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Per sopravvivere un regime autoritario ha bisogno di un “nemico del popolo” da additare per sviare l’attenzione dai propri fallimenti e dalle proprie malefatte. Questa attività di distrazione di massa non può permettersi un momento di sosta e deve essere alimentata costantemente, con sempre nuovi provvedimenti e nuove azioni. Per questo la Russia di Vladimir Putin, una volta che ha dichiarato guerra alla comunità LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersex e asessuali) con la legge contro la “propaganda gay” del 2013, non si è più potuta fermare e continua a doversi far venir nuove idee per alimentare l’odio di stato.

Scene proibite

L’anno scorso per fermare il festival queer di San Pietroburgo Bok o Bok (Fianco a fianco) le autorità hanno approfittato della pandemia: la Rospotrebnadzor, l’agenzia federale incaricata del rispetto dei diritti dei consumatori e dell’igiene pubblica, ha chiuso il cinema accusando l’organizzazione di non far rispettare le norme anti-COVID, anche se perfino il video usato come prova delle accuse mostrava esattamente il contrario. Quest’anno, dato che l’evento si è spostato tutto sul web, è intervenuto il Roskomnadzor, l’ufficio della censura, bloccando il sito del festival: non potendo contestare violazioni delle leggi, il provvedimento si è basato semplicemente sul fatto che sui social media sono girate alcune lamentele.

Il provvedimento dovrebbe incontrare il favore della popolazione: in un recente sondaggio, l’80% delle persone intervistate ha dichiarato di ritenere inaccettabile che siano mostrate relazioni omosessuali persino nei film e negli spettacoli vietati a minori di 18 anni e il 57% ha chiesto di vietare ogni scena considerata come “devianza sessuale“. Va detto, però, che il sondaggio è stato svolto dal centro studi VTsIOM, controllato dallo stato. Insomma, più che raccontare quello che pensa la popolazione russa probabilmente ci racconta quello che il governo vuole che la popolazione pensi.

russia testa ragazzoLe ultime mosse

E allora questo presunto plebiscito anti-LGBTQIA+ sembra più che altro un artefatto per giustificare le manovre della maggioranza politica, come la proposta di legge per vietare ogni scena di relazioni omosessuali nei film e negli show televisivi. Il progetto è stato presentato da Vitaly Milonov, del partito putiniano Edinaja Rossija (Russia Unita), un politico che ha costruito la propria carriera sull’omobitransfobia: è noto per aver definito l’omosessualità come “lo stadio di sviluppo più basso nel mondo animale” e per aver proposto di sterilizzare gli uomini gay “come i gatti randagi“. Nel frattempo le autorità minacciano di multare o sospendere temporaneamente Netflix, accusandola di fare “propaganda gay” a minori.

Ma la nuova ondata di repressione non colpisce solo cinema e televisioni: il ministero della giustizia ha deciso di classificare come agente straniero la Rossiyskaya LGBT-set (Rete LGBT russa), un’associazione che difende i diritti delle minoranze sessuali dal 2006. Per colpa di questa etichetta, l’organizzazione sarà costretta a rispettare una lunga serie di regole burocratiche finalizzate unicamente a ostacolarne l’azione e il finanziamento. Non a caso il regime sta bollando come “agenti stranieri” molti enti, gruppi e media che non sono in linea con la dottrina dettata dal Cremlino.

Sempre più ridicoli

L’escalation bolle in pentola da tempo. A marzo di quest’anno il deputato Vladimir Krupennikov ha proposto di proibire la propaganda del poliamore e della bisessualità, oltre che dell’aborto. A settembre Andrey Tsyganov, che presiede la commissione che si occupa di protezione dellə bambinə per l’ufficio della censura, ha chiesto di combattere le influenze negative su internet: “L’ideologia LGBT, il femminismo radicale e i movimenti di chi non vuole avere figli dovrebbero essere riconosciuti come ideologie estremiste“.

E infine, più recentemente, è intervenuto Vladimir Putin in persona, con un attacco contro la “cancel culture” e contro i diritti delle persone transgender, che determinerebbero la cancellazione di “cose fondamentali come la madre, il padre, la famiglia e le differenze di genere“. Per il presidente, insegnare nelle scuole che esistono le persone trans costituirebbe addirittura un “crimine contro l’umanità“. Le posizioni diventano sempre più assurde e ridicole, a parole per difendere “i valori spirituali e le tradizioni storiche“, in realtà per gettare scompiglio nell’opinione pubblica. Ma fino a quanto potrà durare questo spettacolo paradossale e penoso?

 

Pier Cesare Notaro 
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Anna Shvets (licenza Pexels) / Il Grande Colibrì

 

Pier Cesare Notaro: “Antifascista, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA e delle persone migranti, dottore di ricerca in scienze politiche, mi sono interessato da subito ai temi dell’intersezionalità” > leggi tutti i suoi articoli

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