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Il cadavere di una ragazza transgender è stato ritrovato a Peshawar, grande città del nord del Pakistan, tre giorni dopo la sua morte. La hijra (persona nata in un corpo biologicamente maschile, che si veste da donna, ma che sente di appartenere a un “terzo sesso” distinto) ha subito atroci torture e infine è stata uccisa con un taglio alla gola, per poi essere abbandonata lungo una strada. A riferirlo è stato Sajjad Khan, sovrintendente maggiore di polizia di Peshawar, che ha aggiunto che per il momento non è stato possibile identificare la vittima. Come ricorda Farzana, presidentessa di TransAction, negli ultimi due anni sono state uccise più di 50 persone transgender nel paese asiatico [Dawn].

Come se non bastasse la violenza subita da viva, la ragazza ha dovuto subire anche umiliazioni da morta: come hanno denunciato le attiviste trans di Peshawar, l’obitorio ha rifiutato il cadavere, sostenendo che, essendo in fase di decomposizione, avrebbe sporcato la cella frigorifera. E non basta: anche l’azienda che ha in concessione dal governo i servizi funebri, ha detto di non voler sotterrare la hijra [The Express Tribune].

Vite invisibili, vite invivibili

“Certo, lo stato pachistano permette alle trans di scegliere il terzo genere quando si compilano i moduli per la carta di identità – accusa il giornalista Zahaid Rehman sul Nation – ma poi non le protegge dagli attacchi costanti che fronteggiano ogni giorno. Certo, si pensa che la visita di una persona transgender durante una festa porti buona fortuna, ma questo non impedisce che vengano cacciate di casa da famiglie che si ritengono sfortunate per averle date alla luce. Certo, in teoria in alcune istituzioni pubbliche sono previste delle quote, ma questo non significa che la comunità non sia completamente emarginata e costretta a ballare, fare la carità e a volte ricorrere alla prostituzione per sopravvivere”.

A confermare la forma di questa emarginazione sono alcuni numeri impietosi: nonostante si stimi che le hijra siano centinaia di migliaia in Pakistan, solo poco più di 10mila sono state registrate nell’ultimo censimento, che prevedeva la possibilità di identificare le persone come appartenenti al “terzo sesso”. I numeri scendono ancora di più nei registri elettorali, dove figurano appena 1.456 transgender [The Express Tribune]. Insomma, di fronte alle istituzioni una grande minoranza sembra semplicemente scomparire: nella capitale Islamabad, che ha quasi due milioni di abitanti, appena 3 hijra sono iscritte come elettrici.

La sfida di un documentario

Per rompere il muro di silenzio che avvolge le persone transgender, ma anche e persino di più gay, lesbiche e bisessuali, il regista italo-pachistano Wajahat Abbas Kazmi sta realizzando un documentario con il sostegno della nostra associazione. Per poterlo girare in Pakistan è in corso una campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso: ogni piccolo contributo è un colpo di piccone contro questo muro.

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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