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Mentre prosegue la raccolta fondi lanciata da Ponte Arcobaleno, il coordinamento di gruppi e di singoli attivisti che sta portando avanti iniziative a sostegno delle persone LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali) in Tunisia, con l’obiettivo di fornire assistenza legale e sostenere le persone ancora in carcere nel paese nordafricano [clicca qui per fare una donazione e metti “mi piace” su facebook.com], la situazione appare in rapida – e a volte contraddittoria – evoluzione. Mentre l’ex mufti della repubblica Hamda Saied dichiara che l’omosessualità non è conforme all’islam e alla natura e che chi difende questo genere di pratiche alimenta l’estremismo di alcuni [shemsfm.net], qualche commerciante e qualche tassista ha esposto su porte e finestrini cartelli in cui afferma di non avere intenzione di “servire clienti omosessuali“.

Mentre qualcuno fa notare che non è legittimo non servire un cliente e l’associazione Shams (Sole) propone un boicottaggio dei negozi che hanno esposto questi avvisi, la cosa che viene spontaneo chiedersi è come facciano questi bottegai, albergatori e autisti a riconoscere gli avventori LGBTQI e come possano fugare i dubbi in proposito [kapitalis.com].

OMOSESSUALI IN TV, INSULTI SUI SOCIAL

L’omofobia molto diffusa nel paese è però ulteriormente dimostrata dai commenti perlopiù di stampo omofobico che hanno inondato stampa e social network dopo la partecipazione del vice-presidente di Shams Ahmed Ben Amor a una trasmissione del canale TV Al Hiwar Ettounsi (Il dialogo tunisino), dove ha replicato alle dichiarazioni di disprezzo nei confronti degli omosessuali pronunciate dall’attore Ahmed Landolsi in una precedente puntata dello stesso talk show [conormichaelblog.wordpress.com]. Il fatto che si sia arrivati a parlare di omosessualità in televisione ha creato molto controversie.

Tuttavia l’Haute Autorité Indépendante pour la Communication Audiovisuelle (Alta autorità indipendente per la comunicazione audiovisiva; HAICA) ha chiarito che tutti i temi possono essere trattati, purché in un modo appropriato. Nel caso specifico l’HAICA ha fatto particolare riferimento alla necessità di garantire la privacy e il rispetto della dignità umana. Zichem Snoussi, membro dell’autorità, è andato oltre, parlando dell’omosessualità come di una libertà individuale e stigmatizzando coloro che cercano di causare il panico che provoca poi reazioni di odio e violenza [tunisienumerique.com].

OMOSESSUALITÀ’: IL TABU’ E’ ROTTO

Intanto il dibattito pubblico si fa sempre più vivace e ingarbugliato: mentre si moltiplicano le voci per cancellare l’omofobia di stato, sancita dalla criminalizzazione dei rapporti omosessuali nell’articolo 230 del codice penale, magari proprio in concomitanza con la giornata mondiale contro l’omofobia del 17 maggio prossimo [huffpostmaghreb.com], qualcuno lancia l’idea di un Pride [webdo.tn] che non piace nemmeno alle associazioni locali [tuniscope.com].

E Ghazi Mrabet, noto avvocato specializzato in cause per i diritti civili, ha denunciato ieri sera su facebook.com che un preside di liceo avrebbe rifiutato l’iscrizione di un quattordicenne ritenuto troppo effeminato (e quindi omosessuale) dicendo che avrebbe potuto contagiare altri alunni della scuola, costringendo i genitori a cambiare la scuola in cui iscrivere il ragazzo. Secondo l’avvocato, però, il ghiaccio è ormai rotto, il dibattito è aperto e parlare di depenalizzazione dell’omosessualità non è più un tabù.

La strada da percorrere è lunga, ma il nostro movimento, unito, ce la può fare. Per questo dobbiamo dimostrarci solidali e generosi.

 

Michele
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