari proprio la religione islamica? Solo perchè mi chiamo Mohamed?

Spesso quando si parla di seconde generazioni e soprattutto di ragazzi di origine araba, si da per scontato che siano di religione musulmana e di conseguenza uno deve appiopparsi il solito corollario di domande:
“Ma mangi la carne?”.
“Sì, non sono vegetariano”.
“Ma mangi la carne di manzo? Ah no, scusa, quelli sono gli induisti… Mangi carne di maiale?”.
La mia risposta a questo punto è puntualmente: “Ma io amo il porco! Tranquillo/a, per cena non farti problemi, non ho restrizioni alimentari, non sono musulmano… solo, non mi piace molto il fegato!”

Certo…il pregiudizio proviene dal fatto che il più delle volte, se si chiede ad un ragazzo/a con un nome dal sapore islamico, quale sia la sua religione, spesso la risposta è “sono musulmano”. Ma cosa significa essere musulmano? Alle volte mi sembra quasi che alcuni ragazzi di seconda generazione si dichiarino musulmani non a seguito di una scelta consapevole e matura di ragione spirituale, ma semplicemente per rimarcare un’identità. Certo, allo stesso modo di molti ragazzi che si dichiarano cattolici senza entrare in una chiesa dai tempi della prima comunione e che magari pretendono pure di sposarsi in chiesa.

Tuttavia chi fa parte di una minoranza è più spinto a chiedersi chi è, a ricercare la propria identità e, dopo “averla trovata”, rimarcarla, anche senza i dovuti approfondimenti, seguendo magari la corrente della interpretazione che va per la maggiore, perchè dopo aver trovato la tua identità ti ci aggrappi con tutte le forze come se fosse uno scoglio sovrastante un mare di confusione.

L’identità… Credo che sia un tema cruciale nelle vite delle seconde generazioni – in realtà nella vita di chiunque, ma sicuramente è una tematica assolutamente centrale all’interno di una minoranza. Specie se questa minoranza è cronicamente sotto attacco da parte di xenofobi e ignoranti. Specie se questi xenofobi e ignoranti hanno una visibilità quasi quotidiana sui principali media. Ti viene da chiedere con più insistenza: “Chi sono io?”.

Viene allora quasi spontaneo arroccarsi, cercare di rimarcare con ancora più decisione quell’identità, sentirsi coinvolti e additati quando accade qualcosa di terribile, come un attentato di alcuni fascio-islamisti. Diviene quasi un dovere morale dimostrare che l’islam è una religione di pace, di fare la parte dell’esponente del mondo “musulmano moderato”, anche se nemmeno si approfondisce la religione, anche se si ignorano le lotte dottrinali all’interno del mondo islamico tra conservatori e religiosi più progressisti, tra interpretazioni medievali e quelle più attinenti alla nostra realtà contemporanea.

Io stesso, Mohamed l’ateo, mi trovo coinvolto dopo ogni attentato dei fascio-islamisti a dover ripetere, ogni volta, che questi fascisti uccidono soprattutto musulmani in paesi musulmani, che il loro scopo in Occidente è terrorizzare e dividere le nostre società favorendo un clima favorevole ai terroristi e a una guerra di civiltà (sebbene non ci sia alcuna civiltà dietro a questi fanatici che hanno abolito completamente la cultura e l’umanità e a cui rimangono solo gli involucri vuoti di una religione completamente svuotata di significato).

In un mondo complesso che comunica sempre più con i 140 caratteri di Twitter e con i post di Facebook, quando invece servirebbe sempre di più il ruolo di una informazione attenta e precisa, mi trovo schiacciato.

Mi trovo schiacciato tra i post al vetriolo di politici ignoranti e furbi che additano interi gruppi di persone come causa dei mali e dell’insicurezza generale (ci ricorda nulla?) e mi trovo schiacciato anche a scrivere questo mio pensiero, come se stessi tradendo le aspettative di quelli per i quali Mohamed, ragazzo meticcio, nato e cresciuto in Italia, dovrebbe dichiararsi un “musulmano moderato” che vive in pace con tutti e che condanna senza mezzi termini le bestie che stanno scatenando il panico ovunque. Mi sento come se, in qualche modo, corroborassi la tesi dei razzisti e degli islamofobi dichiarando il mio ateismo.

Il mondo invece è molto più complesso e sfaccettato di così. Da una parte e dall’altra stiamo schiacciando e semplificando parti della natura dell’uomo che per definizione sono sfaccettate e complesse, da qui il mio invito a non arrenderci con faciloneria alle semplificazioni, agli schemi e ai preconcetti. Per questo ripeto chiaro e forte che mi chiamo Mohamed, sono ateo ed esisto.

 

Mohamed A.
©2016 Il Grande Colibrì

One Comment

  • Remo ha detto:

    Caro Mohamed, ammesso che tu esista e non sia solo un’entità retorica uscita da qualche spirito radical-chic, tanto per far vedere che non tutti i musulmani sono brutti e terroristi, il problema sono per cui tutti i considerano di default mussulmano è perché appunto tutti i giovani di origine di tale religione si dichiarano fieramente musulmani, ma non solo se li vai anche ad interrogare sul terrorismo islamico troppo volte saltano fuori scusanti o risposte ipocrite dette con un tono di circostanza che si capisce lontano un miglio che tale condanna non corrisponde affatto al loro reale giudizio sul terrorismo di matrice islamista.
    Quindi se i musulmani vogliono una volta tanto fa qualcosa di utile a loro stesso invece di incolpare anche una volta tutto il mondo che li discrimina dovrebbero farsi una bella autocritica interna al mondo musulmano. Cosa che troppe poche volte si sente, anche da parte di ragazzi sedicenti atei.

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