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Le ultime notizie (e anche le penultime) dall’Africa non sono state granché buone per l’universo LGBT (Il grande colibrì) e nel mezzo delle annunciate riforme per rendere ai gay la vita più difficile, quando non per togliergliela del tutto, si annuncia per fine mese una visita nel continente di Barack Obama.

Fresco dall’aver proclamato giugno il mese dell’orgoglio lesbico, gay, bisex e transgender (The White House), il presidente americano  visiterà capi di stato che descrivono l’omosessualità come una tradizione estranea al proprio paese ed importata dai corrotti costumi occidentali e altri che ne identificano una radice demoniaca, da estirpare senza pietà con la soppressione di chi la diffonde e il divieto di parlarne, omologato al farne propaganda.

E’ vero che uno dei tre paesi che Obama visiterà è il Sudafrica , unico del continente a riconoscere parità di diritti agli omosessuali (anche se si registrano frequenti violenze antiegualitarie), ma gli altri due sono Senegal  e Tanzania , dove invece la persecuzione è all’ordine del giorno. La Casa Bianca non ha fatto alcun annuncio riguardo eventuali dichiarazioni del presidente, ma è chiaro che qualunque cenno ai diritti negati alle persone LGBTQ* verrebbe letto come un’importante presa di posizione da una parte e potrebbe dall’altra causare parecchi problemi non solo ad Obama ma addirittura alle relazioni tra gli USA e i due stati (Associated Press).

Del resto che di parole (e azioni) contro le discriminazioni degli omosessuali in Africa ci sia un gran bisogno lo dimostrano le cronache di questi giorni. La Nigeria  si appresta a ratificare la nuova legge contro le persone LGBT, malgrado l’appello di Amnesty International al presidente Goodluck Jonhatan a non promulgarla (AllAfrica). In Malawi  uno studente è stato arrestato dalla polizia per un’aggressione sessuale e l’accusa che dovrà fronteggiare è quella di sodomia (Nyasa Times).

Mentre in Uganda , come ha rivelato il commediografo e attore Stephen Fry, il ministro per l’etica (ed ex prete cattolico) Simon Lokodo ha definito “sbagliato” ogni rapporto omosessuale mentre ha difeso la violenza sessuale sulle donne, considerata da lui “naturale” così come quella sui bambini, purché siano di sesso femminile (Bilerico Project).  E sempre in Uganda un uomo eterosessuale, Magembe Norman è stato preso di mira e ha ricevuto minacce di morte per aver denunciato i promotori della legge che prevede la pena di morte per i gay alla Corte penale internazionale (Gay Star News).

Del resto per Obama le grane sul mese dell’orgoglio LGBTQ* sono cominciate prima ancora che il suo viaggio in Africa venisse pubblicizzato. Non tanto per la mail (Twitter), che forse voleva essere ironica, di Chris Kluwe, il giocatore di football che ha sposato la causa LGBT, in cui si annunciava la defezione alla cerimonia indetta alla Casa Bianca, quanto per una piccola brutta figura che l’amministrazione ha fatto in questa circostanza con il Pentagono che riconosce il transgenderismo dei civili,  ma non dei membri in servizio (BuzzFeed). Intanto la NASA ha diffuso il video “It get’s better” realizzato da vari esponenti LGBTQ* che lavorano nell’agenzia spaziale (YouTube).

Benissimo non è andata neanche a Michelle Obama, contestata da una militante favorevole all’uguaglianza dei diritti per tutti mentre partecipava ad una riunione per la raccolta fondi del Partito democratico (The Huffington Post). Ma le contestazioni che suo marito rischia di dover fronteggiare in Senegal e Tanzania sono certamente più preoccupanti e sicuramente già pronte a nascere ancor prima che il presidente americano metta piede in Africa.

 

Pier
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