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Immagina per un attimo di essere ancora adolescente. Vai a scuola, studi e usi i social per rimanere in contatto con i tuoi amici e magari per esprimere te stess@. Bene, ora immagina che i docenti della tua classe, le persone che più di chiunque dovrebbero avere a cuore il tuo benessere e la tua serenità, ricevano istruzioni precise su come tenere costantemente monitorate le tue attività online.

Il fine ultimo di questa indebita intrusione nel tuo privato è quello di verificare la presenza di simboli e contenuti riconducibili alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali). L’eventuale presenza di questo genere di materiale sui tuoi social network sarà considerata una grave violazione della legge del 2013, che vieta e punisce con durezza la “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali”. E tu, che di quei contenuti sei dirett@ responsabile, sarai denunciat@ alle autorità. Allucinante e spaventoso, non trovi? Sembra quasi di trovarsi all’interno di un romanzo o di un film ambientati in un futuro distante e distopico. Sembra tutto troppo strano e impossibile per poter essere vero, e invece…

cellulare schermo app instagramRealtà distopica

E invece la realtà supera di gran lunga l’immaginazione. Proprio così. Per quanto possa sembrarti incredibile, in questa storia non c‘è proprio nulla di inventato: quello di cui ti parlo è accaduto giusto poche settimane fa in alcune scuole di Nevskij, un distretto della città russa di San Pietroburgo. Lo ha denunciato Rossiyskaya LGBT-set (Rete LGBT russa), un’associazione in difesa dei diritti della comunità LGBTQIA, che ora guarda con estrema preoccupazione al futuro e alla sicurezza di tant@ giovanissim@ che, a causa di queste procedure di controllo, rischiano seriamente di finire in un mare di guai.

Secondo gli ideatori di questo inquietante progetto, il fine ultimo dell’iniziativa sarebbe quello di salvaguardare l’integrità morale di bambin@ e ragazz@. Nessuna forma di censura, nessuna intenzione di arrecare danni o di incutere timore: il violento attacco alla privacy a cui sono sottoposti tant@ giovani sarebbe solo e soltanto un modo per impedire che i loro poveri e sprovveduti cervellini cadano in tentazione. Poco importa se per riuscirci si violerà il loro diritto alla riservatezza. Come si dice in questi casi, il fine giustifica i mezzi.

Nessun@, dai piani alti, sembra aver prestato attenzione alle parole di Svetlana Zakharova, la portavoce di Rossiyskaya LGBT-set (Rete LGBT russa), che ha definito inaccettabile equiparare la ricondivisione di una bandiera arcobaleno a un reato punibile per legge. Le sue affermazioni si sono perse nel vento. Lo stesso che per la comunità LGBTQIA russa soffia freddo e in direzione contraria.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da iXimus (CC0) / da pxfuel (CC0)

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