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A partire dal prossimo anno scolastico, l’educazione sessuale, che includerà i rapporti tra persone dello stesso sesso e l’identità di genere, sarà obbligatoria nelle scuole britanniche. Fino ad oggi, i genitori avevano la possibilità di far saltare queste lezioni ai propri figli, mentre con le nuove linee guida del ministero questo potrà accadere soltanto per i minori di 16 anni. L’educazione sessuale, per il ministro dell’istruzione Damian Hinds, “deve essere inserita in un insieme di valori e di rispetto per gli altri, già da giovanissimi”.

Le lezioni si focalizzeranno anche su temi come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni combinati, gli abusi che avvengono all’interno delle famiglie e verrà data una maggiore educazione su come comportarsi online e sui rischi della condivisione delle foto private.

Per Shaun Dellenty, giornalista, educatore ed attivista per i diritti LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), questo cambiamento potrebbe salvare diverse vite e portare a una migliore informazione e a un maggior rispetto sul tema delle famiglie omogenitoriali.

Rischio suicidio

Una mancata educazione alla diversità, infatti, potrebbe essere la causa dei dati che sono stati pubblicati dal Journal of Adolescent Health: secondo uno studio, si dichiarava appartenente alla comunità LGBTQIA il 24% delle persone tra i 12 e i 14 anni che si sono suicidate tra il 2013 ed il 2015 negli USA, mentre nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni questa percentuale è scesa a circa l’8%.

Il suicidio tra gli adolescenti LGBTQIAdice John Ayers, della Università di San Diego, che non è stato coinvolto nello studio – non è causato dall’orientamento di questi ragazzi, ma piuttosto da come il mondo esterno reagisce al loro orientamento. Dobbiamo essere vigili e assicurarci che le persone LGBTQIA a rischio di suicidio abbiano il supporto del quale hanno bisogno”.

Ovviamente l’obbligatorietà dell’educazione sessuale ha attirato le critiche delle associazioni religiose, unendo associazioni di genitori cristiane, ebraiche e islamiche: più di 100mila persone hanno firmato una petizione, secondo la quale sarebbe un “diritto fondamentale” non far svolgere ai propri figli le lezioni di educazione al sesso e all’affettività.

L’allarme polacco

E si schiera nettamente per il no all’educazione sessuale a scuola anche Radio Maryja, che in Polonia rappresenta la parte più conservatrice della comunità cattolica. L’emittente ha intervistato Barbara Nowak, responsabile dell’istruzione nella provincia della Małopolska, a proposito di una proposta fatta dal sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, che, tra le altre cose, vorrebbe istituire una campagna per educare meglio i giovani verso le persone LGBTQIA.

Nowak (senza citare le proprie fonti) ha affermato che prima dell’introduzione dell’educazione sessuale “coloro che si dichiaravano omosessuali dopo il diploma erano l’1,5%. Adesso, dopo molti anni di educazione sessuale, è venuto fuori come questa percentuale sia aumentata in modo significativo, fino al 20%”. Nonostante la percentuale visibilmente esagerata, c’è del vero: con una maggiore educazione in materia, molte persone non si vergognano più di dichiararsi per quello che sono veramente.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Max Pixel (CC0)

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