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Da quando ha deciso di aprire le porte della sua chiesa alla comunità LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali), il pastore ruandese Jean de Dieu Uwiragiye, 45 anni, ha perso una considerevole quantità di fedeli. In moltə non hanno capito la sua scelta, giudicata un sacrilegio e un imperdonabile abominio. Gli insulti e le recriminazioni gli si sono abbattuti addosso con violenza. I pastori di altre chiese hanno addirittura affermato che Uwiragiye sarebbe posseduto dal demonio.

Una sequela di ingiurie a cui il sacerdote si è opposto con composta fermezza, sorretto da una fede profonda e dalla convinzione che, nonostante tutto, Dio sia dalla sua parte. “Mi sono convinto che bisogna contrastare le opinioni conservatrici della chiesa e coinvolgere le persone LGBTQIA+, perché sapevo che molte di loro soffrivano e che le chiese le rifiutavanoha spiegato il pastore della Chiesa di Dio in Africa di Kigali.

Una chiesa inclusiva

Accogliere tuttə e non lasciare indietro nessunə. Sono questi i pilastri su cui si fonda la comunità voluta e costruita da Jean de Dieu e da chi ha coraggiosamente scelto di seguire le sue orme. Tra di loro c’è Seleman Nizeyimana, anch’egli pastore della Chiesa di Dio in Africa e omosessuale dichiarato, che ha sottolineato amaramente: “Sono stato maltrattato e osteggiato da altri pastori ruandesi perché avevano paura di quello che rappresentavo. Ma questa è la mia vocazione. Hanno distorto la Bibbia per dare l’impressione che Dio ci detesti. Ma perché mai Dio dovrebbe detestare ciò che ha creato?“. Le sue parole cariche di affetto e totale accettazione, unite a quelle di Uwiragiye, rappresentano per tantə fedeli una vera e propria cura.

Le altre chiese ti giudicano e non offrono a una persona come me la possibilità di servire Dio. Qui ho avuto questa opportunità e ho trovato altre persone che si sentono come me. Questa chiesa mi ha offerto qualcosa che nessuno mi aveva mai offerto: accettazione e comprensione” ha dichiarato felicemente Cadette, una 23enne transgender che ha messo a frutto la sua passione per la musica cantando nel coro parrocchiale.

Storie di speranza

Sono rimasto sorpreso, era molto diverso da come mi avevano trattato gli altri cristiani, nella mia famiglia e tra i miei amici” le ha fatto eco Albert Nabonibo, famoso musicista gospel che, dopo aver fatto coming out nel 2019, ha perso tutto ciò che aveva: lavoro, amici, familiari… nessunə era dispostə a concedergli un po’ di vicinanza e sostegno. Persino i membri della chiesa pentecostale di cui Nabonibo faceva parte gli hanno voltato le spalle, cacciandolo dalla parrocchia e intimandogli di non farvi ritorno prima di essersi “pentito”.

L’incontro con Jean de Dieu e la comunità da lui formata ha rappresentato un punto di svolta inaspettato ed esaltante. “In Ruanda nessuna chiesa autorizza gli omosessuali a sposarsi, ma possiamo immaginare che in futuro anche questo possa cambiare…” ha affermato il 38enne senza nascondere l’emozione. Anche padre Uwiragiye si dimostra ottimista: certo, la strada da fare è ancora lunga, ma il pastore è convinto che qualcosa si stia davvero muovendo. E che la società ruandese stia lentamente diventando più aperta e tollerante.

 

Nicole Zaramella
©2021 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

 

Nicole Zaramella: “Sono un ragazzo nerd, pansessuale, e non binary che per definirsi utilizza i pronomi maschili e femminili in alternanza. Ho origini etiopi per parte di padre e sardo-venete per parte di madre” > leggi tutti i suoi articoli

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