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Come si può praticare una religione che si è sviluppata secoli fa nel mondo di oggi? È possibile basare la propria pratica religiosa su testi codificati molti secoli fa? Se consideriamo la religione come un sistema di regole quali, ad esempio, il divieto di avere rapporti sessuali prima del matrimonio, l’obbligo per le donne di sposare solo uomini di fede islamica, l’omosessualità come peccato, l’obbligo di indossare il velo, eccetera, allora bisogna tener conto, a mio avviso, che tale sistema di regole si è sviluppato in un determinato contesto storico e sociale, molto complicato da analizzare e interpretare con gli occhi di oggi.

Come negare che, alla luce delle categorie e dei valori sociali odierni, alcune delle regole dell’Islam, come degli altri monoteismi, non fanno altro che rafforzare un sistema patriarcale, a preservare in qualche modo l’autorità del padre o del capo di una tribù, che deve essere maschio e assicurarsi una discendenza maschile? Alcuni sostengono che le fonti siano state manipolate e interpretate erroneamente per sostenere una mentalità patriarcale e di conseguenza omofobica. Leggiamo cosa ha da dire in proposito la professoressa Serena Tolino, docente di Studi islamici presso l’Università di Amburgo ed esperta di diritto islamico.

Io non credo che le fonti siano state manipolate. Io credo piuttosto che le fonti dicano cose diverse a persone diverse e che, nel momento in cui si entra in questioni di fede, diventa difficile razionalizzare. Questo è particolarmente evidente se pensiamo a quanto possa essere cambiata la società tra l’epoca in cui il Corano è stato rivelato e la Sunna è stata canonizzata e oggi. È innegabile che i giuristi musulmani di epoca medievale scrivessero in una società patriarcale e androcentrica, ma questo non significa che abbiano “manipolato” le fonti. Semplicemente non potevano pensare al di fuori di certe strutture di pensiero che erano egemoniche e che consideravano l’uomo adulto e musulmano come individuo perfetto e completo, oltre che unico soggetto portatore della totalità dei diritti.

È ovvio quindi che queste interpretazioni sono frutto di una società patriarcale. Ma le fonti stesse non sono state rivelate in un’epoca e in una società patriarcale? Il problema di alcuni degli studi a cui ci riferiamo è che spesso le autrici e gli autori sono disposti a storicizzare le interpretazioni, ma non le fonti, e questo fa sì che finiscano per avere un approccio più apologetico che storico. Con questo non voglio negare che sia possibile coniugare Islam e omosessualità, o Islam e uguaglianza di genere. Ma ritengo che in questo caso si debba essere pronti non soltanto a storicizzare le interpretazioni delle fonti, ma anche le fonti stesse, che non sono state di certo rivelate in un periodo particolarmente gender o queer-friendly.

introduzione di Rosanna Maryam
testo di Serena Tolino
©2018 Il Grande Colibrì

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